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Notiziario Marketpress di Giovedì 02 Ottobre 2008
 
   
  PIANO TUTELA ACQUE: “STRUMENTO FONDAMENTALE PER TUTELA E VALORIZZAZIONE RISORSA UMBRIA

 
   
  Perugia, 2 ottobre 2008 – “Il Piano di tutela delle acque di cui la Regione Umbria sta per dotarsi rappresenta uno strumento fondamentale per la tutela della qualità e della quantità e la valorizzazione delle risorse idriche umbre”. Lo ha sottolineato l’assessore regionale all’Ambiente, Lamberto Bottini, illustrando contenuti ed obiettivi del Piano (“Pta”), la cui proposta è stata preadottata dalla Giunta regionale e sulla quale è aperta la fase di partecipazione. “Il Piano – ha detto - contiene le azioni strategiche e le misure che entro il 2015, come prevede la normativa nazionale che ha recepito la direttiva comunitaria in materia, dovranno consentire di raggiungere lo stato di qualità ‘buono’ in fiumi, laghi e sorgenti umbri, sotto il profilo ecologico e chimico. Attualmente, grazie alle azioni già effettuate e in corso per la riduzione e la prevenzione dell’inquinamento, l’Umbria si colloca a un livello di ‘sufficiente’, con punte di ‘buono’, ad eccezione dei due sottobacini critici del Marroggia e del Nestore, sui quali peraltro si sta già intervenendo”. Per conseguire gli obiettivi previsti dalla legge e attuare il Piano di tutela delle acque, ha aggiunto Bottini, sono previste risorse finanziarie per circa 520 milioni di euro, con interventi già attivati per oltre 103 milioni di euro e altri 164 milioni di euro in fase di attivazione, attingendo anche da stanziamenti per altri Piani e programmi, in particolare dal Programma di sviluppo rurale 2007/2013. “Il Piano di tutela delle acque – ha detto ancora Bottini – è frutto di un imponente lavoro conoscitivo e di monitoraggio sulla risorsa idrica regionale effettuato dall’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente). È un piano complesso, che si interseca con altri atti di pianificazione, e in parte è già stato realizzato, ad esempio con gli interventi per la riduzione delle perdite dalle reti acquedottistiche previsti dal Piano acquedotti regionali. Elemento centrale per garantire la quantità della risorsa acqua è il contenimento dei consumi idrici, che chiama in causa anche i comportamenti individuali”. “Il Piano di tutela delle acque – ha detto il direttore generale dell’”Arpa” Svedo Piccioni – rappresenta un atto di fondamentale importanza sia per i suoi contenuti, sia perché consente una strategia d’intervento integrato tra i vari settori di riferimento, dall’agricoltura all’ambiente, all’industria, facendo da cerniera delle azioni per lo sviluppo dell’Umbria”. “Con il Piano di tutela delle acque – ha rilevato Angelo Viterbo, dirigente del Servizio Risorse idriche e rischio idraulico della Regione Umbria – si compie un notevole passo avanti nelle politiche ambientali rispetto al Piano regionale di risanamento delle acque di cui l’Umbria si è dotata fin dal 1986. L’atto è predisposto, infatti, sulla base di un approccio integrato tra qualità e quantità delle risorse idriche al’interno di un bacino, tra acque superficiali e sotterranee”. Tra le misure quantitative individuate dal “Pta”, il dirigente regionale ha ricordato l’obbligo del rispetto del “Deflusso minimo vitale” (la portata del corso d’acque che deve garantire la salvaguardia delle caratteristiche fisiche e chimico-fisiche delle acque e il mantenimento delle specie viventi presenti), la drastica riduzione al 25% al 2015 delle perdite dalle reti acquedottistiche, il risparmio sulle utenze private e pubbliche, l’incentivazione al risparmio e alla riduzione dei consumi e prelievi nel settore industriale, il risparmio dell’acqua nei sistemi irrigui e il riutilizzo delle acque depurate provenienti dal settore civile in agricoltura. Quanto alla qualità, ha ricordato, le misure previste riguardano – tra l’altro - il miglioramento dell’efficienza del sistema fognario per gli agglomerati con più di duemila abitanti equivalenti (con il raggiungimento del 90% della copertura entro il 2015) e della depurazione civile, l’adeguamento degli scarichi industriali alle normative europee. Per la riduzione dell’inquinamento da fonti agricole, tra le azioni del “Pta” figurano l’utilizzo di tecniche di fertilizzazione ottimali, ammodernamenti degli allevamenti zootecnici e una forte riduzione degli impatti ambientali nelle aree critiche regionali. La Scheda - Il Piano di Tutela delle Acque (“Pta”) è uno specifico piano di settore di cui le Regioni si devono dotare per la protezione delle risorse idriche (in base al decreto legislativo 152/2006 che ha recepito la direttiva comunitaria e che costituisce, nella parte Iii, l’attuale “legge quadro” sulla tutela delle acque dell’inquinamento). Il Piano deve prevedere le misure per il raggiungimento dello stato ambientale buono entro il 31 dicembre 2015 in fiumi, laghi, falde e deve essere approvato entro il 31 dicembre 2008. Gli obiettivi generali del “Pta” sono quelli di prevenire e ridurre l’inquinamento e risanare i corpi idrici inquinati, migliorare lo stato delle acque e proteggere quelle destinate a particolari usi, perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche con priorità per quelle potabili, mantenere la capacità di autodepurazione dei corpi idrici e la capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate. La proposta di “Piano regionale di tutela delle acque”, predisposta dal Servizio Risorse idriche e rischio idraulico della Regione Umbria e da “Arpa” (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) Umbria è stata preadottata dalla Giunta regionale e pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Umbria e sul portale web della Direzione regionale Ambiente, territorio e infrastrutture per “assicurare la più ampia partecipazione del pubblico e degli altri soggetti interessati”. La preadozione della proposta è stata preceduta, nel giugno scorso, dall’approvazione del documento preliminare al “Pta” e dalla consultazione sulla Valutazione ambientale strategica (“Vas”). Durante questa fase, sono state raccolte osservazioni, suggerimenti e contributi per il completamento del rapporto preliminare ambientale che – a fine agosto – ha ottenuto il parere favorevole dell’Autorità competente. Contemporaneamente alla preadozione della proposta di Piano, il 23 settembre scorso, è stata avviata la fase di partecipazione che si concluderà il 21 novembre 2008. Il “Pta” della Regione Umbria si compone di tre parti. La Parte I contiene il quadro di riferimento normativo e i vincoli, indirizzi e obiettivi contenuti in altri atti di pianificazione di settore. La Ii presenta il quadro di riferimento ambientale, lo stato delle conoscenze e la valutazione delle pressioni e degli impatti dell’attività dell’uomo sulle acque superficiali e sotterranee. In particolare, nella sezione Ii, vengono valutati gli usi della risorsa idrica e i carichi inquinanti. Emerge, tra l’altro, che i prelievi autorizzati ammontano a circa 286 milioni di metri cubi all’anno (di cui circa 105 per uso irriguo e oltre 113 per uso civile). Nera e Topino-marroggia risultano i due sottobacini con prelievi maggiori calcolati attorno ai 70 milioni di metri cubi ciascuno. Quanto ai carichi inquinanti identificati, la “domanda biochimica di ossigeno” (Bod5, assunto come misura del carico organico inquinante) proviene per l’83% da fonti puntuali (civili e produttive). Diverso il discorso per i nutrienti: l’80% dell’azoto “sversato” è di origine diffusa, con il 64% di origine zootecnica e il 16% di origine agricola, mentre del 54% del fosforo sversato il 43% è di origine zootecnica e l’11 agricola. È stato, inoltre, valutato lo stato di qualità ambientale. Per i corsi d’acqua, la situazione è, nel complesso, “sufficiente”, con maggiori criticità nel Marroggia e nel Nestore (per i quali sono in corso progetti di riqualificazione). Relativamente alla quantità di acqua, le maggiori criticità sono localizzate nel settore centro occidentale del territorio regionale dove i corsi d’acqua non hanno flussi di base significativi in grado di sostenere portate abbondanti nel periodo estivo e di sopperire alle esigenze irrigue della stagione. A questo si aggiunge la particolare situazione idrologica del Lago Trasimeno. La Parte Iii contiene le azioni strategiche e gli interventi del Piano. La parte Iii del “Pta” contiene le misure e gli interventi del Piano. Nove le sezioni in cui è articolata in cui sono descritte le misure per la tutela quantitativa della risorsa e per il risparmio idrico (comprese le misure per adeguare il sistema delle concessioni e autorizzazioni ai prelievi) e quelle per la tutela qualitativa con la riduzione dell’inquinamento da fonti diffuse e puntuali. In particolare, per il sistema fognario si prevede l’obbligo di estendere la copertura delle reti fognarie a tutti gli agglomerati di consistenza superiore a 200 “Ae” (abitanti equivalenti) e la totale eliminazione dei casi in cui i reflui sono canalizzati, ma non depurati. Per il sistema depurativo sono previsti, tra gli altri, interventi di potenziamento della capacità depurativa di 59 impianti e adeguamenti. Tra le misure per le attività produttive, l’ottimizzazione degli impianti di itticoltura e del trattamento depurativo degli scarichi. La riduzione dell’inquinamento da fonti diffuse viene perseguita attraverso la corretta applicazione delle direttive tecniche regionali relative all’uso agronomico dei reflui zootecnici e delle acque di vegetazione e l’attuazione del Programma di azione per le zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola. Una sezione è dedicata al quadro economico finanziario, che tende a sviluppare e armonizzare le misure di Piano con gli strumenti attuativi della politica delle acque già operativi su scala regionale (Accordo di programma quadro Stato – Regione, Piani e programmi comunitari, Piano di emergenza idrica). Sono previste, inoltre, attività di informazione e sensibilizzazione sugli obiettivi del Piano e un programma di verifica dei risultati attesi. .  
   
 

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