Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Martedì 09 Settembre 2008
 
   
  IL PREZIOSO CALICE GOTICO DI MASSIMILIANO I IN MOSTRA AL MUSEO DIOCESANO DI TRENTO

 
   
   Trento, 9 settembre  2008 - Per la prima volta, dopo secoli, la comunità di Ricaldo di Pinè ha generosamente acconsentito alla pubblica esposizione del prezioso e raro calice gotico di Massimiliano. Il I2 agosto la simbolica consegna: il calice proveniente dalla chiesa dei santi Angeli Custodi di Ricaldo – e prima ancora donato alla chiesa di S. Pietro di Trento dallo stesso imperatore – è stato collocato all’interno della mostra “Rinascimento e passione per l´antico. Andrea Riccio e il suo tempo” allestita fino al 5 novembre presso il Museo Diocesano di piazza Duomo. All’importante e simbolico momento erano presenti l’assessore provinciale alla cultura, Margherita Cogo; il direttore del Museo Diocesano, Domenica Primerano; lo storico dell’arte monsignor Iginio Rogger; la dirigente della Soprintendenza per i Beni Storico-artistici della Provincia autonoma di Trento, Laura Dal Prà e, in rappresentanza della comunità di Ricaldo di Pinè, Danilo Ioriatti e Carlo Giovannini. “Per la prima volta questo prezioso e storico manufatto – ha detto l’assessore Cogo – sarà visibile al pubblico e di questo va detto grazie alla comunità di Ricaldo”. Non ha nascosto la sua emozione monsignor Rogger: “E’ la prima volta che vedo questo calice ed è bello che venga a rendere ancora più importante questa mostra che mi convince sempre più”. Al termine della mostra il calice tornerà alla comunità di Ricaldo, che ne è custode ormai da quasi tre secoli. Il calice viene utilizzato per celebrare la messa una sola volta all’anno, in occasione della sagra dei Santi Angeli custodi, la prima domenica di settembre. Il calice è in argento sbalzato, fuso, dorato, inciso, smalto a bassorilievo e misura cm 16,5 x 15,5 x 10,8. E’ databile 1482 – 1486. Ha un’ampia base a sei lobi, liscia. Su un settore del piede è inserita la lastrina smaltata con lo stemma di Massimiliano I d’Asburgo unito alle armi di Maria di Borgogna, la corona di arciduca e il collare dell’ordine del Toson d’Oro. Sotto la base sono posti i punzoni, il leone di Bramante e la testa crociata di San Michele, patrono di Bruxelles, che garantiscono il luogo di produzione del calice. La datazione del calice è suggerita dallo stemma, che contiene l’insegna della contea delle Fiandre, passata agli Asburgo dopo la morte di Maria di Borgogna, nel dicembre del 1482, e il 1486 quando Massimiliano fu incoronato Re dei Romani, prerogativa che non compare nell’arma. Numerosi sono gli studiosi che hanno analizzato il calice, ma tre in particolare hanno fornito informazioni essenziali per il suo studio. Giuseppe Gerola per primo ebbe nel 1908 il merito di far conoscere il calice, definendo nei dettagli tutte le caratteristiche peculiari, il donatore, la data di esecuzione; non potè tuttavia identificare i punzoni per mancanza di letteratura specifica che sarebbe stata pubblicata solo in un secondo tempo. Frans van Molle nel 1971 identifica la città di Bruxelles come luogo di manifattura del calice e presenta altri due oggetti accomunati dalla stessa origine. Gabriele Bernardi (2005) infine ritiene che il calice sia giunto a Ricaldo come dono dei nobili Schreck che agli esordi del Xviii secolo costruirono la chiesa degli Angeli Custodi e lo donarono definitivamente per mano di Ambrogio Schrexk nel corso dell’Ottocento. La presenza del calice a Ricaldo, tuttavia, nonostante questa ipotesi non è stata ancora chiarita e sembra ancora valida l’ipotesi formulata da Gerola e ripresa da Ausserer secondo la quale i nobili Schreck del rione di San Pietro in Trento nascosero nella loro cappella gentilizia il calice agli esordi dell’Ottocento per difenderlo dalle razzie delle truppe napoleoniche. Lo stile del calice è la sua estrema semplicità formale, priva di decorazioni che avrebbero posto in secondo piano l’arma del donatore, realizzato però con notevole equilibrio compositivo. Massimiliano I profuse grande impegno in opere che avevano come fine quello di tramandare alle generazioni future la memoria di sé come personalità pubblica ma in particolare il suo ruolo come ultimo rappresentante dell’età cavalleresca, come testimoniano i racconti autobiografici, la cospicua serie di suoi ritratti o il sontuoso monumento funebre di Innsbruck. Molto probabilmente non fu portato personalmente a Trento dall’allora arciduca Massimiliano d’Austria – poi proclamato imperatore proprio a Trento – ma fu fatto pervenire per la mediazione del vescovo Hinderbach. La chiara dedicazione al Simonino lo rende particolarmente interessante perché lo promuove da semplice suppellettile sacra a testimonianza storica di una vicenda importante e ricca di risvolti. . .  
   
 

<<BACK