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Notiziario Marketpress di Martedì 23 Settembre 2008
 
   
  AUTONOMIA: SARDEGNA, SICILIA E IL MODELLO CATALANO ASCOLTA LA NOTIZIA

 
   
  Cagliari, 23 Settembre 2008 - Sardegna e Sicilia, sessant’anni di autonomia regionale alle spalle e un’idea comune: una proficua collaborazione in vista del confronto Stato-regioni in materia di federalismo. Con un modello forte da seguire: quello della Catalogna. Sono i passaggi chiave emersi durante il convegno “Gli Statuti di autonomia nell’Europa delle Regioni” che si è tenuto a Cagliari il 20 settembre. Numerosi gli spunti di interesse e le proposte per un cammino comune. Il Presidente della Regione, Renato Soru, ha accolto favorevolmente l’invito rivolto dal Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, a rilanciare la Conferenza delle Regioni a Statuto speciale, quale motore propulsore del tavolo attorno al quale dovranno sedere tutte le Regioni italiane prima del confronto con il Governo. “Occorre un patto di alleanza – ha sottolineato il Presidente Lombardo – tra Sardegna e Sicilia, che parlano la stessa lingua sotto il profilo autonomistico e presentano alcune differenziazioni rispetto alle Regioni del nord Italia. Il federalismo è una sfida che ci costringe a intraprendere un percorso virtuoso, archiviando la pagina dell’assistenzialismo che tanti danni ha prodotto nel Mezzogiorno. Ma occorre una grande mobilitazione politica e sociale”. Il Presidente della Comunità autonoma di Catalogna, José Montilla, ha portato l’esperienza di una regione che, negli ultimi anni, ha mostrato un’elevata capacità di crescita economica che la pone al primo posto in Spagna e tra i primi in Europa. “La nazione catalana – ha spiegato, dopo aver ricordato il secolare rapporto che la lega alla Sardegna, e ad Alghero in particolare – 31 anni fa ha recuperato le sue condizioni di governo, dopo 40 anni di dittatura militare. Oggi in Spagna ci sono 17 Comunità e due città autonome che hanno contribuito enormemente al processo di ammodernamento del Paese, dal quale non si può tornare indietro. Negli ultimi anni abbiamo approvato tante riforme statutarie, dopo un intenso dibattito che ha coinvolto le istituzioni e la popolazione”. Il Presidente Montilla ha sottolineato che “anche noi abbiamo sofferto la pressione di una logorante battaglia politica da parte di chi intendeva ostacolare la nostra autonomia. Ma mi sarei sorpreso se la strada fosse stata tutta in discesa. Resto convinto della necessità per la Spagna di un modello di forte decentramento, sempre nel rispetto della legalità e della Costituzione: noi ci consideriamo una nazione europea, per questo motivo abbiamo inserito nello Statuto il riconoscimento dell’appartenenza all’Unione europea”. Il Presidente Soru, ha plaudito con ammirazione allo sviluppo della Catalogna che, negli ultimi anni, “ha visto crescere la sua popolazione di 1,5 milioni di abitanti: tanti quanti l’intera popolazione della Sardegna”. Un modello per le Regioni italiane che chiedono di riconsiderare il patto con lo Stato, modificando lo scenario attuale. “Il nostro Statuto – ha precisato Soru – va riscritto e sostanziato per dargli maggiore efficacia. Mi chiedo: qual è la nostra autonomia, se oggi non siamo in grado di decidere come uscire dalla nostra isola, e se dobbiamo subire i bombardamenti in tempo di pace e le servitù militari inutili e dannose? Qual è la nostra autonomia, se non abbiamo un eurodeputato che porti le nostre istanze in Europa?”. Soru ha rivolto un appello “a tutto il popolo sardo: mettiamo da parte le divisioni interne e cerchiamo di acchiappare una speranza del passato, che oggi è a portata di mano. Il nuovo patto con lo Stato può essere fatto anche di alcune piccole sconfitte: non possiamo spaventarci di fronte a qualche sentenza della Corte Costituzionale, o dinnanzi ai contrasti che ci sono stati e ci saranno. Dobbiamo stare insieme, all’interno delle cornici nazionale ed europea. Bene hanno detto Montilla e Lombardo: basta con l’assistenzialismo. Ma io dico basta anche al paternalismo dello Stato: noi possiamo occuparci meglio dei nostri problemi e con un minore spreco di risorse”. Tra i modelli catalani da studiare, l’insediamento di un’area di libero scambio tra i paesi del Mediterraneo che sorgerà a Barcellona. Il dialogo tra Sardegna e Sicilia è appena agli inizi, ma presto si allargherà alle altre Regioni italiane a Statuto speciale. L’assessore regionale delle Riforme, Massimo Dadea, ha ricordato che “il futuro dell’Europa è al sud, quello dell’Africa è al nord, ma noi ci troviamo proprio in mezzo e possiamo svolgere un ruolo di primo piano. Il tema di riforma degli Statuti di autonomia è al centro di un dibattito che coinvolge tutta l’Europa ma riguarda soprattutto Italia e Spagna. Tre questioni sono al di sopra di tutto: autonomia speciale, federalismo fiscale e riscrittura dello Statuto. Dobbiamo colmare il divario sul piano immateriale e qualitativo, con la conoscenza, il sapere, l’innovazione e la scolarità. Così potremo vincere la sfida della competitività in Europa e nel mondo”. Dadea ha indicato alcuni temi ai quali lavorare: “Compartecipazione a tutti i redditi prodotti in Sardegna; fiscalità di vantaggio; autonomia impositiva (cioè la possibilità di imporre i tributi; rapporto tra specialità e federalismo fiscale. E una reale sovranità che riguardi trasporti aerei e marittimi, servitù militari, beni archeologici, parchi e aree marine protette. Dobbiamo riscrivere lo Statuto in termini innovativi, senza dimenticare il nostro passato e la storia”. Il Presidente del Consiglio regionale, Giacomo Spissu, nel portare i saluti dell´Assemblea sarda ha sottolineato l´importanza di "rimettere al centro il lavoro, non più legato ai fatti produttivi di una volta bensì al valore dell´Uomo. La spinta autonomistica non si fonda principalmente sui provvedimenti fiscali". .  
   
 

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