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Notiziario Marketpress di Lunedì 08 Settembre 2008
 
   
  IL CAMMEO GONZAGA ARTI PREZIOSE ALLA CORTE DI MANTOVA MANTOVA, FRUTTIERE DI PALAZZO TE 12 OTTOBRE 2008 - 11 GENNAIO 2009

 
   
  Milano, 8 settembre 2008 - La mostra dell’autunno di Palazzo Te, Il Cammeo Gonzaga. Arti preziose alla corte di Mantova, è un affascinante viaggio a ritroso nel tempo, alla corte dei Gonzaga a partire dal Quattrocento, quando i duchi mantovani cominciano la creazione della straordinaria collezione che diventerà celebre in tutto il mondo e sarà poi purtroppo smembrata con la vendita della maggior parte delle opere a Carlo I Stuart nel 1627-28. Oltre alle magnifiche opere di pittura che ornano Palazzo Ducale, i Gonzaga ricercano oggetti antichi e preziosi e la storia della famiglia diviene nel Quattrocento di importanza fondamentale per il collezionismo dei materiali glittici. Dal cardinale Francesco, instancabile raccoglitore di antichità, che acquista parte del tesoro di papa Paolo Ii Barbo, passando per Isabella d’Este, raffinatissima e colta mecenate, che dichiara di avere un “insaciabile desiderio di cose antique”, fautrice di un considerevole incremento della collezione mantovana e creatrice del celebre studiolo nel Castello di San Giorgio, sino a Vincenzo I Gonzaga, che tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, incrementa ulteriormente la leggendaria collezione, i Gonzaga riescono a portare nella reggia ducale mantovana quanto di meglio viene prodotto all’epoca in materia di oreficeria, pietra dura, vetro, argento, naturalia e mirabilia. Tra le moltissime splendide gemme antiche e moderne acquistate, ci sono anche alcuni preziosi cammei, piccoli gioielli di eccellente perizia tecnica realizzati attraverso l’incisione di una pietra stratificata o di una conchiglia, dove vengono effigiati personaggi storici. Tra questi, spicca per l’eccezionale qualità artistica lo splendido Cammeo Gonzaga, di grandi dimensioni e con doppio ritratto di una coppia imperiale, attualmente conservato presso il museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, appartenente ad Isabella d’Este, come testimonia l’inventario redatto dal notaio Stivini tra il 1540 e il 1542. Questo tesoro d’arte ritorna a Mantova dopo quasi quattrocento anni e rappresenta il fulcro attorno al quale è nata la mostra di Palazzo Te. L’avvincente storia del cammeo e dei suoi innumerevoli passaggi di collezione in collezione, illustrati nel percorso da dipinti e sculture, si snoda nel confronto con altre raccolte italiane ed europee in un percorso di oltre centoventi opere di grande bellezza e qualità formale. Posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, con il patrocinio della Regione Lombardia Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, promossa dal Comune di Mantova, dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, dal Museo Civico di Palazzo Te, dal Museo Statale dell’Ermitage, dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Firenze - Museo degli Argenti e delle Porcellane e dal Museo Diocesano “Francesco Gonzaga”, l’esposizione è a cura di Ornella Casazza, Direttore del Museo degli Argenti e delle Porcellane di Firenze, con la collaborazione di Sergej Androsov e Elena Arsentyeva del Museo Statale dell’Ermitage, Silvia Ciappi, Riccardo Gennaioli, Mauro Lucco, Francesco Morena, Elisabetta Nardinocchi. La mostra si apre con il magnifico quadro di Raffaello che ritrae Elisabetta Gonzaga all’inizio del Cinquecento: sulla fronte la duchessa porta un pendente a forma di scorpione e un simile gioiello in vetro proveniente dal Kunsthistorisches Museum di Vienna è posto accanto al dipinto, in un puntuale confronto tra iconografia e moda dell’epoca. Si passa quindi alla prima sezione, Il gusto collezionistico dei cammei, dedicata a Paolo Ii Barbo, il più importante collezionista di cammei del Quattrocento: un suo ritratto campeggia accanto ai molti cammei in corniola, oro, argento, onice della sua magnifica raccolta, la prima collezione cui hanno attinto tutti gli altri collezionisti di glittica italiani ed europei. Segue la sezione Arti preziose alla corte di Mantova da Isabella d’Este a Vincenzo I Gonzaga. Sono esposti gli oggetti raccolti da Isabella d’Este, rappresentata in un disegno e in una medaglia. Oltre ai bellissimi cammei di proprietà della marchesa, provenienti da Berlino, San Pietroburgo, Firenze, a una insegna raffigurante un “occhio magico” in onice e oro da Amburgo, insieme a preziosi piatti in maiolica, a coppe e vasi e ad una alzata in vetro con lo stemma dei Gonzaga, sono esposte qui varie lettere che testimoniano il clima culturale dell’epoca e i fecondi scambi di notizie tra la corte mantovana e i loro inviati, alla ricerca frenetica dei più begli oggetti su piazza. Isabella, con il consorte Francesco Ii Gonzaga, a partire dal 1490, dà infatti un notevole impulso alla collezione. Mantova in quegli anni, grazie all’arrivo di Giulio Romano alla corte gonzaghesca, diviene una “nuova Roma” come dichiara Vasari nel corso di una sua visita in città. Il collezionismo di antichità e di opere moderne diventa sinonimo di potere all’interno delle vari dinastie nobili e delle corti italiane. Gli Este, i Medici, gli Sforza e appunto i Gonzaga fanno a gara nello strapparsi i pezzi più pregevoli, mandando inviati in spedizioni anche all’estero, scambiandosi notizie e quotazioni. Gli stessi artisti procurano oggetti alle varie corti. Quando muore Lorenzo il Magnifico tutte le corti dell’Italia settentrionale cercano di procurarsi almeno un vaso della sua leggendaria collezione, che viene smembrata: Isabella chiede persino un parere a Leonardo da Vinci, che le consiglia un prezioso vaso in cristallo: parte una serrata trattativa economica per averlo - di cui si ha testimonianza dalle numerose lettere tra Isabella e Francesco Malatesta, agente dei Gonzaga a Firenze. Alla fine Isabella rinuncia per il prezzo esorbitante, ma la vicenda illumina i rapporti tra le due casate; due dei vasi della collezione di Lorenzo il Magnifico sono esposti in mostra. Il potere delle corti e la loro espansione si misurano anche attraverso la proprietà degli oggetti artistici più preziosi. Il collezionismo è però anche un concetto culturale, è sinonimo di gusto e levatura intellettuale. Isabella ha una profonda cultura classica, desidera oggetti di arte antica e moderna comprendendone l’importanza e la bellezza, e diviene in breve un modello da imitare e seguire. Da Isabella a Giulio Romano, architetto e pittore di corte, al quale Federico Ii Gonzaga affida la progettazione e decorazione di Palazzo Te. In questa sezione altri preziosi cammei, incisioni, placchette, argenti, testimoniano il gusto classico del grande artista che incarna il concetto rinascimentale del gentiluomo di corte, collezionando egli stesso e proponendo ai suoi committenti pezzi di sapore classico, ispirati ai miti della Grecia e Roma antiche. Vincenzo I Gonzaga. Ritratto in una medaglia proveniente dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, il duca è l’ultimo rappresentante della dinastia mantovana che possiede il Cammeo Gonzaga. In questa sezione dedicata alla sua raccolta di preziosi, è esposto il magnifico cammeo del 1587 con i Ritratti di Tolomeo Ii Philadelphus e di Arsinoé Ii proveniente dal Kunsthistorisches Museum di Vienna. L’appartenenza di questo pezzo e del Cammeo Gonzaga dell’Ermitage alla collezione gonzaghesca è da lungo tempo oggetto di dibattito: oggi il Comitato Scientifico della mostra assegna entrambi i cammei alla raccolta mantovana. Inoltre, tre splendidi monili in oro, argento, perle e diamanti a forma di lucertola, farfalla e ragno dal Museo degli Argenti di Firenze. Ma soprattutto l’Inventario dei gioielli di Vincenzo Gonzaga, illustrato con bellissimi disegni da Giorgio Ghisi e datato 1577, che permette di avere un quadro completo di quanto raccolto dal duca in materia di preziosi, e tipologie di vasi come La fiasca con medaglione di Limoges dal Louvre. La sezione prosegue con la parte dedicata al Collezionismo esotico, dove trovano collocazione opere molto diverse tra loro, provenienti da varie raccolte italiane ed europee, molto vicine per tipologia a quella dei Gonzaga. L’individuazione di questi pezzi è il risultato di approfonditi studi sugli inventari dei beni e sulle corrispondenze tra le corti. Per esempio accanto ad un Tavolo con fiori, frutta e pappagallo in pietra di paragone dal Museo degli Argenti di Firenze, viene esposto un disegno a olio su cartone di Jacopo Ligozzi, proveniente dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, realizzato come modello per simili suppellettili. In questa sezione troviamo inoltre una nutrita serie di oggetti esotici di provenienza orientale. L’italia, e soprattutto Venezia, è nel Cinquecento il punto di raccordo tra le corti europee e l’Islam. Anche i Gonzaga cercano di acquisire gli oggetti più ambiti dei paesi orientali e sono molto interessati a intrattenere rapporti politici con queste aree. Scorrono così magnifici vetri soffiati veneziani, fiasche in vetro con pietre preziose dalla bottega milanese dei Saracchi, vasi dalle forme più strane, boccali, due turcassi - le tipiche faretre turche - in pelle, velluto e ricami, candelieri, piatti e tazze, stoffe, maioliche, tappeti, coralli. Dall’africa oggetti in avorio e corni commissionati dai portoghesi per il mercato europeo, tra cui un enorme corno in avorio donato dal Re del Congo a Papa Leone X nel 1514, poi confluito nella collezione medicea. E curiosità come un uovo di struzzo con montatura in rame, custodito tra gli oggetti più preziosi. Dall’india una brocca con vassoio di eccezionale bellezza, proveniente da Dresda, con montatura tedesca e base in madreperla indiana. Dalla Cina porcellane raffinatissime bianche e blu che in Europa non esistevano ancora. Un vero cabinet de merveilles che testimonia la sfaccettatura e il gusto del collezionismo cinquecentesco. Si arriva così alla parte dedicata a Rubens e al suo interesse per i cammei, che apre la terza sezione Il Cammeo e la sua fortuna. Oltre al Ritratto di Rubens col figlio Alberto dall’Ermitage, in mostra due importanti olii su tela: Coppia imperiale (Agrippina e Germanico) dalla National Galley di Washington e Coppia imperiale dall’Ackland Art Museum di Chapell Hill (North Carolina), dove il grande maestro fiammingo lascia una testimonianza dell’interesse per la tipica ritrattistica dei cammei che fortemente lo suggestiona. E infine il protagonista della mostra: il celebre e straordinario Cammeo Gonzaga - eccezionalmente prestato dal Museo Statale dell’Ermitage di San Pietroburgo dove arriva nell’Ottocento entrando nella collezione dello zar Alessandro I di Russia - esposto accanto a cammei che ne sono la derivazione e a incisioni che lo raffigurano. La storia del Cammeo Gonzaga è avventurosa come un romanzo: da Vincenzo I il prezioso oggetto passa nelle mani di Rodolfo Ii di Praga, dal saccheggio di Praga a Cristina di Svezia, poi è in Italia nella collezione di Decio Azzolino a Roma, passa a Livio Odescalchi, a papa Pio Vi, esce dall’Italia per approdare in Francia nella collezione di Napoleone e Giuseppina e infine arriva in Russia dallo zar Alessandro I. In questa ultima sezione, Il viaggio del cammeo in Europa fino all’Ermitage, i numerosi passaggi collezionistici sono testimoniati da dipinti, sculture e incisioni che ritraggono i personaggi che si sono pregiati di annoverare il prezioso pezzo nella propria collezione. Chiude la mostra una sezione ospitata al Museo Diocesano di Mantova, dedicata alle arti preziose sacre. Da segnalare il Piviale del Parato di San Giorgio, rintracciato in Sardegna, prezioso paramento sacro di grandi dimensioni, con tramatura in oro e lo stemma Gonzaga in evidenza. Moltissimi oggetti di straordinaria bellezza dunque, per un viaggio nel collezionismo italiano ed europeo e soprattutto alla corte dei Gonzaga, signori colti e illuminati che hanno dato vita ad una raccolta unica al mondo, celeberrima all’epoca e che ancora fa parlare di sé e merita di essere ammirata e compresa. .  
   
 

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