Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Martedì 12 Settembre 2006
 
   
  UE: LA CINA RISPETTI DIRITTI UMANI E LIBERTÀ RELIGIOSA

 
   
   Bruxelles, 12 settembre 2006 - Se una maggiore cooperazione con la Cina è guardata con interesse dai deputati, in una relazione all’esame dell’Aula formulano severe critiche al Celeste Impero. Chiedono infatti un maggiore fair play in campo commerciale e condannano le numerose violazioni dei diritti umani, come la repressione delle comunità religiose, anche cristiane, il ricorso alla pena di morte, al commercio di organi umani, alle torture e ai campi di rieducazione. Altri temi riguardano le relazioni con Taiwan e l’Iran. Con 351 voti favorevoli, 48 contrari e 160 astensioni (soprattutto da parte del Pse), il Parlamento ha adottato la relazione di Bastian Belder (Ind/dem, Nl) sulle relazioni dell´Ue con la Cina. Guardando con interesse al partenariato strategico Ue-cina e alla maggiore cooperazione che ne deriverà in un gran numero di ambiti, il Parlamento sollecita però il Consiglio e la Commissione a formulare «una politica coerente e ben strutturata» nei confronti di tale Paese. Per i deputati, la Cina e l´Unione europea devono fondare il proprio partenariato e le proprie relazioni bilaterali «sull´apertura reciproca e sui capisaldi della credibilità, la stabilità, la responsabilità e la comprensione reciproca». Sono quindi sollecitate a migliorare su tali basi la propria cooperazione «in modo da svolgere un ruolo stabile, responsabile e credibile in seno alla comunità internazionale». Relazioni economiche: apertura dei mercati e lotta alla contraffazione Dopo l´allargamento, l´Unione europea è divenuta il primo partner commerciale della Cina superando il Giappone, mentre la Cina, è contemporaneamente divenuta il secondo partner commerciale dell´Unione dopo gli Stati Uniti. A questo incremento delle relazioni commerciali, tuttavia, i deputati lamentano che non siano corrisposti progressi sostanziali in materia di democrazia e diritti umani, «che sono componenti basilari del dialogo politico». Nel ritenere che le relazioni economiche e commerciali tra l´Ue e la Cina dovrebbero basarsi, da parte europea, sulla messa a punto di una strategia a lungo termine, i deputati chiedono alla Cina di realizzare progressi in numerosi campi. Sollecitano, più precisamente, lo sviluppo di un clima favorevole agli investimenti, il miglioramento della certezza del diritto per le imprese straniere, l´apertura ulteriore dei mercati nel settore bancario, dei servizi finanziari e delle telecomunicazioni e, soprattutto, di osservare le regole commerciali leali ed eque e l´applicazione delle regole dell´Omc, in particolare per quanto riguarda la protezione dei diritti di proprietà intellettuale. In materia commerciale, i deputati insistono molto sul problema della pirateria e della contraffazione dei prodotti e dei marchi europei da parte delle industrie cinesi. Notano infatti che il 70% di tutte le merci contraffatte sequestrate nel mercato europeo proviene dalla Cina e che, ogni anno, le autorità doganali sequestrano quasi cinque milioni di articoli e accessori di abbigliamento contraffatti. A loro parere ciò rappresenta «una grave violazione delle regole del commercio internazionale» e sollecitano quindi la Cina a rispettare le norme vigenti e a migliorare considerevolmente la protezione dei diritti di proprietà intellettuale e dei brevetti stranieri». La Commissione è anche invitata a sostenere le autorità cinesi in tal senso. La relazione rileva poi che i problemi emersi di recente nel settore calzaturiero evidenziano l´urgente necessità che la Cina adotti una politica anti-dumping più adeguata e sottolinea la pressante necessità di una tale politica, data l´appartenenza della Cina all´Omc. A tale proposito, accogliendo un emendamento proposto dal Ppe/de, il Parlamento chiede all´Unione europea di far rispettare dalla Cina «le regole leali ed eque del commercio internazionale». Chiedendo poi il potenziamento della trasparenza della procedura antidumping, alla Commissione è rivolto l´invito a semplificare le procedure per «facilitare l´attivazione dei meccanismi antidumping da parte delle Pmi». Inoltre, invita il Consiglio e la Commissione a riconoscere che le difficoltà riscontrate dal settore tessile, dell´abbigliamento e calzaturiero «sono di tipo sistemico». Occorre quindi che l’Esecutivo corregga gli squilibri attuali ed anticipi le sfide future nel quadro della revisione della sua strategia commerciale ed economica nei confronti della Cina. I deputati chiedono poi alla Commissione europea di esercitare pressioni politiche ed economiche per conferire flessibilità al tasso di cambio della moneta cinese che, in contrasto con la progressiva liberalizzazione del commercio mondiale, risulta «artificialmente basso». La Cina è inoltre invitata a ratificare le convenzioni dell´Organizzazione mondiale del lavoro e, in particolare, quella sulla libertà di associazione e la tutela del diritto di organizzarsi sindacalmente, così come quella sulla contrattazione collettiva. Dovrebbe anche garantire il diritto di sciopero e rispettare le norme sociali definite nel quadro dell´Oil in merito a misure efficaci per contrastare ogni forma di moderna schiavitù, di lavoro minorile e di sfruttamento, segnatamente delle lavoratrici donne, onde garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori e scoraggiare il dumping sociale. Il Parlamento, infine, riconosce che l´Ue non dovrebbe revocare l´embargo fintanto che non sarà in vigore un codice di condotta giuridicamente vincolante sulle esportazioni di armi e non sarà stata affrontata adeguatamente la situazione dei diritti umani e delle libertà civili e politiche, inclusa la questione di Piazza Tienanmen. Democrazia, diritti umani e libertà di religione La relazione sottolinea che la rapida modernizzazione socio-economica della Repubblica Popolare Cinese dovrebbe essere accompagnata dal necessario pluralismo politico e dall´ammodernamento delle istituzioni. Secondo i deputati, inoltre, «fintanto che il partito comunista cinese non sarà soggetto alle regole di uno Stato costituzionale, esso rimarrà uno Stato dentro lo Stato», e sarà pertanto estremamente vulnerabile a gravi episodi di abuso di potere, «come la piaga nazionale della corruzione dei quadri dirigenti». In proposito, i deputati si uniscono alle critiche espresse nelle riviste giuridiche cinesi, secondo cui la costituzione cinese dovrebbe anche includere il divieto di ingerenza da parte del Pcc o del governo cinese nel funzionamento della giustizia. Il Parlamento sollecita il governo cinese ad abolire la pena di morte e a dichiarare un´effettiva moratoria per le persone già condannate. Al riguardo è anche espressa preoccupazione per il fatto che la Cina è di gran lunga il paese al mondo in cui viene eseguito il maggior numero di condanne a morte, stimate in 8. 000 l´anno. Nell´invitare la Cina a rendere pubblici i dati ufficiali sulle esecuzioni nel periodo 2005/2006, i deputati appoggiano «risolutamente» la richiesta formulata da un giurista membro dell´Accademia cinese delle scienze sociali di «porre fine al commercio illegale di organi di persone giustiziate, imponendo disposizioni e controlli rigorosi». I deputati si dichiarano inoltre estremamente preoccupati per le recenti informazioni riguardanti le continue e gravi violazioni dei diritti umani perpetrate nella regione tibetana della Cina. Tra queste citano torture, arresti e detenzioni arbitrari, arresti domiciliari e altre forme di sorveglianza extragiudiziale di dissidenti, detenzioni senza processo pubblico, repressione della libertà religiosa e restrizioni arbitrarie della libertà di circolazione. Nel prendere atto del fatto che la politica cinese "del figlio unico" ha portato a uno squilibrio nella distribuzione della popolazione, i deputati sollecitano la Cina a riconoscere che il futuro equilibrio tra fasce attive e non attive della popolazione avrà considerevoli effetti economici. Invitano quindi la Cina a riesaminare l´attuazione concreta di tale politica per affrontare gli inconvenienti economici e sociali ad essa inerenti. Inoltre, manifestano profonda preoccupazione per le numerose violazioni dei diritti delle donne e delle bambine conseguenti all´imposizione forzata della politica di pianificazione familiare del governo cinese, fra cui rientrano gli aborti selettivi, le sterilizzazioni forzate e il massiccio abbandono delle bambine. Il Parlamento afferma la necessità di una legislazione dettagliata che risponda alle norme internazionali e garantisca un´effettiva libertà religiosa. In proposito è deplorata la contraddizione tra la libertà di fede, sancita dalla Costituzione e «le costanti ingerenze dello Stato» nella vita interna delle comunità religiose, «specialmente per quanto riguarda formazione, selezione, nomina e indottrinamento politico dei ministri del culto». Più in particolare, i deputati deplorano che lo Stato riconosca a solo cinque religioni il diritto a un´esistenza legale, per giunta sottoponendole al controllo delle rispettive associazioni religiose "patriottiche" cinesi. La relazione chiede poi al Consiglio di informare il Parlamento circa la sorte di vari vescovi incarcerati nella Repubblica Popolare Cinese a motivo delle loro convinzioni religiose. Inoltre, le autorità cinesi sono invitate a liberare immediatamente tutti i membri della Chiesa cristiana «che sono ancora ingiustamente detenuti e perseguitati». I deputati, peraltro, osservano che attualmente, in Cina, i cristiani che praticano la propria fede in luoghi di culto "illegali" (all´interno di case-chiesa protestanti o presso gruppi cattolici "clandestini" fedeli al Vaticano) «sono più numerosi di quelli che frequentano i luoghi di culto "patriottici"». A loro parere, d´altra parte, entrambi i gruppi di credenti, «composti di cittadini rispettosi della legge», «non rappresentano alcuna minaccia per la sicurezza pubblica». Pertanto, invitano il governo cinese «a porre fine alle persecuzioni e alla detenzione di tali gruppi di cristiani» ed affermano il diritto per i cristiani che non si riconoscono nelle "Chiese patriottiche" di praticare liberamente la propria fede. Il Parlamento prende poi atto «con rammarico» della grave violazione della libertà religiosa provocata dalle recenti illecite ordinazioni episcopali «che sono in parte frutto delle forti pressioni e minacce esercitate sul clero cattolico fedele al Vaticano da parte di organismi esterni alla Chiesa». In proposito, i deputati sottolineano la necessità del rispetto della libertà della Chiesa e dell´autonomia delle sue istituzioni da qualsiasi ingerenza esterna. La relazione esprime profonda preoccupazione per le dichiarazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, il quale afferma che la tortura continua ad essere prassi diffusa in Cina. Sottoscrive quindi le raccomandazioni preliminari indirizzate dal relatore speciale al governo cinese e riguardanti, ad esempio, una riforma del diritto penale che preveda l´aggiunta del reato di tortura, in linea con la definizione contenuta nella Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, nonché l´introduzione di un meccanismo indipendente di ricorso per i detenuti vittime di torture e maltrattamenti. I deputati invitano poi il governo cinese a rivedere le sentenze pronunciate contro i reati di "minaccia alla sicurezza pubblica", dal momento che «gli imputati non hanno fatto altro che esercitare coraggiosamente i propri diritti costituzionali fondamentali, criticando pubblicamente la politica del governo e del partito comunista cinese». D´altra parte, si rammaricano del fatto che non siano stati compiuti progressi di rilievo per quanto attiene alla liberazione dei prigionieri politici incarcerati per aver partecipato alle dimostrazioni di Piazza Tienanmen. In proposito, chiedono un riesame ufficiale degli incidenti di Piazza Tienanmen da parte delle autorità cinesi, la pubblicazione dell´elenco dei prigionieri politici e il loro rilascio incondizionato. Il Parlamento sollecita inoltre il governo cinese ad abolire la "rieducazione attraverso il lavoro" e altre forme analoghe di rieducazione forzata dei carcerati, delle persone detenute in attesa di processo e di quelle internate in ospedali psichiatrici. Condanna in particolare l´esistenza, in tutto il paese, dei campi di lavoro laogai, in cui sono detenuti attivisti democratici, sindacali e membri delle minoranze, «privati di un giusto processo e costretti a lavorare in condizioni spaventose e senza cure mediche». Parallelamente, esprime preoccupazione quanto alla possibilità che gli Stati membri dell´Unione europea importino considerevoli quantità di prodotti fabbricati, in tutto o in parte, nei campi cinesi di lavoro forzato laogai. Invita pertanto la Cina ad attestare per iscritto che i prodotti esportati non sono stati fabbricati in un campo di lavoro forzato laogai e, in mancanza di una siffatta garanzia, insiste affinché la Commissione vieti l´importazione nell´Unione europea dei prodotti in questione. Profonda preoccupazione è poi espressa per il giro di vite contro la libertà di espressione e il libero accesso ad Internet. Al riguardo, i deputati rinnovano la richiesta di astenersi dall´intimidire, reprimere o incarcerare i difensori della libertà di parola, «sia che si tratti di giornalisti e attivisti impegnati a favore dei diritti umani, sia che ciò si manifesti nel rendere impossibile l´utilizzo dell´informazione oscurando i siti web che non si adeguano alla censura di Stato». Condannano pertanto la legge relativa alla censura di Internet e chiedono in particolare che venga immediatamente riammesso in rete il sito Asianews. It (curato dal Pontificio Istituto Missioni Estere). Si dicono inoltre preoccupati dinanzi alle «politiche irresponsabili» di società Internet di primo piano come Yahoo e Google, «che hanno ceduto, direttamente o indirettamente, alle richieste di censura del governo cinese». Politica estera, relazioni con i paesi vicini Pur riconoscendo il ruolo chiave che potrebbe svolgere la Cina nella promozione della pace internazione, il Parlamento richiama l´attenzione sui timori del mondo esterno circa il fatto che, dalla metà degli anni Novanta, la spesa militare cinese registra ogni anno un tasso di aumento a due cifre. In linea con numerose risoluzioni del Parlamento europeo, i deputati raccomandano vivamente che l´embargo sulle armi imposto dall´Unione europea nei confronti della Cina «resti immutato fino a che non saranno stati compiuti maggiori progressi in materia di diritti umani». In tale contesto, ricordano la necessità di includere nei prossimi negoziati sulla politica europea di vicinato e sugli accordi di partenariato e di cooperazione l´adesione all´embargo sul commercio di armi decretato dall´Unione europea nei confronti della Repubblica Popolare Cinese. D´altra parte, esprimono preoccupazione per la vasta portata della cooperazione con la Cina nell´ambito del programma Galileo e chiedono l´introduzione di maggiori salvaguardie per assicurare che la Cina, o altri partner, non possano trasferire ad applicazioni militari le tecnologie sensibili utilizzate nel quadro del programma. Riguardo alle relazioni con Taiwan, i deputati osservano che la legge cinese antisecessione e l´attuale stazionamento di più di 800 missili lungo la costa sud-orientale della Repubblica Popolare Cinese «smentiscono il principio di una riunificazione pacifica». Invitano quindi la Cina e Taiwan a creare le basi politiche necessarie per uno sviluppo pacifico e continuo delle relazioni tra le due sponde dello Stretto, a riprendere il dialogo su tali relazioni e a rafforzare gli scambi economici e la cooperazione. Per quanto riguarda la possibilità di una riunificazione pacifica con la Cina continentale, precisa però il Parlamento, occorrerà sicuramente considerare e rispettare la volontà e il parere dei 23 milioni di cittadini taiwanesi, come pure «la sovranità e l´integrità» dell´Isola. I deputati si attendono infine che la Repubblica Popolare Cinese dia concretamente seguito alla sua dichiarata opposizione al terrorismo e alla proliferazione nucleare nelle importanti relazioni che essa intrattiene con l´Iran. In proposito, sottolineano che una decisa posizione della Rpc sull´Iran «dimostrerebbe la volontà e la capacità della Cina di assumere responsabilità internazionali». .  
   
 

<<BACK