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Notiziario Marketpress di Lunedì 22 Settembre 2008
 
   
  IL PIANO STRATEGICO PER L’AREA ADRIATICA PUNTA SULLE RINNOVABILI

 
   
  Bari, 22 settembre 2008 - Silvia Godelli Assessore al Mediterraneo delle Regione Puglia ha iniziato con queste parole l’intervento sulle “strategie energetiche territoriali” tema che ha aperto la seconda sessione del forum “energia rinnovabile: prospettive e nuovi scenari”, presieduto stamane da Antonello Piroso, direttore del Tg La7. Lo sviluppo sociale ed economico – ha proseguito la Godelli – significa tanta energia. Occorre lavorare perché le forme di energia dei Paesi in via di sviluppo siano fonti rinnovabili. Abbiamo costruito un progetto strategico per l’area adriatica. Questo ci permette da subito un’azione diretta e duratura. E’ articolato in una serie di iniziative con un forte impatto sulle strategie di cooperazione che coinvolgono grandi aree, con un’efficacia duratura nel tempo, oltre ad essere progressivamente implementabili quantitativamente e qualitativamente. Questo progetto in area trans adriatica deve anche stabilire dei punti di coerenza con Lisbona e Goteborg, con le politiche europee con le linee del programma Ipa - Adriatico che riguarda i paesi prossimi ad entrare nella Ue. La domanda energetica di questi territori è molto elevata. Il programma Ipa nel cui contesto è annotato questo progetto richiede un forte finanziamento che comprenderà anche risorse provenienti dal Fesr oltre ad investimenti di natura privata. Il piano contiene un Focus in Puglia e Albania ma è esteso a tutte le regioni adriatiche. Gli ambiti del Progetto Strategico sono le fonti rinnovabili per il risparmio energetico, il risparmio e la diversificazione combustibile nel trasporto e l’unità sostenibile. Vogliamo rendere chiaro ed evidente che è indispensabile costruire patti di natura transnazionale e allocare questo progetto nel quadro di una sinergia con l’Ue che tenga conto dell’importanza di integrare le azioni mediterranee con la sponda sud e con quelle sponda orientale dove si trovano i Paesi più prossimi ad entrare nell’Unione”. Successivamente è intervenuto Ernesto Hofmann esperto e saggista: “Secondo le stime del 2004 – ha ricordato Hoffman - , i consumi mondiali di energia sono pari a 15. 000 Mld di watt. Il vero problema, tuttavia, è la distribuzione delle risorse. Ci sono Paesi che ne consumano molto di più degli altri e un esempio su tutti sono gli Usa. A tal proposito vorrei citare l’analisi di Gina Kaiper del Lawrence Livermore Laboratory del 2002, che spiegava come circa tre quarti di energia consumata era prodotta a livello nazionale mentre ne veniva importata, sotto forma di petrolio, quasi un quarto. Oltre l’80% era di origine fossile. A proposito del petrolio occorre essere onesti. Si tratta di una fonte che offre una grande energia e per quello che ci permette di fare, probabilmente costa pochissimo. Ad ogni modo dobbiamo pensare ai nostri posteri dando loro un’alternativa, che a mio avviso non può che essere il sole. Un’enorme quantità di fotoni ci bombarda costantemente e noi dobbiamo sfruttarla. Possiamo migliorare nella tecnologia per utilizzare meglio l’energia che abbiamo e che in gran parte viene dispersa, se solo pensiamo che soltanto il 20% dell’energia prodotta dalla benzina viene utilizzata dalle nostre automobili, mentre il resto viene disperso. Sul nucleare non facciamoci illusioni; si tratta di un’energia rarissima e non può essere la fonte del futuro; occorrerebbe costruire una macchina a fusione che non credo si potrà mai riprodurre. Il futuro ci impone alcune scelte. Il fabbisogno mondiale salirà probabilmente a 20 Mld di watt nel 2030: come li copriremo? Non sicuramente con le fonti fossili, non possiamo permettercelo soprattutto per l’inquinamento. L’unica possibilità è il sole perché ci dà 50. 000 Mld di watt ogni istante. Attualmente è solo un problema di costi ma fotovoltaico e termodinamico sono entrambe fonti valide. Non abbiamo tempo infinito, ma il senso di responsabilità verso le generazioni future deve spingerci a trovare la soluzione”. Pietro Marseglia vice presidente di Ital Green Energy, ha parlato del progetto di interconnessione elettrica tra l’Italia e l’Albania ricordando che “l’interconnessione avverrà attraverso due cavi sottomarini ad alta tensione della capacità di 500 Mw alimentati da energia ricavata da biomassa liquida per 140 Mw e due parchi eolici da 234 Mw, in collaborazione con Terna per un investimento complessivo di 1 Mld di Euro”. A seguire gli interventi sulle "Politiche energetiche", partendo da Zaf Bushati Vice Ministro albanese dell’Integrazione Europea: “Durante l’ultima visita del presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini a Tirana – ha detto Bushati -, il primo ministro Berisha ha parlato del tema dell’eneriga elettrica. Già con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si era parlato delle possibilità di collaborazioni per realizzare un piano energetico in Albania. La crisi del petrolio ci pone il dovere immediato di trovare i mezzi per risparmiare energia e promuovere fonti alternative, considerando l’ambiente dove viviamo. L’interesse mondiale sul rinnovabile sta crescendo. I paesi sviluppati stanno prendendo in grande considerazione tutte le fonti alternative e in Albania l’idroenergia è la più utilizzata. La promozione di queste fonti incoraggerà la produzione locale e ridurrà le importazioni, con un impatto economico positivo sulle emissioni di gas. Siamo un Paese in via di sviluppo e ci occorre molta energia, cercando di mantenere l’equilibrio tra domanda e offerta ma proprio su questo terreno occorre cooperare e scambiare esperienze, come stiamo facendo oggi”. Gilles Pennequin, direttore aggiunto per l´Energia e lo Sviluppo Sostenibile, Missione Unione per il Mediterraneo presso la presidenza della Repubblica Francese, ha citato gli impegni dei Paesi dell’Unione del Mediterraneo: “Lo scorso luglio, l’Unione del Mediterraneo ha organizzato un summit con i 44 capi di Stato che si impegnavano a introdurre progetti concreti per il Mediterraneo. Tra i principali temi in discussione lo sviluppo delle rinnovabili e un grande piano solare mediterraneo. Sono stati presentati cinque progetti di sviluppo sostenibile per affrontare la sfida sull’emergenza climatica. La temperatura mondiale si sta alzando, occorre cambiare modello di consumo energetico, altrimenti ci ritroveremo a fine secolo con 6 gradi in più. A livello del Mediterraneo quando aumenta di un grado è come se i nostri paesi scendessero di 200 km. Nel 2070 Parigi potrebbe avere il clima di Bordeaux, con conseguenze molto gravi per l’economia, pensiamo per esempio alla viticoltura. L’unione del Mediterraneo vuole prevenire tutto ciò adeguando economie e politiche. I fabbisogni idrici soprattutto al sud saranno connessi al riutilizzo delle acque reflue e quelle in profondità o alla dissalazione del mare. Il nucleare potrà forse essere interessante alla fine secolo non oggi. Le fonti rinnovabili possono essere una soluzione anche se il potere energetico del petrolio è molto forte”. .  
   
 

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