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Notiziario Marketpress di
Giovedì 11 Settembre 2008 |
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SCOPERTA AL SAN RAFFAELE UNA PROTEINA CHE CONTROLLA I TUMORI E FA “INGRASSARE”
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Milano, 11 settembre 2008 - Uno studio condotto sui topi rivela una nuova e importante funzione di una proteina alla base dei meccanismi della vita: regolare la crescita dei tumori. Una curiosità: contemporaneamente riduce anche la produzione di grasso corporeo Milano, 10 settembre 2008 – Uno studio condotto presso l’Istituto Scientifico San Raffaele di Milano, pubblicato on line oggi su Nature, una delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, rivela una fondamentale funzione di una delle proteine alla base dei meccanismi della vita: eIf6, questo il nome della molecola, regola infatti la crescita dei tumori, costituiti da cellule impazzite che si riproducono in modo più rapido delle cellule sane. Da qui una delle possibili e più importanti ricadute mediche della scoperta: questa proteina potrebbe essere alla base di nuove strategie terapeutiche anti-cancro. Riducendo la produzione di eIf6, infatti, si potrebbe rallentare la crescita dei tumori. Non solo, i ricercatori hanno identificato una caratteristica molto peculiare della proteina. Eif6 fa “ingrassare”: a una sua ridotta produzione da parte dell’organismo, infatti, corrisponde una riduzione cospicua e specifica della formazione di grasso nel corpo. Il lavoro è stato realizzato dall’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele e dall’Università Vita-salute San Raffaele in collaborazione con l’Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro e la Northwestern University di Chicago negli Stati Uniti. Primo autore della ricerca è Valentina Gandin, ricercatore del laboratorio di Istologia molecolare e crescita cellulare all’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano, e ne è stato coordinatore il professor Stefano Biffo, responsabile dello stesso laboratorio del San Raffaele e docente all’Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro presso il Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Vita (Disav). La sintesi proteica ed eIf6 Per crescere, e quindi per vivere, tutti gli organismi devono sintetizzare proteine. Il principio è valido anche a livello delle cellule, dove la sintesi di queste molecole è richiesta nel processo di crescita e precede la divisione cellulare, cioè il momento della loro riproduzione. Questo meccanismo è regolato da segnali esterni (fattori di crescita) e si realizza grazie a mediatori interni, cioè strutture cellulari che hanno il compito di attivarlo e regolarlo. La proteina eIf6 è uno di questi mediatori ed è presente, quasi inalterata, da tre miliardi di anni in tutti gli esseri viventi (dagli archibatteri, antichissimi batteri, all’uomo). Senza la proteina eIf6 gli organismi viventi non sono in grado di sopravvivere poiché questa molecola è indispensabile alla loro crescita. Lo studio La ricerca è stata realizzata osservando modelli animali che producono in modo naturale metà della quantità di eIf6 normalmente sintetizzata dalle cellule. Questi organismi sono perfettamente funzionanti: godono di buona salute e possono riprodursi. Ad un’analisi più approfondita, tuttavia, i ricercatori hanno individuato in loro anomalie curiose: una riduzione della formazione di grasso e una riduzione delle dimensioni del fegato, caratteristiche che non potevano essere attribuite alla presenza di una malattia. I ricercatori, quindi, analizzando i meccanismi che regolano la produzione del grasso e la crescita del fegato hanno verificato che tutte le cellule con la metà dei livelli normali di questa proteina hanno un funzionamento regolare ma che, se stimolate dall’esterno a crescere e riprodursi, non reagiscono in maniera efficace. Che cosa succedeva? Il ribosoma 60, una delle due macchine che insieme al ribosoma 40 ha il compito all’interno della cellula di “costruire” le proteine, non si attivava e quindi non svolgeva la sua funzione. E’ possibile presumere, quindi, che a una totale assenza di eIf6 corrisponda il completo “blocco” della produzione di proteine e la conseguente morte della cellula. Sottolinea Stefano Biffo, responsabile laboratorio di Istologia molecolare e crescita cellulare all’Istituto Scientifico San Raffaele e docente all’Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro: «Le implicazioni di questa scoperta sono diverse. In questo studio abbiamo dimostrato che le cellule che hanno metà dei livelli di eIf6 sono meno soggette alla trasformazione in cellule tumorali. Questo perché in questo particolare processo di trasformazione la proteina svolge nei mammiferi un ruolo di “fattore limitante”. Per questa ragione, anche se saranno necessari ancora anni, la prospettiva è verificare se questa funzione può essere controllata con i farmaci e diventare una possibile cura contro i tumori». . |
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