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Notiziario Marketpress di
Martedì 12 Settembre 2006 |
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PRESENTATO IL RAPPORTO COOP 2006 “CONSUMI E DISTRIBUZIONE”.
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Primi timidi segnali di ripresa dell’economia italiana (tasso di crescita del Pil pari all’1,3% nel 2006 rispetto a una media dell’area euro pari al 2,0%), ma il 58% delle famiglie italiane dichiara ancora difficoltà a far quadrare i conti a fine mese. Nel paniere dei consumi meno alimentari e bevande, più telefonia, spese per la mobilità, prodotti di benessere. Cresce il peso dei consumi “obbligati” (la casa, le utenze, l’energia). Nel 2006 gli italiani pagano l’energia elettrica il 35% in più della media europea, il carburante quasi il 10% in più. Per Coop: “Segnali incoraggianti, ma non sufficienti. Serve una nuova politica per il consumatore; più competizione, più efficienza nel sistema distributivo. Coop conferma il suo impegno: negli ultimi 12 mesi l’inflazione alimentare Coop pari a +0,2% rispetto al +0,8% Istat. E rilancia: possiamo operare con la stessa logica in altri settori economici”. Presentato il Rapporto Coop 2006 “Consumi e distribuzione” redatto dal nuovo Ufficio Studi di Coop-ancc (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Prometeia. Il Rapporto, presentato da Enrico Migliavacca, vicepresidente Coop-ancc (Ass. Nazionale Cooperative di Consumatori), è una analisi sulla situazione attuale dei consumi e della distribuzione in Italia e in Europa con riferimenti anche agli andamenti futuri. L’economia e i consumi. L’italia e l’Europa L’italia si trova all’inizio di un ciclo di ripresa economica. Il dato provvisorio del secondo trimestre del Pil (+0,5% sul primo trimestre 2006 pari a una variazione tendenziale dell’1,5% reale) rende probabile una chiusura 2006 vicina all’1,5% e, seppur in ipotesi di rallentamento nella seconda parte dell’anno, uno sviluppo dell’1,3% può essere possibile. Le prospettive per l’economia italiana dopo il 2006 segnalano un rallentamento della crescita nel 2007 e una conferma di tassi di variazione del prodotto lordo nel 2008 pari a quelli dell’anno in corso. Questi valori, benché positivi nel contesto italiano, lasciano il nostro Paese distante dai ritmi di sviluppo degli altri partner europei. Sul versante dei consumi il triennio 2006-2008 si presenta sicuramente migliore, come sviluppo dei consumi reali, rispetto al quadriennio passato, benché sottoposto a un’oscillazione ciclica che vede il 2007 peggiore del 2006 e il 2008 simile all’anno in corso. D’altro canto non bastano evidentemente quote percentuali leggermente migliori a modificare la percezione dei consumatori sulla propria disponibilità di spesa. Il Rapporto evidenzia come quasi il 58% delle famiglie italiane dichiari di avere difficoltà a far quadrare i conti a fine mese: percentuale che pone l’Italia subito dopo il Portogallo (dove la percezione di difficoltà si estende fino al 61% dei nuclei familiari) e a parità della Grecia. Lontana comunque dalla media dell’Ue (37%), ma anche dai valori relativi agli altri grandi paesi europei (Spagna 45%, Francia 36%, Regno Unito 28%, Germania 24%). L’italia dunque si muove più lentamente degli altri paesi europei rispetto a incremento dei consumi e gli italiani dimostrano un grado di fiducia più basso. Stando invece all’allocazione delle risorse nei differenti capitoli di spesa, le famiglie italiane si stanno “europeizzando”. I cambiamenti più evidenti hanno riguardato i consumi alimentari: nel 1970 i consumi domestici di prodotti alimentari, bevande e tabacco toccavano il 40% della spesa degli italiani. Oggi gli stessi prodotti arrivano al 16%. Sono cresciuti invece i consumi relativi all’abitazione (dal 14% al 21%), agli alberghi e ristoranti (dal 6% al 10%), ai beni e servizi vari (dal 6% al 9%), alla sanità (dall’1% al 3%), alle comunicazioni (dall’1% al 3%). Come in tutte le economie moderne, dunque, decresce la quota di spesa destinata alla soddisfazione dei bisogni primari (il cibo) e sempre più aumenta la quota destinata ai bisogni più evoluti: abitazione, arredamento e vestiario prima, mobilità, comunicazioni, benessere personale dopo. Rispetto ai cittadini europei, il modello di consumo delle famiglie italiane privilegia comunque i consumi alimentari domestici, i consumi alimentari fuori casa, i consumi di abbigliamento, i consumi di arredo casa. In Italia poi la maggior parte delle categorie di prodotto ha fatto registrare un incremento dei prezzi maggiore rispetto agli altri paesi dell’area euro (dati 2000-2004). I differenziali maggiori hanno riguardato la voce “abitazione, elettricità, acqua, gas e altri combustibili” (+8,6%), “vestiario e calzature” (+6,2%) e “ricreazione e cultura” (+5,7%). In particolare, riguardo alla prima voce di spesa, se il costo del gas in Italia è sostanzialmente in linea con il resto d’Europa, l’energia elettrica costa il 35% in più della media europea, il carburante quasi il 10% in più (dati questi ultimi riferiti al primo semestre 2006). Proprio l’aumentare del peso dei consumi “obbligati” o non concorrenziali comprime la disponibilità economica delle famiglie italiane. Se è vero infatti che la crescita del reddito disponibile è costante dal ’99 ad oggi, è altrettanto vero che la crescita è lenta e soggetta al paradosso di prezzi crescenti proprio per questi consumi obbligati. Il mercato della gdo in Italia e in Europa. Il ruolo di Coop Le imprese del commercio nell’Unione Europea a 25 sono quasi 6 milioni, la maggior parte delle quali (60,5%) appartiene al segmento della distribuzione al dettaglio. In questo contesto, l’Italia può vantare il primato del maggior numero di imprese commerciali in Europa (il 21,7% del totale europeo), ma anche quello della minore dimensione media (2,6 addetti per impresa). Tale polverizzazione è una delle cause della minore efficienza della filiera distributiva italiana: il ricarico commerciale medio delle imprese commerciali italiane è pari al 51%, quasi 20 punti percentuali più alto della media dei grandi paesi europei. In questo contesto, la distribuzione moderna è il settore del commercio italiano che si avvicina maggiormente alla media europea garantendo ai consumatori italiani livelli di efficienza paragonabili a quelli degli altri paesi europei. Infatti a dispetto dei maggiori costi che devono sopportare le aziende italiane, a partire dal “cuneo fiscale” (+9% il maggiore peso degli oneri sociali sul costo del lavoro) il ricarico commerciale medio della Gdo italiana è di appena il 5% superiore alla media europea. Per ottenere questi risultati le imprese italiane hanno aumentato la competizione e pesantemente ridotto i margini. Oggi quello italiano è il mercato europeo con la più bassa redditività (il 63% della media europea). Non è un caso che il leader di questo mercato sia Coop, un’impresa che associa oltre sei milioni di consumatori. In un contesto che vede sostanzialmente aumentare la forbice tra i prezzi nei mercati legati agli energetici e ai servizi rispetto ai mercati alimentari dove le variazioni sono fortemente contenute, Coop continua a svolgere il proprio ruolo per contenere l’inflazione. “In particolare –ha spiegato Vincenzo Tassinari, presidente Coop Italia (Consorzio nazionale per gli acquisti e le politiche di marketing)- ragionando nell’arco degli ultimi 12 mesi, l’inflazione alimentare in Coop è stata pressocchè nulla, pari al + 0,2% rispetto alla variazione Istat attestata sul +0,8%. Il dato è tra l’altro in linea con l’azione calmieratrice che Coop svolge da anni. Negli ultimi sei anni Coop ha garantito un forte contenimento della propria dinamica inflattiva rispetto alla dinamica nazionale Istat : la forbice – nel periodo 2001/2006 – si è progressivamente ampliata, garantendo più di 9 punti a favore del consumatore Coop. Così ad inizio 2006 il livello dei prezzi in Coop si è riportato pari ai prezzi del 2002. Dalla nostra abbiamo il successo del prodotto a marchio Coop che continua a rivelarsi estremamente gradito ai soci e consumatori (rappresenta attualmente circa il 20% della vendita di prodotti industriali in Coop) in virtù del binomio prezzi più bassi –mediamente del 25% rispetto a analoghi prodotti di marca- e garanzia di sicurezza e qualità”. Quanto alle previsioni 2006-2007, Coop prevede a seguito di vari fattori (tra cui il forte incremento del costo del petrolio) possibili lievitazioni di prezzi in comparti strategici –zucchero, cereali, riso-, riequilibri nel comparto delle carni con una ripresa della domanda nelle carni bianche penalizzate nel 2005 da episodi quali l’influenza aviaria, riduzioni sensibili nell’ortofrutta. Limitatamente al 2006 secondo Istat, nell’ipotesi di prezzi stabili sino a fine anno, la proiezione dell’inflazione alimentare sarebbe pari all’1,4% rispetto all’attuale +1,1%. Coop, pur in un contesto di listini soggetti a spinte al rialzo, ipotizza di chiudere l’anno con una dinamica compresa tra lo 0. 7 e lo 0. 9, comunque inferiore di circa un punto rispetto all’inflazione nazionale Istat. Vincenzo Tassinari comunque segnala una sua preoccupazione per la dinamica prezzi di fine 2006 e per il 2007: “L’aumento dei costi energetici, il calo dell’offerta in alcuni importanti comparti agricoli, e non ultimo- aggiunge il presidente di Coop Italia - la difficoltà crescente della grande distribuzione nel continuare ad assorbire aumenti dei prezzi all’acquisto ( le richieste di aumento di listino dell’industria per il 2007 sono tra il 3 ed il 4%), ci fa intravedere un futuro certamente non facile”. Coop ribadisce inoltre l’importanza strategica del ruolo di Centrale Italiana, la centrale di marketing nata dall’alleanza tra Coop, Despar, Il Gigante e Sigma: polo distributivo interamente italiano in un mercato fortemente condizionato dalla presenza di grandi gruppi distributivi esteri. “Centrale Italiana –sostiene Tassinari che della Centrale è presidente- ha completato il processo di aggregazione del Gruppo Despar Italia, siglando l’accordo per l’ingresso della Società Aspiag Service in Despar Servizi, quest’ultima già parte di Centrale Italiana. L’accordo permette il ricongiungimento della rete Despar operante nel Triveneto con oltre 500 punti vendita e un fatturato di 1,2 miliardi di euro. In tal modo, Centrale Italiana diviene un gruppo da 19,1 miliardi di euro (+4% sul 2005) con una quota di mercato del 24% e una rete di 5700 punti vendita, dei quali 85 ipermercati. L’obiettivo è raggiungere quota 25%”. Il futuro di Coop “A fronte dello scenario economico attuale disegnato nel Rapporto che presentiamo e anche pensando alle prospettive future, il ruolo di Coop non potrà che essere sempre più propositivo. E questo per la sua duplice natura: organizzazione di consumatori (sono oltre sei milioni i soci Coop), come tale in grado di interpretare e rappresentare le esigenze che dagli stessi consumatori provengono, e impresa leader nel settore della gdo che grazie alla sua forza economica può concretizzare quelle stesse esigenze –ha dichiarato Aldo Soldi, presidente Coop Ancc (Associazione nazionale cooperative di consumatori)- Lo abbiamo dimostrato recentemente con l’apertura dei primi tre corner che ospitano prodotti farmaceutici generando effetti immediati sui portafogli degli italiani. Riteniamo sia solo l’inizio di un percorso che può allargarsi a altri settori dove più competizione e più efficienza possono generare contraccolpi positivi sui bilanci delle famiglie. Questo e non altro è il ruolo di Coop e lo è da più di 150 anni. Quindi: qualità e convenienza nei tradizionali settori di attività, sviluppo su tutto il territorio nazionale, socialità, valorizzazione della produzione e della distribuzione nazionali, diversificazione in alcuni settori nuovi, utili al mercato ed ai consumatori. Così vediamo il futuro di Coop”. . . . |
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