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Notiziario Marketpress di Martedì 30 Settembre 2008
 
   
  ALESINA: "LA GLOBALIZZAZIONE NON È IL DIAVOLO" "L´AMERICA SI RIPRENDERÀ. SU ALITALIA SBAGLIA CHI DICE ITALIANITÀ A TUTTI I COSTI"

 
   
   Prato, 30 settembre 2008 - "Difendere a tutti i costi l´italianità di una compagnia aerea, come anche di una banca, non ha alcun senso. E´ un obiettivo inutile. Abbiamo rinunciato alla moneta italiana, perchè dovrebbe essere così grave non avere più un´Alitalia italiana". E´ una delle poche incursioni sull´attualità nazionale del professor Alberto Alesina, economista che insegna all´Harvard University, il 26 settembre protagonista di una lunga lezione sulla globalizzazione al teatro Metastasio di Prato, nella seconda giornata del forum "Economia3" organizzato dalla Regione Toscana. "L´alitalia - spiega il professore - era un´azienda che doveva uscire dal mercato anni fa: avremmo fatto risparmiare soldi ai contribuenti. E la si doveva vendere al miglior acquirente, italiano o staniero non importa: evitando di creare posizioni di monopolio, ma mirando unic! amente a creare un sistema di collegamenti aerei in grado di f! unzionar e". Alitalia a parte - davanti ad oltre duecento persone, molti studenti, qualche insegnante e qualche imprenditore, protagonisti a loro volta di numerose domande - il professore parla della crisi finanziaria americana, quella di oggi e quella "molto diversa e più pesante" del 1929, difende il mercato e il capitalismo, "che è ancora vivo e vegeto", sostiene i vantaggi della globalizzazione, ne racconta la storia ed attacca chi vorrebbe invece un ritorno ad un intervento pesante dello Stato sui mercati e nell´economia. Tutti oggi hanno paura della crisi finanziaria americana. "Ma passerà - sottolinea ottimista Alesina - Magari ci vorranno due o tre anni. Magari il Pil americano perderà il 2 o 3% ogni anno. Ma gli Stati Uniti sono cresciuti negli ultimi lustri a ritmi sostenuti e tra qualche anno guarderemo a questa crisi solo come ad un brutto momento, oramai alle spalle". A meno che la politica non com! metta gli errori gravi che commise anche nel 1929: perchè, per il professore, "i problemi difficili hanno soluzioni facili, ma spesso si sbagliano le soluzioni". Nel 1929 la politica sbagliò tutto e il Pil perse il 30 per cento: fu ridotta la liquidità, il governo intervenne "nella contrattazione tra imprese e lavoratori", contro gli speculatori finanziari e istituendo dazi e tariffe. Sbagli del presidente Hoover, a cui Roosevelt dovette mettere una pezza. "Oggi - spiega Alesina - le banche centrali si sono comportate bene". La colpa della politica americana, per il professore, è stata però quella di aver sottovalutato ed anzi incentivato l´eccessivo indebitamento degli americani. "I regolatori o dormivano o avevano interesse a dormire" dice. Quanto all´intervento di Bush ("il minore dei mali in questo momento") "sarà costoso - aggiunge - ma alla fine funzionerà". E ! qui torna di nuovo a parlare dell´Italia. "Se il nostro p! aese &eg rave; in crisi non è colpa della globalizzazione o della Cina. La nostra stagnazione dura da dieci e più anni". La ricetta è specializzarsi nei settori dove ancora abbiamo maggiori vantaggi: più servizi e meno industria pesante, sopratutto se diventa più un fardello che un vantaggio. Una ricetta che potrebbe valere anche per il distretto laniero pratese. "Certo - sottolinea - le trasformazioni sono difficili e sta qui il ruolo dello Stato, che deve sostenere questi aggiustamenti". "Il problema - aggiunge - è che in Italia manca un adeguato stistema di sicurezza: spendiamo troppo nelle pensioni (ed andiamo in pensione troppo presto), ma investiamo poco sulle assicurazioni per la perdita del lavoro o sulla riqualificazione professionale". L´apertura al commercio internazionale rimane comunque un bene, conclude. Va combattuta l´illegalità, dice, ma altri paletti non vanno posti. Rimane il rischio de! lla globalizzazione delle crisi, dello sfruttamento intensivo delle risorse in certi paesi e della sicurezza sul lavoro in altri. "Ma per mangiare il dolce - sintetizza con una battuta - bisogna mangiare prima gli spinaci". La globalizzazione più recente, è la tesi del professore, ha ridotto le disuguaglianze tra paesi ricchi e paesi emergenti. Ne ha creato altre all´interno. E qui la risposta, sempre per Alesina, non può che essere nelle politiche fiscali: tasse più alte per i ricchi e più basse per i poveri. .  
   
 

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