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Notiziario Marketpress di Martedì 30 Settembre 2008
 
   
  SCOMMETTERE SUI MUSEI E CENTRI D´ARTE CONTRO LA CRISI CARDIFF, MALAGA, LUBIANA: AL PECCI CITTÀ EUROPEE A CONFRONTO

 
   
   Prato, 30 settembre 2008 - I musei come strumenti di cultura, ma anche come straordinarie opportunità per creare economia sul territorio. Di questo si è parlato il 26 settembre al Pecci, in un confronto animato da musei e centri di arte, con tre città europee - Cardiff, Malaga, Lubiana - a proporre le loro esperienze di investimento sulla cultura. Il tutto con la consapevolezza che le risorse assegnate alla cultura sono fondamentali per lo sviluppo dell´economia nel suo complesso. Ma anche con una nota di preoccupazione per quanto riguarda l´Italia, sottolineata nelle parole di Marco Bazzini, direttore artistico del Pecci: «In Italia non si sta investendo in cultura, c´è un problema di produzione creativa e di presenza nel mondo dell´arte, perché non c´è investimento sull´innovazione, non c´è scommessa sul futuro, e anche ora stiamo registrando nuovi tagli». E´ stata Sarah Pepper, del Mil! lenium Centre di Cardiff, a spiegare quanto può rappres! entare u n investimento sulla cultura o un nuovo museo per l´economia di un´intera città o di un intero territorio. La città gallese, ha spiegato, all´inizio del Novecento era il porto più importante del mondo per il trasporto di carbone, ma dopo gli anni della crescita hanno fatto seguito gli anni di una gravissima crisi per le industrie e le miniere gallesi. Cardiff è stata classificata come una delle quattro aree depresse del Regno Unito. «Il governo britannico – ha spiegato Sarah Pepper - ha riconosciuto la necessità di incoraggiare la creatività nelle aree depresse e il parlamento ha approvato quasi all´unanimità la proposta di costruire un centro per l´arte». Il Millenium Centre è costato quasi 100 milioni di sterline, ma dall´anno della sua apertura, nel 2004, ha fatto molta strada per accreditarsi come una vera e propria ´icona´ di una città che fino a non molto tempo fa nell´immaginario generale! era ricordata per le sue ciminiere e per i suoi moli. «Un´icona - è stato sottolineato ancora - per la sua architettura formidabile in un luogo importante, ma anche perchè sa rappresentare il suo territorio e destare sentimenti di identificazione nella comunità gallese». A oggi il Millenium centre ha registrato 5 milioni di visitatori, conta 750 dipendenti, ha un fatturato annuo di 14 milioni di sterline. Ammontano a 1. 3 milioni i biglietti staccati per spettacoli al suo interno (benché ogni giorno vi siano spettacoli gratuiti all´ora di pranzo e a cena) ed è stato calcolato che a ognuno di questi biglietti corrisponda una spesa di 10 euro per acquisti di beni e servizi in città. Rilevante anche l´esperienza del Centro di arte comtemporanea di Malaga, centro più piccolo del Millenium, ma che ha saputo sperimentare nuove forme di gestione. «Per la prima volta in Spagna - ha sottolineato Helena Juncosa -! abbiamo avviato una forma di gestione pubblico-privata, con f! inanziam enti comunali e la gestione affidata per appalto a un´azienda privata, cosa che ci assicura una maggiore elasticità in molte funzioni. Nonostante il budget modesto riusciamo a garantire una programmazione ambiziosa e l´ingresso al museo è gratuito, visto che è il comune a sostenerlo con le sue risorse. Altra cosa importante, tutta l´area è stata valorizzata e riqualificata grazie alla presenza del museo». E che non siano necessari bilanci a molte cifre, ma che anche finanziamenti contenuti possano essere sufficienti grazie alle capacità progettuali, è emerso chiaramente nelle parole di Igor Spanjol, del museo di arte contemporanea di Lubiana. Un piccolo paese di due milioni di abitanti, ha spiegato, una piccola capitale di 300 mila abitanti, un budget modestissimo di un milione di euro all´anno per pagare anche i salari di 30 dipendenti. «Dopo l´indipendenza della Slovenia abbiamo deciso che, se anche i fondi erano p! ochi, non dovevamo per forza rimanere un piccolo centro culturale. Abbiamo deciso di sfruttare la nostra posizione di città ponte tra l´Est e l´Ovest dell´Europa. Durante la guerra in Bosnia abbiamo lanciato un progetto umanitario per salvare l´arte di Sarajevo e presentarla nel mondo dell´arte internazionale. Quello fu il nostro momento di svolta. Non volevamo essere uno dei tanti musei del mondo in stile Guggenheim». .  
   
 

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