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Notiziario Marketpress di Martedì 09 Settembre 2008
 
   
  RENDERE IL REGIME DI SANZIONI UE PIÙ EFFICACE E COERENTE

 
   
   Bruxelles, 9 settembre 2008 - Il Parlamento chiede un regime sanzionatorio Ue più coerente ed efficace che, prevalendo sugli interessi commerciali, colpisca comportamenti contrari alla sicurezza e ai diritti umani e che causano danni volontari e irreversibili all´ambiente. Occorre poi inserire una clausola sui diritti umani in tutti gli accordi Ue e privilegiare sanzioni mirate, corredate di misure a sostegno della società civile. La redazione di liste nere antiterrorismo deve garantire il rispetto dei diritti fondamentali. Approvando, il 4 settembre , con 546 voti favorevoli, 36 contrari e 40 astensioni la relazione di Hélène Flautre (Verdi/ale, Fr), il Parlamento osserva anzitutto che la disparità delle basi giuridiche per l´attuazione della politica di sanzioni della Ue ne ostacola la trasparenza e la coerenza e, di conseguenza, la sua credibilità. Deplora inoltre che a tutt´oggi non sia stato condotto alcun esercizio di valutazione, né studio di impatto della politica Ue in materia di sanzioni e che sia pertanto molto difficile misurarne gli effetti e l´efficacia sul campo. Il Parlamento ricorda poi che, pur non esistendo una definizione ufficiale di sanzione, nel quadro della Politica estera di sicurezza comune, le sanzioni e le misure restrittive sono considerate «misure che interrompono o riducono, parzialmente o totalmente le relazioni diplomatiche o economiche con uno o più paesi terzi, volte a modificare talune attività o politiche, quali le violazioni del diritto internazionale o dei diritti dell´uomo». Per i deputati, il ricorso alle sanzioni deve essere previsto in caso di comportamenti da parte delle autorità, di entità non statali o di persone fisiche e giuridiche «che pregiudicano gravemente la sicurezza e i diritti delle persone, o in caso di assodata interruzione o stallo di tutte le relazioni contrattuali e/o diplomatiche per cause imputabili a terzi». Sottolineano poi che le violazioni dei diritti dell´uomo dovrebbero costituire una base sufficiente per l´applicazione di sanzioni, poiché rappresentano anch´esse una minaccia alla sicurezza e alla stabilità. Chiedono inoltre al Consiglio e alla Commissione di includere anche «qualsiasi danno volontario e irreversibile all´ambiente» tra le ragioni che possono dar luogo all´adozione di sanzioni, ritenendo che ciò si configuri come una minaccia per la sicurezza e una violazione grave dei diritti dell´uomo. Il Parlamento, d´altra parte, si rammarica del fatto che l´Ue abbia spesso applicato la sua politica sanzionatoria in modo incoerente, «riservando un trattamento differenziato a paesi terzi che in realtà hanno una situazione simile in materia di diritti umani e di democrazia, e si sia quindi esposta alla critica di adottare "due pesi e due misure"». A tale riguardo sottolinea che l´applicazione e la valutazione delle sanzioni da parte dell´Ue per violazioni di diritti dell´uomo debba in linea di principio «prevalere su eventuali pregiudizi derivanti dalla loro applicazione agli interessi commerciali dell´Unione europea e dei suoi cittadini». In proposito, si rammarica della riluttanza di alcuni Stati membri ad opporsi a importanti partner come la Russia. D´altra parte, il Parlamento si compiace dell´inserimento sistematico delle clausole relative ai diritti dell´uomo e insiste sull´inclusione di uno specifico meccanismo di esecuzione in tutti i nuovi accordi bilaterali (anche settoriali) firmati con i paesi terzi. Tuttavia, esorta Commissione e Stati membri a non proporre accordi commerciali di libero scambio e/o accordi di associazione - anche se provvisti di clausole sui diritti dell´uomo - ai governi dei paesi in cui vengono commesse massicce violazioni. Considera, peraltro, che una persistente violazione dei diritti dell´uomo che non dia luogo ad alcuna misura appropriata né restrittiva pregiudichi gravemente la strategia dell´Unione in materia di diritti umani, la sua politica di sanzioni e la sua credibilità. I deputati ritengono poi che il mantenimento o meno delle sanzioni debba dipendere dal raggiungimento dei loro obiettivi, la cui natura può essere comunque rafforzata o modificata sulla base di una valutazione fondata su chiari parametri di riferimento. Inoltre, a loro parere, l´efficacia delle sanzioni deve essere analizzata sia in termini di efficacia intrinseca delle misure, ossia la loro capacità di esercitare un impatto sulle attività delle persone coinvolte, sia di efficacia politica, ovvero la capacità di indurre l´abbandono o di modificare le attività o le politiche che ne hanno motivato l´adozione. Il Parlamento, peraltro, si esprime contro l´applicazione di sanzioni generalizzate ed indiscriminate che comportano l´isolamento totale della popolazione. Insiste, dunque, affinché qualsiasi sanzione adottata contro le autorità statali sia sistematicamente accompagnata da un sostegno alla società civile del paese coinvolto. I deputati sottolineano infatti la necessità di corredare le sanzioni economiche mirate di opportune misure nei confronti degli operatori dell´Ue che collaborano con le persone implicate. Tali sanzioni, peraltro, dovrebbero essere applicate da tutte le persone fisiche e giuridiche che svolgono un´attività commerciale nell´Ue, inclusi i cittadini di paesi terzi. Invitano poi a limitare l´applicazione delle "deroghe straordinarie" al congelamento dei beni. Consiglio e Commissione, inoltre, dovrebbero vagliare le possibilità e i modi di utilizzo in modo costruttivo dei redditi congelati delle autorità sanzionate, per esempio assegnando le risorse alle vittime di violazioni dei diritti umani utilizzandole a favore dello sviluppo. Gli Stati membri, d´altro canto, dovrebbero adottare un approccio concertato all´applicazione delle restrizioni di viaggio e delle relative clausole di esonero. Inoltre, i deputati sono del parere che l´azione coordinata della comunità internazionale abbia un impatto più forte «delle azioni disparate e squilibrate degli Stati o delle entità regionali» e apprezzano quindi che la politica sanzionatoria della Ue continui a basarsi sul principio della preferenza del regime delle Nazioni Unite. Sottolineano inoltre la necessità di una analisi approfondita di ciascuna situazione specifica prima dell´adozione di sanzioni, al fine di valutare il potenziale impatto delle diverse sanzioni e di individuare le più efficaci alla luce di tutti gli altri fattori pertinenti e di esperienze comparabili. Chiedono poi agli Stati membri che siedono nel Consiglio di Sicurezza dell´Onu di cercare sistematicamente di internazionalizzare le sanzioni emanate dall´Unione europea e di coinvolgere il Parlamento in tutte le fasi del processo sanzionatorio. Nel quadro della lotta al terrorismo, il Parlamento sottolinea che le procedure di redazione delle liste nere, a livello sia di Unione europea che di Nazioni Unite, «sono lacunose sotto il profilo della sicurezza del diritto e dei ricorsi giudiziari». Invita quindi il Consiglio e la Commissione a riesaminare l´attuale procedura di inserimento o eliminazione dalle liste nere, al fine di rispettare i diritti umani procedurali e sostanziali di persone e entità incluse negli elenchi. In particolare, per quanto riguarda il diritto a un ricorso efficace dinanzi a un organo indipendente e a un giusto processo, incluso il diritto di essere informato sulle accuse mosse e le decisioni prese, così come quello a ottenere un indennizzo per qualsiasi violazione dei diritti umani/il diritto alla vita. Chiede inoltre agli Stati membri di promuovere una siffatta revisione nell´ambito dei meccanismi delle Nazioni Unite al fine di garantire il rispetto dei diritti fondamentali in sede di applicazione di sanzioni mirate. Rammaricandosi infine che nessuno degli organi giudiziari possa valutare l´opportunità delle liste nere, poiché le prove a supporto di tali elenchi si basano innanzitutto su informazioni in possesso dei servizi segreti, il Parlamento ritiene che «la fondamentale discrezione non debba trasformarsi in impunità nel caso del non rispetto delle leggi internazionali» e chiede agli Stati membri della Ue di assicurare un efficace controllo parlamentare sul lavoro dei servizi segreti. Ribadisce ciononostante che il sistema delle liste antiterrorismo, sempre che rispetti l´ultima giurisprudenza della Corte di giustizia, «è uno strumento pertinente della politica dell´Unione europea in materia di lotta al terrorismo». .  
   
 

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