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Notiziario Marketpress di Mercoledì 17 Maggio 2006
 
   
  EX-IMPORT MARMI E PIETRE NEL 2005 RESTA NEGATIVO IL SALDO MA EMERGONO SEGNALI DI RIPRESA DA SFRUTTARE AL MEGLIO

 
   
  Carrara, 16 maggio 2006 – La bilancia commerciale del settore lapideo si conferma in calo (leggero), ma nello scacchiere mondiale emergono segnali di ripresa che le imprese italiane possono ben sfruttare. E’ quanto rileva l’Internazionale Marmi e Macchine (Imm) nell’atteso rilevamento annuale diffuso oggi, come di consueto alla vigilia di Carraramarmotec, la fiera mondiale del marmo in programma dal 31 maggio al 3 giugno. Rispetto al 2004, nel 2005 l’Italia ha esportato oltre 4,7 milioni di tonnellate (+1,1) di marmi, graniti e pietre per 1,77 miliardi di euro (-0,5%), e ne ha importate 3 milioni (+1,3%) pari a 552 milioni di euro (+ 4,08%). Il trend dell’export nazionale (vedi tavola allegata) è tuttavia molto diversificato, con 3,1 milioni di tonnellate per le sole voci più importanti: marmi + 6,7%, graniti, sia in blocchi che in lastre, +1,1%. A questo aumento delle quantità corrisponde però un ribasso del valore (1,69 miliardi di euro per l’export delle voci di maggior pregio): -2,8% per il marmo, -14,2% per i graniti. Un calo solo parzialmente equilibrato dal granito lavorato (+3,3 %). “Sono risultati inferiori alle aspettative”, commentano Giancarlo Tonini e Paris Mazzanti, presidente e direttore di Imm, “La contrazione riguarda tutte le voci, né è compensata dai nuovi mercati dell’est Europa e del nord Africa. Malgrado ciò, si vedono interessanti segnali di ripresa: il consumo dei lapidei si sta infatti espandendo in tutto il mondo, un’opportunità da sfruttare, visto che le nostre chance competitive restano forti in molte aree importanti”. Quanto all’industria di produzione delle macchine per lavorare la pietra, la leadership italiana è solida, ma aumenta la concorrenza nelle fasce meno qualificate del mercato, un trend che in futuro potrebbe incidere sul volume delle esportazioni italiane anche se non sui valori. Il trend dei singoli mercati sarà illustrato nel corso di Carraramarmotec con la presentazione di Stone Sector 2006, il nuovo annuario statistico dell’interscambio mondiale. Nord Africa e Medio Oriente si confermano intanto come aree in espansione significativa capaci di assorbire sia marmo che granito lavorato. Il Nord Africa acquista in particolare blocchi e lastre di marmo. “Molto”, aggiungono Tonini e Mazzanti, “dipenderà dall’euro: se conserverà gli attuali livelli sul dollaro aiuterà l’intera economia europea. ” Quanto al comprensorio apuo-versiliese (che resta un’area di riferimento fondamentale), sembra aver superato la crisi, anche se restano lontane le performance degli anni 80 e le stesse quote del 2000. Il secondo semestre del 2005 ha restituito alle aziende un po’ di fiducia e il portafoglio ordini si sta “allungando” nell’area tosco-ligure più che nel resto d’Italia. La partita dell’export si gioca tutta tra Nord Africa, Usa e Medio Oriente con dati incoraggianti anche per l’Estremo Oriente, dove cala il tonnellaggio esportato (-11,7%), ma aumenta il valore (+2,7%). Gli Usa assorbono il 44% della produzione del distretto, seguiti dal 15% dell’Unione Europea (17% nel 2004) e dal 14% del Medio Oriente (12% nel 2004). Una sostanziale stabilità di quadro, che lascia ben sperare nonostante la turbolenza e l’aggressività dei concorrenti, sembra proprio vedere una ripresa generale delle economie dei paesi versi i quali l’Italia esporta. Per il distretto ligure-toscano il mercato interno resta molto importante per il ruolo che il marmo bianco riveste, anche se il 2005 ha conosciuto un leggero calo di quantità estratte. Il dato fondamentale che resta costante è l’alta qualità della produzione apuana, con l’attività di cava che si affianca in maniera importante alla trasformazione, completando il quadro di un distretto polivalente ancora saldamente proiettato sui mercati interni ed esterni. Sono comunque in atto importanti trasformazioni nell’ambito del comprensorio, al termine delle quali alcune componenti saranno fortemente influenzate dalla “globalizzazione”; nonostante questo esso rimane un luogo di alta eccellenza, di produzione e trasformazione e, soprattutto, un luogo di anticipazione delle tendenze che poi si riflettono su tutto il resto del territorio nazionale. Alcune considerazioni generali sull’andamento dell’export nazionale del 2005 si impongono per rilevare che l’anno è stato inferiore alle aspettative generate dal primo trimestre. L’andamento dell’euro, che si è progressivamente riposizionato rispetto al dollaro, ha facilitato il mantenimento della presenza e delle quote in alcuni Paesi importanti, ma questo non è stato sufficiente, almeno per mercati come quello nordamericano, a far recuperare quanto perso in precedenza rispetto a competitori che anche in futuro potranno avvalersi di vantaggi ormai incomprimibili. Produttori come il Brasile, per il granito, e la Turchia per il marmo, sono diventati per alcune voci migliori partners di noi per gli Stati Uniti, anche se la somma delle nostre presenze rimane la più elevata. Nell’ambito di un trend internazionale che vede l’ampliamento costante dell’impiego della pietra naturale molte aziende italiane hanno ormai scelto, per entrare meglio nel mercato nord americano, di partecipare allo sviluppo delle industrie nazionali competitrici, ricorrendo a forme varie di presenza all’estero, per sfruttare i vantaggi competitivi come la vicinanza al mercato di destinazione, i minori costi di produzione e di gestione complessiva delle forniture. Resta, per l’industria nazionale, la fascia della grande specializzazione e che è destinata a tutti i mercati ed in particolare al mercato interno ed a quello europeo vicino ed esigente. In uno scenario incerto emergono segnali di ripresa per l’export italiano per aree come il Medio Oriente cresciuto nel 2005 in quantità e valori per l’alta qualità delle commesse, ma preoccupa il calo dell’Unione Europea nel suo insieme (è il mercato prioritario per il settore) con una contrazione che interessa tutte le voci di esportazione, ma soprattutto i lavorati. Non bastano gli aumenti del mercato europeo extra Ue, a compensare questi cali, e nemmeno le crescite costanti del Nord Africa interessato anche alla tecnologia e alle attrezzature mentre il saldo complessivo dell’export per il 2005 rispetto al 2004 resta negativo, anche se di poco. E così restano le incertezze pur in un trend che induce ancora a ben sperare per il futuro. .  
   
 

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