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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 17 Settembre 2008 |
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SICILIA, FEDERALISMO: LOMBARDO INSEDIA COMMISSIONE TECNICA PER MONITORARE IL PERCORSO LEGISLATIVO DELLA RIFORMA
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Palermo, 17 settembre 2008 - Il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, ha designato, il 15 settembre, i componenti della commissione tecnica che avrà il compito di monitorare il percorso legislativo della riforma federalista. La commissione è composta da un gruppo di giuristi siciliani (i docenti universitari di diritto Giovanni Pitruzzella, Giuseppe Verde, Andrea Parlato, Roberto Pignatone, Salvatore Sammartino e l’avvocato amministrativista Andrea Scuderi) Ed è aperta al mondo politico. Seguirà passo dopo passo il lavoro iniziato a Roma, fino alla pubblicazione dei decreti attuativi della riforma che vedranno la luce nei prossimi due anni. Lo ha comunicato lo stesso Lombardo intervenendo al convegno: “Federalismo fiscale: la proposta della Sicilia”. L’incontro è stato organizzato dalla presidenza della Regione Siciliana in collaborazione con la presidenza dell’Assemblea regionale siciliana. “Si sta partendo con il piede giusto”. È il giudizio che sul progetto di riforma federalista ha espresso il presidente dell’Ars, Francesco Cascio, all’apertura del convegno che si è svolto a palazzo Reale a Palermo. “Nella bozza Calderoli - ha aggiunto - ci sono norme che, per la Sicilia, hanno valenza storica. Penso al riconoscimento alla nostra Regione delle accise sulla raffinazione degli oli minerali. O alla fiscalità di vantaggio. Ovviamente, non mancano i rischi. Ma sono certo che i parlamentari nazionali eletti in Sicilia lavoreranno per scongiurare penalizzazioni per la nostra Regione”. Andrea Scuderi, avvocato amministrativista, ha invitato tutti a valutare con estrema attenzione “i varchi e i rischi che la riforma federalista dello Stato comporta”. Per Scuderi, saranno inevitabili i contenziosi istituzionali e costituzionali che dovranno essere affrontati con “realismo”. L’amministrativista si è soffermato sul “profilo nordista” di questa riforma, con riferimento non tanto all’ultima versione della bozza Calderoli quanto alle pressioni delle forze politiche che stanno dietro a questo progetto. “C’è il pericolo - ha sottolineato Scuderi - che venga leso quanto previsto dall’articolo 53 della nostra Costituzione. Il rischio è che chi oggi ha di più finisca con il contribuire meno alla solidarietà e alla redistribuzione. Per fronteggiare le spinte egoistiche serve una camera di compensazione che potrebbe essere individuata nel Senato delle Regioni”. Scuderi si è soffermato poi sulla fiscalità di vantaggio, ricordando che l’Unione Europea, per concederla, richiede tre condizioni: autonomia istituzionale, procedurale ed economica. A parere del costituzionalista Giovanni Pitruzzella, la riforma federalista dello Stato si annuncia “epocale”. Per Pitruzzella, la tesi secondo la quale la Sicilia, sulla base del proprio Statuto autonomistico, sarebbe autosufficiente è sbagliata. “Alla Sicilia - ha detto - spettano meccanismi perequativi”. E poiché la perequazione verrà calcolata sulla base di costi standard, ha invitato tutti a vigilare affinché i costi standard vengano elaborati sulla base delle “variabili territoriali”. Pitruzzella ha poi sottolineato anche la necessità “di una riforma costituzionale che accompagni il federalismo fiscale”; e si è detto favorevole a un rilancio dell’attività della commissione paritetica Stato-regione. Sulla stessa lunghezze d’onda il preside della facoltà di Giusprudenza di Palermo, Giuseppe Verde, che ha auspicato un “irrobustimento” della commissione paritetica, “una commissione che va fatta funzionare”. Verde ha posto l’accento sulla gestione della riforma federalista dello Stato. Una gestione che “dal Parlamento si è spostata sull’esecutivo”, visto che verrà attuata con i decreti legislativi dei vari ministri. Verde ha lanciato quindi alcuni interrogativi: “Qual è il luogo della concertazione? Dove verranno rappresentate le esigenze della specialità dello Statuto siciliano?”. La “fluidità normativa” è stata sottolineata da Andrea Parlato, docente di Diritto tributario all’Università di Palermo, per il quale il gettito delle accise riconosciuto alla Sicilia “non configge con il federalismo fiscale, una partita che si giocherà sulla fiscalità di vantaggio, da definire, forse più correttamente, fiscalità di sviluppo”. Sul concetto di perequazione “cerniera del sistema federale” si è soffermato Roberto Pignatone, docente di Diritto tributario all’Università di Palermo. Anche per Pignatone bisognerà porre attenzione alle modalità con le quali verranno calcolati o costi standard. “Il rischio - ha aggiunto - è che i costi standard si riducano a poca cosa. Perché i costi standard, spesso, non sono i costi sostenuti da una regione”. I rischi non mancano, insomma. Anche se, secondo Pignatone, ci sono, per la Sicilia, almeno tre opportunità: non rimanere fuori dal processo di trasformazione in chiave federale; chiedere a Roma di farsi carico delle questioni siciliane; stare dentro i meccanismi che si andranno a delineare. Un invito a rivedere la gestione dell’Iva è arrivato da Salvatore Sammartino, docente di Diritto tributario all’università di Palermo, mentre Calogero Mannino, parlamentare nazionale dell’Udc e componente della commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati, ha stigmatizzato la singolarità di una “proposta federalista a prescindere dall’ordinamento costituzionale”. Per Mannino, da parte di una larga parte del Paese, c’è la volontà di “sciogliere i nodi della solidarietà nazionale”. “E non è solo la Lega a spingere in questa direzione - ha aggiunto il parlamentare - ma anche settori della maggioranza di centrodestra”. Secondo Mannino, la bozza Calderoli è “preferibile” al disegno di legge elaborato dal presidente della Regione Lombardia, Formigoni. “L’iniziativa di Formigoni - ha precisato Mannino - si muoveva nel solco dello scioglimento dell’unità della finanza pubblica e della solidarietà. Con la bozza Calderoli va un po’ meglio. Anche se non mancano i rischi, cominciare dal fatto che la legge delega mette tutto nelle mani del governo”. Disponibile a un “confronto a maglie larghe” si è dichiarato Antonello Cracolici, capogruppo del Pd all’Ars. “La riforma federale che si va delineando nel nostro Paese - ha detto Cracolici - sta maturando dentro un solco di insofferenza verso il Sud. Non mancano conflitti e contraddizioni. Tuttavia, sarebbe un errore arroccarsi sulla specialità del nostro Statuto. Rispetto a sessanta anni fa tante cose sono cambiate”. Per Cracolici occorrono correttivi. “Anche con il trasferimento delle accise, conti alla mano - ha aggiunto l’esponente del Pd - la Regione Siciliana presenterebbe un saldo negativo di circa 4 miliardi di euro”. Secondo il capogruppo del Pd all’Ars, è più che mai necessaria una “riscrittura dello Statuto regionale, anche alla luce della bozza approvata dall’Ars nella legislatura 2001-2006”. Per il senatore del Pdl, Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, la Sicilia non deve aver paura del federalismo. “Con la consapevolezza, però - ha detto Vizzini - che il federalismo nasce per mettere insieme diversità e non per omogeneizzare. Perché l’omologazione è l’antitesi del federalismo”. “In questa delicata fase politica - ha aggiunto Vizzini - la Sicilia non deve giocare in difesa. Anche perché se ci limitiamo a difenderci mentre a Roma si disegna l’impalcatura del nuovo Stato federale, rischiamo di finire nell’ammezzato”. Anche da Vizzini è partito un invito, rivolto all’Ars, a riformare lo Statuto. . |
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