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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 17 Settembre 2008 |
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UN MILIONE DI EURO PER L’INNOVAZIONE DELLE IMPRESE 100 MILA LE IMPRESE INNOVATRICI IN LOMBARDIA MA MANCANO SOLDI E ESPERTI PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE A OTTOBRE 2008
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Milano, 16 settembre 2008. Arriva un milione di euro per le imprese che hanno bisogno di servizi di alta qualità a supporto dell’innovazione. Li mette a disposizione la Camera di commercio di Milano attraverso Innovhub, la sua azienda speciale per l’innovazione. Cinque società specializzate nel fornire soluzioni concrete ai problemi di business della piccola o media impresa, aiutano chi desidera innovare, crescere o valorizzare le proprie conoscenze, attraverso sei nuovi servizi di affiancamento e assistenza personalizzata all’impresa. Nei settori: ricerca, design, innovazione, brevetti, miglioramento dei processi. Presentazione delle domande entro ottobre 2008. Innovazione: alcuni dati. Orientamento all’innovazione in Lombardia: il 4% delle imprese lombarde è innovatrice, più di una su quattro è un’aspirante innovatrice e sette su dieci sono inerti, cioè non pongono l’innovazione al centro della loro strategia limitandosi a reagire ai cambiamenti del contesto in cui operano. Si tratta tra innovatrici e aspiranti dei settori innovativi considerati nella ricerca di circa 100 mila imprese. E se le imprese che già innovano ritengono che avrebbero potuto fare di più (55%), oltre la metà delle aspiranti e il 79% delle inerti pensa che non avrebbe potuto agire diversamente. I motivi della rinuncia alle innovazioni? Per tutte le imprese soprattutto la mancanza di risorse finanziarie, poi la mancanza di risorse umane adeguate e di un vantaggio competitivo rilevante e quindi il timore dei rischi connessi. Le innovatrici sono più diffuse tra le imprese attive da almeno quarant’anni, di grandi dimensioni, che lavorano con l’estero e nei settori dell’Ict, del design e delle biotecnologie agroalimentari. Le imprese inerti si trovano soprattutto tra le imprese di servizi, molte nell’editoria, il settore meccanico, le costruzioni e la moda. Questi alcuni dei dati sull’orientamento all’innovazione delle imprese lombarde che emergono da una stima della Camera di commercio di Milano e dal rapporto “Studio della domanda e dei bisogni dei servizi a supporto dell’innovazione” della Camera di commercio di Milano realizzato con la collaborazione del Politecnico di Milano – Dipartimento di ingegneria gestionale nel 2007. “In un’area avanzata come quella di Milano e della Lombardia – ha dichiarato Alessandro Spada, presidente di Innovhub, azienda speciale della Camera di commercio di Milano per l’innovazione – l’attenzione delle istituzioni deve essere sempre più rivolta alle esigenze del territorio per cogliere e promuove la spinta all’innovazione delle imprese, soprattutto delle piccole e medie. Servono iniziative per favorire la nascita delle idee innovative, per ampliare l’apertura verso nuove tecnologie, per investire nella ricerca e nello sviluppo, iniziative che siano condivise dal mondo istituzionale, associativo ed imprenditoriale. E in questa direzione va questo contributo che offre opportunità di crescita per le imprese sul territorio”. Il progetto Search&develop. Per promuovere la progettazione e lo sviluppo di servizi a supporto dell’innovazione, Innovhub – azienda speciale della Camera di commercio di Milano per l’innovazione – ha ricercato fornitori, esperti, società di servizi competenti che possono apportare un valore aggiunto alle imprese in termini di aumento della loro competitività. Possono risolvere più o meno specifiche esigenze delle imprese con soluzioni concrete, misurabili e quindi controllabili per diverse aree di intervento, quali la valorizzazione della ricerca, l’innovazione di prodotto e processo, l’innovazione organizzativa e per i settori tradizionali. I nuovi servizi a supporto dell’innovazione. Designer in azienda per tre settimane (Bridge Design - per 10 aziende), soluzioni per l’“open innovation” (Open Innovation – per 10 aziende), partecipazione a workshop per individuare le idee più promettenti e stilare un business plan (Valorizzazione della Ricerca – per 15 aziende), valutazione, posizionamento competitivo, analisi obsolescenza e tasso di sopravvivenza delle tecnologie brevettate (Merchant Banking tecnologico – per 10 aziende), supporto nella generazione delle idee, nell’identificazione degli ambiti di sviluppo a maggiore potenziale, nonché delle tecnologie e delle partnership (Innovazione di Prodotto e di Processo – per 12 aziende), valutazione dei processi interni e dei loro prodotti, analisi delle opportunità di incentivi e contributi pubblici (Innovare – per 20 aziende). Chi può partecipare. Una settantina i soggetti beneficiari che dovranno avere i seguenti requisiti: essere Micro, Piccole e Medie Imprese; avere sede operativa in provincia di Milano; essere iscritti alla Camera di commercio di Milano o di Monza e Brianza; essere in regola con il pagamento dei diritti camerali. Il costo medio di ciascun servizio. Il 65% circa del costo viene abbattuto da Innovhub – azienda speciale della Camera di commercio di Milano – mentre la restante parte dovrà essere coperta dalle imprese beneficiarie del servizio. Il costo del servizio a carico dell’impresa pertanto varia da un minimo di 3. 200 euro a un massimo di 7. 000 euro. Per informazioni e partecipazione: Innovhub Tel. 02 8515 4188 – 4195; email: guizzetti. Innovhub@mi. Camcom. It – cornale. Innovhub@mi. Camcom. It – sito internet www. Innovhub-sd. Com . I servizi Bridge Design 10 aziende del settore arredo e complementi d’arredo possono avvalersi: - Di una analisi del loro posizionamento all’interno del contesto settoriale e delle tendenze più significative. - Del lavoro di più designer per tre settimane (compresa una presenza in azienda di carattere conoscitivo), che si conclude con la consegna di una serie di progetti dotati di fattibilità per la realizzazione di uno o più prototipi. Shaker è la società che fornisce il servizio, specializzata in servizi di branding, retailing, design management e comunicazione. Open innovation A 10 Pmi del settore dei servizi, della meccanica e dell’automazione viene proposto un insieme organico di soluzioni per la promozione dell’approccio “open innovation”: analisi della cultura organizzativa, sessioni creative, e modello personalizzato di open innovation. La società fornitrice è Campus specializzata nello sviluppo di azioni nell’ambito dell’innovazione, creatività e cultura organizzativa. Valorizzazione della ricerca 15 Pmi possono: - Partecipare a workshop per apprendere le tecniche di valorizzazione della ricerca. - Usufruire di un audit dettagliato volto all’analisi degli intangible assets che permetterà di individuare le idee più promettenti e dei percorsi necessari al loro sfruttamento industriale. - Disporre al termine del servizio di un business plan. D’appolonia, fornitore del servizio, è in grado di fornire un supporto all’industria per favorirne l’innovazione di prodotto e di processo, sulla base di una provata esperienza nel campo delle tecnologie industriali, della ricerca applicata e dell’analisi delle evoluzioni di mercato. Merchant Banking Tecnologico Servizio di valutazione, mappatura e posizionamento competitivo delle tecnologie brevettate da 10 Pmi, finalizzato allo sviluppo e ad operazioni quali la ricerca di partner/investitori/finanziatori, l’M&a tecnologico, la cessione o il licensing, il tech transfer o l’inserimento in portafogli brevettuali propri o altrui. Mrgoodidea è partner per l’Italia di Ocean Tomo, leader internazionale del Merchant Banking di Tecnologie e Proprietà Intellettuali. Innovazione di prodotto e processo A 12 Pmi è offerto supporto nelle diverse fasi del processo di innovazione: generazione delle idee, identificazione dei possibili ambiti di sviluppo a maggiore potenziale, nonché delle tecnologie e delle partnership più opportune per implementare gli obiettivi identificati, analisi dell’attività brevettuale e della letteratura scientifica finalizzata alla definizione dello scenario tecnologico. Fornitore del servizio è D’appolonia. D’appolonia, fornitore del servizio, è in grado di fornire un supporto all’industria per favorirne l’innovazione di prodotto e di processo, sulla base di una provata esperienza nel campo delle tecnologie industriali, della ricerca applicata e dell’analisi delle evoluzioni di mercato. Innovare 20 Pmi del settore manifatturiero possono: beneficiare di una valutazione dei loro processi interni, degli asset tecnologici e produttivi, del mercato di riferimento e dei loro prodotti, oltre che di un’analisi delle opportunità di incentivi fiscali e contributi pubblici per implementare il processo di innovazione. Ciaotech, società parte del gruppo olandese Pno, è specializzata nel favorire i processi di innovazione tecnologica e l´ottenimento di finanziamenti e contributi pubblici. Sintesi Della Ricerca - 1. 000 imprese esaminate per la ricerca: per il 22% settore costruzioni, 21,6% fabbricazione macchine utensili e apparecchi meccanici, 9,9% editoria, 0,5% zootecnia, 4,3% biotech non alimentari, 0,8% raccolta, distribuzione e depurazione acqua. Quasi la metà (47%) dichiara un fatturato fino a 2 milioni di euro, il 40% da 2 a 10 milioni di euro, il 9% da 10 a 50 milioni di euro e il 4% superiore ai 50 milioni di euro. Solo il 45% ha un fatturato di provenienza estera che per il 9% del campione è superiore alla metà del proprio fatturato. Il 92% ha meno di 50 addetti, il 61% meno di 15 addetti. Oltre la metà delle imprese (64%) realizza prodotti, il resto servizi. L’87% delle imprese lavora su commessa, il 13% ha invece un proprio catalogo. Oltre un’impresa su 5 (21%) ha più di 40 anni di vita (nata prima del 1965), circa un terzo (29%) è nata nel decennio 1975-1984, il 12% è nato nell’ultimo decennio (dopo il 1995). Il fatturato, rispetto all’anno precedente, è stabile per il 62% delle imprese mentre è aumentato per oltre una impresa su 5 (22%) soprattutto la quota prodotta in Italia. Solo un’impresa su dieci infatti (10%) vede aumentare il fatturato da estero. Orientamento all’innovazione delle imprese: le imprese innovatrici sono il 31% (tra innovatrici pure 4% e aspiranti innovatrici 27%) mente il 69% è costituito da inerti (spente il 2%, persistenti il 67%). Profilo dell’impresa innovatrice: fa dell’innovazione un fattore strategico per vincere nella competizione e la vive come elemento quotidiano a tutti i livelli, è un’impresa leader che realizza innovazioni di frontiera. Riguarda il 4% delle imprese, diffuse soprattutto tra le imprese di una certa età (l’8,3% di quelle nate prima del 1965), con più di 50 addetti (14,3% della categoria) e considerevoli fatturati (10,3% delle imprese con più di 50 milioni di euro di fatturato e 8% delle imprese con fatturato compreso tra 10 e 50 milioni di euro). I settori di maggiore concentrazione: l’Ict con oltre una impresa del settore su cinque (20,6%), il design (8,3%) e le biotecnologie agro-alimentari (8,2%). È un’impresa che offre prodotti (5,8% rispetto al 0,8% delle imprese di servizi) ed in un caso su dieci ricava dall’estero oltre il 50% del proprio fatturato (il 12,4% di quelle che ricavano dall’estero tra il 21% e il 50% del proprio fatturato). Fatturato che aumenta per il 45% delle imprese innovatrici, anche se una su cinque dichiara una diminuzione, e che ha risultati positivi anche all’estero (aumenta per il 40%, stabile per il 50%). Oltre la metà (51,4%) delle imprese innovatrici re-investe in innovazione fino al 5% del fatturato, quasi una su dodici (11,4%) oltre il 10%, e ciò nonostante ritengono (55%) l’innovazione attuata non sufficiente a causa soprattutto della mancanza di risorse finanziarie (59,1%) e di risorse umane adeguate (27,3%). Solo meno di una impresa innovatrice su venti (4,5%) ritiene di aver rallentato la propria capacità innovativa per paura dei rischi. E’ una impresa che brevetta (47,4%), ha regolari rapporti con università e centri di ricerca (42,5%) ed offre stage agli universitari (30%), vanta in organico dei laureati (65,8%) ed ha addetti impegnati in attività di ricerca (81,6%) e in uffici tecnici e di sviluppo (84,6%). Nel 62,5% dei casi ha chiesto finanziamenti pubblici per innovare, si informa partecipando a convegni sulle nuove tecnologie (62,5%) e programma piani per le innovazioni future (45%) ma usa ancora poco i software specializzati per la gestione dei progetti (30%) e solo in un caso su dieci stabilisce incentivi per il personale associati all’innovazione. Utilizzano servizi di supporto per le richieste di finanziamenti pubblici per l’innovazione (57%), rivolgendosi ad enti istituzionali nel 30% dei casi. Tra le istituzioni privilegiano le associazioni territoriali/di categoria (58%) e le Camere di commercio (50%) mentre per la progettazione innovativa e studi di fattibilità gli interlocutori privilegiati sono le università ed i centri di ricerca. Profilo dell’impresa aspirante innovatrice: distinta tra aspiranti innovatrici, che coscienti del valore dell’innovazione dichiarano di voler innovare anche se non sono state ancora in grado di introdurre innovazioni rilevanti neppure su scala nazionale, e aspiranti ad alto potenziale, imprese che sebbene non abbiano saputo introdurre innovazioni rilevanti per il mercato globale hanno saputo innovare a livello nazionale su più di una dimensione. Profilo che riguarda il 27% delle imprese, con ad alto potenziale il 7%. E’ aspirante innovatrice soprattutto l’impresa che offre prodotti (31% contro il 18,4% delle imprese che offrono servizi di servizi). Sono il 43,8% delle imprese biotecnologiche alimentari ed il 37,5% del design anche se le aspiranti innovatrici a più alto potenziale si occupano di biotecnologie non alimentari (16. 3%) e nuovi materiali (12,3% del settore). Si tratta di imprese non recentissime (il 29,7% di quelle nate prima del 1965 ed il 34,9% di quelle nate tra 1965 e 1974), forti nella classe di addetti tra 16 e 50 (33,4% del totale), con fatturato medio alto (38,7% delle imprese con fatturato compreso tra 10 e 50 milioni di euro e 35,9% superiore a 50 milioni) ma stabile (55,5%) prodotto in misura ridotta all’estero (fino al 10% per il 36,4% delle imprese, dall’11% al 20% per il 29%). Sono abbastanza soddisfatte delle proprie azioni innovative (il 55% ritiene che non avrebbe potuto innovare di più) e quando hanno dovuto rinunciare lo hanno fatto principalmente per mancanza di risorse finanziarie (56,8% che diventa 71,4% per le aspiranti innovatrici ad alto potenziale). Investono poco in innovazione, il 42,2% addirittura nulla, e solo poco più di una su quattro investe fino al 5% del proprio fatturato. Una impresa su sei (16,4%) possiede brevetti e solo poco più di una su venti (6,5%) cura contatti regolari con centri di ricerca e università. L’80% delle aspiranti innovatrici ha un ufficio tecnico o di sviluppo e il 42% degli addetti impegnati in attività di ricerca. Il 49% ha dei laureati in organico che però provengono poco dalle lauree tecnico-scientifiche (solo il 6,5% ha assunto neolaureati in discipline tecnico-scientifiche negli ultimi due anni) e solo il 13,6% attiva stage con le università. Cercano però di organizzarsi: il 63% ha formalizzato un piano per introdurre innovazioni future e il 57% ha predisposto addirittura dei piani di finanziamento ad hoc e per raggiungere queste innovazioni prevedono incentivi (15,6%) e corsi di formazione sul project management (17,1%) per il personale. Meno della metà (47%) partecipa a convegni sui trend teconologici e solo il 18,6% ha chiesto negli ultimi due anni finanziamenti pubblici per l’innovazione, rivolgendosi soprattutto ad associazioni di categoria o territoriali (77%) e camere di commercio (23% delle aspiranti, 45% delle aspiranti ad alto potenziale) per il supporto nella richiesta. Buono anche il ricorso alle Camere di commercio per la progettazione innovativa e/o studi di fattibilità (38%). Profilo dell’impresa inerte: non pone l’innovazione al centro della sua strategia e tende ad adottare un atteggiamento reattivo o passivo ai cambiamenti del contesto. Riguarda due terzi delle imprese (69%), soprattutto nell’editoria (78,8% del settore), fabbricazione macchine e apparecchi meccanici (77,3%), costruzioni (75%) e moda (70,2%). I settori meno inerti: Ict (47,1%) e biotecnologie agroalimentari (48%). Sono più diffuse nelle classi di fatturato inferiore (il 75% di quelle con fatturato inferiore ai 2 milioni di euro, anche se risultano inerti anche la metà (53,8%) delle imprese con fatturato superiore ai 50 milioni di euro), spesso interamente prodotto in Italia (è inerte il 77% delle imprese che non produce all’estero alcuna parte del proprio fatturato), nelle classi di addetti inferiori (75,2% di quelle con meno di 15 addetti) e nei servizi (80,8% del settore contro il 63,2% delle imprese di prodotto). Sono imprese nate nell’ ultimo trentennio (72% di quelle nate dal 1975 ad oggi) e hanno la certezza che non avrebbero potuto innovare di più negli ultimi anni (78,7%). Le ragioni della rinuncia alle innovazioni lo sono soprattutto finanziarie (56%) ma più di una impresa su dieci (11,9%) lo ha fatto perché era troppo rischioso. Oltre la metà (53,1%) non investe in innovazione, solo quasi una su cinque (23,2%) vi investe più del 5% del proprio fatturato, percentuale che resta stabile rispetto all’anno precedente per il l’89,5% delle imprese inerti. Appena una impresa su otto 812,8%) possiede brevetti e meno di una su venti (3,4) cura regolarmente rapporti con università e centri di ricerca. Una su quattro (25,8%) ha addetti impegnati in attività di ricerca, una su tre (36,5%) ha laureati in organico (solo il 2,6% ha però assunti negli ultimi due anni laureati in discipline tecnico scientifiche) ed una su dieci (11,1%) ha attivato negli ultimi due anni stage in collaborazione con le università. Meno del 3% ha piani formalizzati per l’introduzione di future innovazioni e il finanziamento delle stesse, una su otto si premura di realizzare ricerche di mercato prima di innovare. Solo il 2% lega l’innovazione ad incentivi per il personale. Il 28,6% partecipa a convegni sui temi tecnologici ma solo il 22,4% li considera importanti per la propria azienda. Solo l’11,4% è ricorsa negli ultimi due anni al finanziamento pubblico per l’innovazione, e l’11% si è appoggiata ad enti istituzionali per supportare la richiesta di finanziamento. Per tale supporto scelgono soprattutto le associazioni di categoria/territoriali (69%) e le Camere di commercio (35%). . |
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