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Notiziario Marketpress di Giovedì 25 Settembre 2008
 
   
  UNA NUOVA PROCEDURA D´INFRAZIONE PER GARANTIRE IL RISPETTO DEL DIRITTO UE

 
   
  Bruxelles, 25 settembre 2008 - Nel 2007 il Parlamento europeo ha ricevuto più di 1. 500 petizioni di cittadini denuncianti la violazione delle norme Ue da parte delle autorità nazionali o locali. Il Parlamento chiede quindi la revisione della procedura d´infrazione per evitare che la sua lentezza conduca all´impunità degli Stati membri. Sollecita poi questi ultimi a garantire che i fondi Ue per i grandi progetti favoriscano lo sviluppo sostenibile ed esorta una soluzione alle rivendicazioni dei lettori stranieri negli atenei italiani. Adottando con 603 voti favorevoli, 17 contrari e 25 astensioni la relazione di David Hammerstein (Verdi/ale, Es) sull´attività della commissione per le petizioni nel 2007, il Parlamento ricorda anzitutto che sono gli Stati membri, e le loro autorità locali, ad avere la responsabilità di applicare i regolamenti e le direttive comunitarie. Sottolinea poi che il Parlamento è legittimato ad esercitare un controllo e una supervisione democratici sulle politiche dell’Unione al fine di garantire che il diritto comunitario sia attuato e capito correttamente. In tale contesto, rileva che la procedura delle petizioni contribuisce in modo significativo all’identificazione del non corretto rispetto, da parte degli Stati membri, della legislazione comunitaria, costringendo in molti casi la Commissione ad avviare procedure d’infrazione. La procedura, inoltre, consente di apportare miglioramenti a quella normativa che, alla prova dei fatti, si dimostri debole o inefficace rispetto agli obiettivi posti. Nel 2007 il Parlamento ha registrato 1. 506 petizioni (+ 50% rispetto al 2006), di cui 1. 089 sono state dichiarate ricevibili. La Spagna è lo Stato membro da cui è pervenuto il maggior numero di petizioni (254), seguita da Germania (212), Romania (143) e Italia (126). Vengono poi la Grecia (92), la Polonia (91), il Regno Unito (81), l´Irlanda (65), la Francia (58), la Bulgaria (44) e il Portogallo (32). Dagli altri Stati membri ne sono giunte meno di 25. Delle petizioni ricevute, 288 riguardavano temi ambientali, 226 i diritti fondamentali, 207 gli affari sociali e la discriminazione, 192 il mercato interno e i consumatori, 131 le questioni legate all´urbanizzazione, 105 la salute, 103 l´istruzione e le questioni culturali, 99 la giustizia, 88 i trasporti e le infrastrutture e, infine, 72 i beni immobili. Nelle nove riunioni di commissione indette durante l´anno sono state discusse oltre 500 petizioni e sono state organizzate 6 missioni di accertamento in Germania, Spagna, Irlanda, Polonia, Francia e Cipro. Il Parlamento esprime preoccupazione «per i tempi eccessivi» impiegati per concludere casi di infrazione da parte dei servizi della Commissione e della Corte di giustizia, laddove quest’ultima sia coinvolta e chiede quindi che siano introdotti «termini più rigorosi». Anche se riconosce che spesso ciò «è il risultato di un lento e spesso deliberato ostruzionismo da parte delle amministrazioni dello Stato membro coinvolte». Al riguardo chiede la revisione della procedura d’infrazione al fine di «garantire un maggior rispetto dell’applicazione degli atti legislativi dell’Ue» ed esorta quindi le istituzioni interessate a utilizzare meglio tale possibilità, per evitare che la lentezza delle procedure consenta agli Stati membri di agire impunemente «contro gli interessi delle comunità locali direttamente colpite che hanno presentato una petizione al Parlamento». Ribadisce inoltre la necessità di un maggiore coinvolgimento del Consiglio e delle rappresentanze permanenti degli Stati membri nelle attività della commissione per le petizioni, potenziando la loro presenza alle riunioni. Più in generale, i deputati ritengono problematico che l’attuale sistema di monitoraggio della legislazione comunitaria «consenta agli Stati membri di ritardarne l’osservanza fino alla reale imminenza di una sanzione pecuniaria» e che i cittadini spesso non sembrino avere accesso adeguato alla giustizia e alle misure correttive su scala nazionale nonostante l´intervento della Corte di giustizia. Si dicono poi preoccupati per le segnalazioni dei firmatari secondo cui essi riscontrano troppo spesso notevoli difficoltà per ottenere compensazioni da parte delle autorità e dei tribunali nazionali coinvolti. Il Parlamento, tuttavia, riconosce appieno che la procedura delle petizioni mira principalmente a ottenere rimedi e soluzioni non giudiziari per i problemi sollevati dai cittadini europei nel corso del processo politico e, in tale contesto, si compiace che in molti casi si siano ottenuti risultati soddisfacenti. In molti casi, invece, non è possibile trovare soluzioni soddisfacenti per i firmatari di petizioni «a causa delle debolezze della stessa legislazione comunitaria applicabile». Pertanto esorta le commissioni legislative competenti a prestare la massima attenzione ai problemi sollevati nel corso della procedura delle petizioni, in fase di preparazione e di negoziazione di atti legislativi nuovi o riveduti. Invitando la Commissione ad interessarsi maggiormente all’utilizzo dei Fondi di coesione in settori dell’Ue in cui i grandi progetti infrastrutturali esercitano un forte impatto sull’ambiente, i deputati esortano gli Stati membri a garantire che i fondi europei siano diretti verso lo sviluppo sostenibile nell’interesse delle comunità locali. Queste ultime, infatti, presentano in numero sempre crescente petizioni al Parlamento al fine di protestare contro il frequente mancato rispetto di tali priorità da parte degli enti locali e regionali. Nel passare in rassegna una serie di petizioni analizzate nel 2007, il Parlamento deplora che tra quelle più vecchie ancora all´esame, il caso dei "Lettori", ossia degli insegnanti di lingua straniera in Italia, «continui a rimanere irrisolto nonostante due decisioni della Corte di giustizia e il sostegno della Commissione europea e della commissione per le petizioni a favore della causa e delle loro rivendicazioni». Esorta quindi le autorità italiane e le singole università coinvolte comprese, fra l’altro, le università di Genova, Padova e Napoli, «a intervenire al fine di trovare una giusta soluzione a tali rivendicazioni legittime». In merito alla cosiddetta petizione "One Seat", sostenuta da 1,25 milioni di cittadini europei che hanno chiesto all´Ue di fare di Bruxelles l´unica sede del Parlamento europeo, i deputati sottolineano che la commissione per le petizioni ha chiesto al Parlamento di formulare un parere al riguardo, «alla luce del fatto che la sede dell´istituzione è regolata dalle disposizioni del trattato e che gli Stati membri hanno la responsabilità di prendere una decisione in merito». Con 302 voti favorevoli, 323 contrari e 27 astensioni, l´Aula ha respinto un emendamento del relatore in cui si affermava l´intenzione del Parlamento di impegnarsi a «svolgere la discussione politica necessaria» in una delle prossime sessioni. Il Parlamento ribadisce poi la richiesta di riesaminare con urgenza il "portale dei cittadini" sul sito web del Parlamento europeo, con lo scopo di accrescere la visibilità del portale in relazione al diritto di petizione e di garantire ai cittadini i mezzi necessari per apporre elettronicamente la propria firma alle petizioni. Esorta inoltre l´adozione delle misure necessarie per accelerare la procedura di registrazione delle petizioni e, nel contesto dello sviluppo del sistema di ePetition, l´introduzione di uno strumento informatico di tracciatura on-line rivolto ai firmatari di petizioni per contribuire a una maggiore trasparenza ed efficienza del processo, attraverso funzioni che comprendono, fra l´altro, periodici aggiornamenti dello stato di avanzamento e richieste di informazioni supplementari. Infine, i deputati sostengono la formalizzazione di una procedura in base alla quale le petizioni nel settore del mercato interno (ad es. Tasse automobilistiche, riconoscimento delle qualifiche professionali, permessi di soggiorno, controlli alle frontiere e accesso all´istruzione) sono trasferite alla rete Solvit per accorciarne significativamente l´iter, pur garantendo il diritto del Parlamento a esaminarle qualora Solvit non dovesse trovare una soluzione soddisfacente. .  
   
 

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