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Notiziario Marketpress di Martedì 30 Settembre 2008
 
   
  BIODIVERSITÀ: LE TROTE FARIO DI CEPPO MEDITERRANEO TORNANO NELL’ORTE E NEL TAVO COL RIPOPOLAMENTO LA PROVINCIA RIPORTA NEL PESCARESE GLI UNICI NUCLEI ITALIANI

 
   
  Il territorio pescarese vanta gli unici due fiumi in Italia popolati dalla trota fario di ceppo mediterraneo. Si tratta dell’Orte e del Tavo, interessati nei tratti all’interno dei Parchi nazionali della Majella e Gran Sasso-laga da un progetto pilota di reintroduzione della specie autoctona realizzato in sinergia dalla Provincia di Pescara, le due aree protette, la Provincia dell’Aquila, con il proprio Centro ittiogenico sperimentale e di idrobiologia, dove dall’autunno 2003 è allevato uno stock di riproduttori puri di fario, le università di Parma e “La Sapienza” di Roma, che si occupano delle analisi biologiche e genetiche dei pesci, e la ditta Aquaprogram di Vicenza, alla quale è affidata la supervisione scientifica delle attività. Giovedì 18 settembre a Palazzo dei Marmi è stato tracciato un bilancio delle liberazioni effettuate dal 2006 (qualche centinaio di esemplari ogni anno), l’ultima martedì 16 settembre. I dati forniti dal presidente Giuseppe De Dominicis e dal gruppo di lavoro che ha seguito le operazioni fanno ben sperare per la sopravvivenza e l’ampliamento dei nuclei reimmessi, che andranno nel lungo periodo a rinfoltire l’esigua presenza di fario del ceppo mediterraneo dovuta alla progressiva ibridazione con il ceppo atlantico, sempre più numeroso perché più richiesto sul mercato. Nell’orte la densità (individui/metri quadrati) è passata dal valore 0,060 dell’aprile 2007 allo 0,181 attuale, mentre nel Tavo si è saliti da 0,045 a 0,047. Ma le cifre più significative riguardano la biomassa (grammi/metri quadrati), che indica con più precisione la presenza “ittiofaunistica” nelle acque dei due fiumi: nel Tavo si è passati da 2,01 a 9,17, nell’Orte addirittura da 2,60 a 20,92, quantità rara in acque dolci salmonicole, ossia adatte alla vita di salmoni e specie ittiche affini. «E’ un ottimo risultato sul fronte della conservazione di biodiversità – ha commentato Enrico Marconato della Aquaprogram – che denota anche l’assenza di bracconaggio. Ora vorremmo allargare la sperimentazione ad altri corsi d’acqua, scendendo di quota, dove il ceppo atlantico è più diffuso. Far riaffermare la fario di ceppo mediterraneo richiederà alcuni decenni, ma è già un traguardo soddisfacente aver recuperato il ceppo originario». Parallelamente alle azioni sul campo, è stata condotta anche una ricerca storica per dimostrare che la trota di ceppo mediterraneo vive da secoli lungo il litorale adriatico. «Se n’è occupato Licio Di Biase – ha spiegato il biologo Franco Recchia, direttore del servizio Tutela e valorizzazione dell’ambiente della Provincia di Pescara e coordinatore del progetto – scoprendo nel Chronicon Casauriense che questa varietà era diffusa in zona anche intorno all’anno Mille e che il nome del fiume Tirino deriverebbe proprio da “trota”». Dopo l’incontro con la stampa, nel quale sono state mostrate le riprese delle liberazioni dei pesci effettuate dal documentarista Alessandro Di Federico della cooperativa “L’arca” di Penne, si è tenuto un incontro per definire la candidatura al bando europeo “Life +”, che scade il 21 novembre. Oltre ai tecnici degli enti partner, sono intervenuti Augusto De Sanctis del Wwf, interessato a far entrare nella rete anche le Oasi delle Sorgenti del Pescara e delle Gole del Sagittario, e un rappresentante della Riserva naturale delle Gole di San Venanzio, che dovrebbe allargare ulteriormente l’area di ripopolamento. «La Regione – ha sottolineato Marconato – è fortemente interessata a finanziare la prosecuzione del progetto o a cofinanziarlo, se riusciremo ad ottenere i fondi comunitari». .  
   
 

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