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Notiziario Marketpress di Giovedì 02 Ottobre 2008
 
   
  IL TESSILE CERCA TECNICI INSTALLATORI. POCHI I LAUREATI IN AZIENDA

 
   
  Prato- “Ragazzi, non è vero che il tessile non ha futuro”. Anzi, nonostante le difficoltà e la congiuntura sfavorevole ci sono posti di lavoro che le aziende non riescono a riempire. Un esempio? I tecnici installatori di macchinari tessili, quelli ‘spediti’ con le macchine da montare a giro per il mondo e che le aziende - parola di Francesca Fani, imprenditrice e membro dell’Unione Industriali pratese - fanno fatica a trovare e formare. Nonostante che ci sia il Buzzi, la scuola che in città rimane un gran serbatoio di tecnici ma da dove “troppi talenti migrano verso l’università”. Negli ex Macelli di Prato – davanti al tavolo dei relatori dieci grandi pannelli raccontano i grandi marchi d’impresa e il brand image, da Coop e Superal, da Fiorucci a Benetton, da Ferrari e Campari a P! irelli e Agip, fino a Piaggio, Olivetti, Barilla e Rinascente ! – stamani si è parlato di competenze. O meglio delle nuove competenze, delle figure professionali che mancano (e delle filiere trainanti) che possono aiutare a far crescere le aziende e l’economia. Una chiacchierata per raccontare esperienze positive, ma anche pratiche come una più diffusa ‘contaminazione’ tra imprese e università, trasmissione di competenze all’interno delle aziende, ‘meticciato’, “esperienza nella formazione” e “formazione nelle competenze”, parole guida da tempo evocate ma per ammissione di tutti ancora poco praticate. Perché le imprese sono troppo piccole e perché manca la necessaria cultura di impresa. “Ma l’acqua comincia a salire – annota Pier Giovanni Bresciani dello Studio Beta di Bologna – e in una situazione che si fa sempre più difficile è probabile che le aziende dimostrino quell’attenzio! ne e quello scatto atteso di cui ancora non sono state protagoniste”. Le contraddizioni di un mercato che non sembra offrire lavori stabili sono sul giornale della mattina: 32 anni, diverse esperienze di lavoro e due lauree in giurisprudenza e marketing, una giovane si lamenta di non riuscire a trovare un’occupazione stabile. E c’è chi le consiglia di sfoltire il curriculum. C’è evidentemente qualcosa che non funziona. Aziende e scuola spesso parlano linguaggi diversi. Una cosa sono le conoscenze e altre le competenze, ovvero la capacità di utilizzare le conoscenze, si sottolinea agli ex Macelli. “Imprese piccole, come quelle tessili a Prato, non investono a sufficienza sui laureati” sottolinea Solitario Nesti della Tecnotessile, laboratorio di nuove idee. Le lauree brevi sono state un fallimento, aggiunge Nesti e ripete Fani. Anche l’apprendistato non funziona. Ci sono comunque anche esperienze positive. “Un esempio di filiera trainante in Tosc! ana &egr ave; la nautica” ricorda Davide Zolesi dei Giovani Industriali di Livorno. “Una filiera non nuova, ma che con l’arrivo dei cantieri Benetti si è convertita agli yacht e mega yacht di lusso”. Una filiera già molto lunga, con buoni margini di profitti e che potrebbe allungarsi ancora di più nei servizi turistici e alle imprese. Certo, aggiunge, sul treno che parte bisogna salire per tempo: pronti magari a cambiarlo tra dieci o venti anni. E per le piccole e medie imprese che purtroppo non possono investire in ricerca, c’è chi come Marcello Traversi di Firenze Tecnologie si propone come cerniera tra università e aziende. Da lui sono già 94 i ricercatori sotto contratto, pagati dalle imprese. .  
   
 

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