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Notiziario Marketpress di Venerdì 26 Settembre 2008
 
   
  PIACENZA: COM´ERA UNA DOMUS DI VELEIA ROMANA LO SI È SPIEGATO ALLA PRESENTAZIONE DI QUANTO EMERSO DAGLI SCAVI RECENTI, VISITABILI DOMENICA 28

 
   
   La campagna di scavi condotta tra il settembre 2007 e il settembre 2008 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna nell’area archeologica di Veleia (ditta esecutrice Tecne, dir. Cristian Tassinari) ha interessato un’abitazione privata situata nel settore nord-orientale della città. La domus, già parzialmente indagata nel Settecento, presenta un orientamento che si discosta dallo schema regolare degli isolati urbani. Questo fatto era stato tradizionalmente giustificato dagli studiosi con l’ipotesi che la domus, sorta in età augustea, sfruttasse delle strutture di epoca precedente, repubblicane se non più antiche, comunque antecedenti alla pianificazione cittadina. Nel corso dei lavori è stato possibile smentire questa ipotesi iniziale, ribaltando totalmente la prospettiva: attraverso sondaggi condotti in profondità all’interno di alcune stanze, è stato possibile infatti constatare che l’abitazione andò ad occupare un’area precedentemente libera da edifici e che il livello repubblicano si trova ad una profondità di quasi 2 metri, coperto da strati di riporto appositamente collocati per creare un terrazzo pianeggiante su cui impostare la domus. Questi importanti risultati (che si potranno visionare domenica 28 settembre alle ore 15. 30) sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa nella sala Garibaldi 1 della Provincia di Piacenza, cui hanno partecipato l´assessore provinciale alla Cultura, Mario Magnelli, il sindaco di Lugagnano (comune nel cui territorio Veleia si trova), Aldo Lombardelli, e Monica Miari della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell´Emilia Romagna. “Veleia può considerarsi il principale sito archeologico del piacentino e tra i principali in Italia – ha sottolineato Magnelli -, e proprio per questo è importante che gli scavi continuino e si facciano sempre più approfonditi. Ciò servirà da volano anche per altre importanti attività, legate agli ottimi segnali di rilancio giunti in questi anni”. E proprio di questi progetti hanno parlato il sindaco Lombardelli e Monica Miari. “L´idea è quella di creare una scuola estiva con stage formativi per i giovani archeologi – ha detto Miari -, facendo in modo che Veleia diventi un centro di crescita per queste figure. Il sito, per le sue caratteristiche, si presta in modo eccezionale a questo tipo di attività, quindi i nostri intenti futuri sono per la sua valorizzazione e crescita”. Tra le altre iniziative in programma, il rinnovo dell´apparato didattico esterno (anche per non vedenti), l´apertura di uno scivolo per i portatori di handicap e il rifacimento dell´antiquarium. Inoltre, “siamo in dirittura d´arrivo per l´esproprio di un edificio che diventerà una struttura polivalente – ha aggiunto Lombardelli -, in grado di diventare un centro per la didattica, per la documentazione del patrimonio archeologico dell´appennino piacentino e che ospiti al suo interno anche spazi commerciali”. Già realizzato anche un depliant informativo tradotto in francese e in inglese per diffondere ulteriormente le scoperte dell´ultimo anno. Delle 15mila visite registrate nel corso degli ultimi dodici mesi, il 60% era composto da studenti delle scuole, il 25% da visitatori italiani e il 15% da stranieri, dato molto interessante per gli sviluppi futuri dell´offerta turistica. Tornando invece alla Domus, la casa, dell’estensione di quasi 500mq, era composta da 20 stanze, distribuite su due livelli. Su tutto il suo lato settentrionale, la domus si affacciava sulla strada urbana per mezzo di un portico colonnato, analogamente a quanto avviene anche per le case del quartiere meridionale. Al centro della facciata si apriva una porta a doppio battente, di cui si conserva la soglia in pietra, che conduceva all’interno di un piccolo ingresso (vano A). Questa soglia e i gradini della scalinata interna sono tra i pochi resti relativi ai piani pavimentali antichi. La mancanza dei piani di calpestio, tuttavia, ha permesso di documentare le canalizzazioni che formavano l’efficiente sistema fognario dell’edificio. Gli ambienti posti ai lati dell’ingresso (vani C, D, E ed R) probabilmente non erano frequentati direttamente dai padroni di casa, ma accoglievano al loro interno tabernae aperte verso la strada o attività produttive gestite dal personale di servizio, come sembrerebbe indicare la presenza di una piccola vaschetta di lavorazione rinvenuta all’interno del vano D. Il settore centrale dell’abitazione era costituito da un ampio cortile rettangolare porticato, di cui si conserva anche parte del lastricato. Sul lato orientale si trovavano tre stanze di abitazione (vani P, Q ed U), mentre sul lato meridionale del cortile, attraverso una scalinata monumentale larga circa 6 metri, si raggiungeva il terrazzo superiore. Su questo livello si trovava l’ambiente più importante della domus (vano N), ovvero la stanza, della superficie di quasi 25mq, dove si svolgevano i banchetti (triclinium). Il triclinio era circondato da uno stretto corridoio (vano M), che aveva la funzione di condurre alle piccole camere da letto (cubicula, vani H, I, L ed O) collocate tutt’intorno. Verso la metà del I sec. D. C. La casa venne suddivisa in due parti, chiudendo con muretti gli spazi tra le colonne della parte occidentale del portico. Questa fase di vita della domus è quella maggiormente documentata dai vari ritrovamenti, come monete e lucerne. .  
   
 

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