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Notiziario Marketpress di
Lunedì 29 Settembre 2008 |
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PIACENZA: RIFORMA DEGLI AMMORTIZZATORI? UNA NECESSITÀ LO SI È RIBADITO AL SEMINARIO ORGANIZZATO DA PROVINCIA E UNIVERSITÀ CATTOLICA PRESSO L´ATENEO
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Piacenza, 29 settembre 2008 - Riforma delle politiche passive del lavoro (indennità e sostegno ai licenziati), delle politiche attive del lavoro (volte a riportare al lavoro chi l´ha perso), riforma del patto di servizio, cioè dell´accordo tra chi cerca lavoro e chi (centri per l´impiego, agenzie) si attiva per trovarglielo. Sono i pilastri su cui dovrà fondarsi la riforma degli ammortizzatori sociali secondo Matilde Mancini, direttore generale della direzione degli ammortizzatori sociali ed incentivi all´occupazione del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, venerdì 26 settembre relatrice al seminario “Verso la riforma degli ammortizzatori sociali” svoltosi, davanti ad un folto pubblico di addetti ai lavori e cittadini, all´Università Cattolica su iniziativa dell´Ateneo e della Provincia (assessorato al Lavoro), ultimo di quattro incontri promossi dai due istituti, sulla linea di una collaborazione da tempo avviata, sui temi del lavoro e della formazione. Le politiche passive e attive vanno riformate, ha specificato Mancini, legandole al territorio, garantendo un trattamento omogeneo a chi perde il lavoro (oggi esistono sperequazioni) e apprestando un sistema di formazione professionale veramente efficiente (con un´attenzione particolare alla formazione continua). La Riforma- ha precisato la rappresentante del Ministero - è all´esame del ministro Sacconi, che sta studiando l´attuazione delle norme di legge e delle precedenti esperienze. Sui tempi, non si può dire nulla: occorre prima verificare le risorse a disposizione. L´incontro è stato aperto dal saluto Libero Ranelli, direttore della sede di Piacenza dell´Università Cattolica, che ha, tra l´altro, letto un messaggio di benvenuto del Rettore (assente per impegni), e dall´assessore provinciale al Lavoro Fernando Tribi, che ha richiamato i tre pilastri su cui la riforma deve basarsi: più legami con il territorio e altri strumenti a sua disposizione; una stretta connessione con gli strumenti della formazione, il tutto in un contesto di politiche attive del lavoro: vanno bene sussidi e indennità, ma tutto deve essere volto a riportare il lavoratore in attività. Per Giuseppe Cella, dell´Associaizone Industriali, la riforma degli ammortizzatori, ampiamente condivisa, impone costi: si tratta di concordare come dividerli. Va rivisto sicuramente lo strumento della cassa integrazione straordinaria, che oggi dura troppo a lungo. Per Gianni Salerno, rappresentante del Sindacato, troppe due casse integrazioni: basta quella straordinaria, che duri però non più di 18 mesi, garantisca parità di trattamento per tutti i lavoratori e sia gestita a livello locale. La riforma deve servire, per Salerno, a porre un limite alla atipicità e alla precarietà del lavoro. Emilio Reyneri, docente di sociologia del lavoro alla Università Bicocca di Milano, ha svolto un excursus sulla situazione a livello europeo, sottolineando i ritardi e le lacune del nostro Paese. Ha introdotto, commentato e coordinato gli interventi Pier Antonio Varesi, docente di diritto del lavoro all´Università cattolica e coordinatore del ciclo di seminari . |
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