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Notiziario Marketpress di Martedì 30 Settembre 2008
 
   
  LA CANTINA COOPERATIVA DI PITIGLIANO SPEGNE LE 50 CANDELINE…

 
   
  Non capita tutti i giorni di poter festeggiare il cinquantenario della fondazione di una cantina sociale, nella fattispecie la Cantina Cooperativa di Pitigliano; tanto più se la stessa si trova nel cuore della Maremma, un’area geografica che, è risaputo, da un punto di vista vitivinicolo è diventata di gran moda solo da una decina di anni e non certo nel 1958, data di nascita di questa storica realtà situata al centro dell’antica Tuscia, dedita alla produzione di un vino, il Bianco di Pitigliano appunto, dalle origini antiche e uno dei primi in Italia a potersi fregiare della Denominazione di origine. Recandosi nello storico borgo maremmano si resta subito colpiti, quasi annichiliti dalla bellezza del paesaggio circostante. Tanto che non si fa nemmeno in tempo ad apprezzare l’amenità dei luoghi, che d’improvviso t’appare Pitigliano, maestosamente posata su di un colle, quasi tenacemente scavata – almeno così (ap)pare – in quello stesso basamento tufaceo su cui si posa. Al suo nascere la storica Cooperativa presentava numeri relativamente contenuti; nel corso della prima vendemmia si lavorarono “solo” 6. 632 quintali di uva. Tale quantità crebbe gradualmente sino a toccare un picco, nel 1980, di oltre 152mila quintali. Da allora vi furono diverse oscillazioni, ma con una tendenza alla diminuzione a partire dal 1994, per attestarsi in questi ultimi anni su un valore mediamente intorno ai 70mila quintali (68. 642 nel 2007). Parlando del numero dei soci, si può notare un trend di crescita più o meno simile, ma anticipato di 6-7 anni. Partiti nel 1958 con 264 membri della cooperativa, tale numero è via via cresciuto sino a raggiungere nel 1973 le 1470 unità. Da allora i soci sono gradualmente diminuiti, sino ad attestarsi ad una media di 550 aderenti (521 nel 2007). Ma al di là dei numeri è senz’altro importante capire il ruolo sociale svolto dalla Cantina di Pitigliano nei suoi cinquant’anni di vita, una realtà che ha saputo promuovere, con lungimiranza e modernità, non solo la vitivinicoltura di un territorio per secoli depresso, dopo un glorioso, ma ormai lontano passato, ma tutto il suo sistema economico, fungendo da importantissimo volano per il rilancio di bacino che sentiva il bisogno di nuovi stimoli socio-economici, ma anche culturali. Ecco che prendendo lo spunto da questo importante anniversario, lo scrittore e viaggiatore Andrea Zanfi, naturalmente in collaborazione con il direttivo della Cantina di Pitigliano, ha fortemente voluto organizzare questo importante convegno, sul: “ruolo, le opportunità e le prospettive che, ancora oggi, sono in grado di offrire le cooperative vitivinicole”. Stimolati dal giornalista Pierluigi Camilli, coordinatori del dibattito, tanti gli interventi interessanti, a partire da quello del professor Attilio Scienza, che ha pensato di analizzare la funzione delle grandi cooperative da un punto di vista tecnico-scientifico, andando a scoprire il ruolo di innovatori che queste realtà possono avere nello sviluppo delle conoscenze agronomiche in materia vitienologica. Dino Taschetta, presidente della siciliana Cantina Sociale Colomba Bianca, dal canto suo ha illustrato la sua esperienza sull’isola, chiarendo il senso di fare cooperazione in Sicilia, fra luci e ombre, descrivendo il processo di crescita qualitativa della cooperativa da lui presieduta dal momento del suo arrivo ai giorni nostri, dovuto fra l’altro ad un mutamento di mentalità, meno assistenziale e più imprenditoriale, ed all’introduzione di soluzioni tecnologiche all’avanguardia, quali l’adozione della catena del freddo. Non dimenticando però che nella regione vi sono ancora tante realtà prone all’immobilismo, che invece di fare il salto per rimanere al passo coi tempi, scelgono di “tirare a campare”. Fausto Peratoner ha invece parlato della sua attività di direttore generale della Cantina La Vis. La cooperativa trentina è un esempio esemplare di cantina sociale che ha saputo promuovere un territorio, ampliandosi ma senza mai diventare un “gigante dai piedi d’argilla”, costantemente dedita alla produzione di vini dall’eccellente rapporto qualità-prezzo, capaci di esprimere con modernità le caratteristiche di un terroir, quello trentino appunto, estremamente composito, ma univoco al contempo, eccellendo nella produzione di vini bianchi, ma anche producendo rossi di grande fascino e levità. Non trascurando l’organizzazione di convegni, eventi ed attività collaterali a quella strettamente vinicola. Lo scrittore Andrea Zanfi e il giornalista Fabio Piccoli si sono concentrati sugli aspetti più prettamente socio-economico-culturali connessi al ruolo delle cooperative vitivinicole. In particolare quest’ultimo si è soffermato sul fondamentale ruolo svolto da queste ultime nel saper aggregare la miriade di micro-realtà disperse sulla nostra penisola: una situazione settoriale così frammentata come quella italiana, difficilmente avrebbe potuto compiere un deciso salto di qualità senza le cooperative, che pure sono ancora in sovrannumero (oggi sono circa 600) nonostante sia oggi in corso uno strategico processo di loro accorpamento e fusione, che si spera possa seguitare anche in futuro. La chiave di svolta per l’immediato divenire, secondo Piccoli, sarà quella di un’ulteriore crescita culturale delle realtà cooperative, che dovrà coinvolgere le competenze – a tutti i livelli – delle risorse umane coinvolte, con un occhio di riguardo al marketing, all’analisi dello scenario competitivo, al monitoraggio dei costi di gestione. Come dire: “più imprenditori, meno viticoltori”. O, in altri termini, conferitori che debbono farsi sempre più soggetti attivi nell’attività cooperativistica. Infine, la professoressa Magda Antonioli ha tenuto a sottolineare il ruolo che la cooperazione può assumere nello sviluppo di un territorio soprattutto da un punto di vista della sua crescita culturale e turistica, con una fondamentale e positiva ricaduta sull’economia e la valorizzazione di un bacino, in sinergia naturalmente con strutture correlate, dagli agriturismi, alle strutture ricettive in genere, dalle Strade del Vino, ai percorsi enogastronomici, sino alle manifestazioni culturali nella loro complessità. Il giornalista Carlo Ravanello ha dal canto suo inteso riallacciare la discussione alla difficile congiuntura economica attuale, con uno stimolante intervento dal titolo: "Stress finanziari e mercati globali possono creare nuove opportunità per la cooperazione vitivinicola". Certo la situazione geopolitica attuale non è delle più semplici, con un processo di globalizzazione in atto complesso e controverso, ma ecco che proprio in questo complicato scenario il cooperativismo, forse un po’ inaspettatamente può giocare un sorprendente e positivo ruolo strategico. .  
   
 

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