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Notiziario Marketpress di
Lunedì 06 Ottobre 2008 |
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AL PICCOLO TEATRO STUDIO, DALL’8 AL 19 OTTOBRE RITTER/DENE/VOSS: UN BERNHARD PER LA MILANO, 6 OTTOBRE 2008 - “MEGLIO GIOVENTÙ” DEL TEATRO ITALIANO
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Al Piccolo Teatro Studio, dall’8 al 19 ottobre “un Bernhard per la mia generazione”: così Piero Maccarinelli definisce Ritter/dene/voss, lo spettacolo del quale cura la regia, prodotto dal Teatro di Roma e che vede insieme in scena Massimo Popolizio, Maria Paiato, Manuela Mandracchia Tra i massimi autori della letteratura contemporanea non solo di lingua tedesca, Thomas Bernhard scrive la piéce nel 1984. Il titolo deriva dai cognomi di tre grandi attori della compagnia di Claus Peymann (regista e direttore artistico di prestigiosi teatri tedeschi, tra cui il celebre Berliner Ensemble brechtiano) - Ilse Ritter, Kirsten Dene e Gert Voss - che, in realtà, nulla hanno a che vedere con i reali protagonisti dell’opera. Ritter, Dene e Voss sono infatti tre surreali, tragicomici fratelli, protagonisti di una vicenda al limite della follia: Ritter e Dene, attrici, sono in attesa del fratello Voss, “filosofo”, autore di un trattato di logica, la cui figura allude a Ludwig Wittgenstein. Voss si è fatto volontariamente rinchiudere nel manicomio di Steinhof e saltuariamente viene convinto a ritornare a casa dalla sorella Dene, contro il parere di Ritter. Lo spettacolo racconta l’attesa di Voss, il suo arrivo a casa e gli eventi che ne conseguono. “Il grande austriaco”, spiega Maccarinelli, “l’ho sempre affrontato con gli attori più prestigiosi della generazione dei mostri sacri. Gianrico Tedeschi e il suo splendido Riformatore del mondo (1996), la grande indimenticabile Valeria Moriconi e la sua terribile madre in Alla meta (1987) e la sua acida e grottesca gigantesca Clara di Prima della pensione (2001). Tutti grandi attori”, prosegue il regista, “che, per usare un termine caro a Bernhard, sanno di sangue, sudore e stallatico, perché questo credo sia il segreto del genio austriaco: scrivere testi solo apparentemente alti o gelidi che riescono a innervarsi e a diventare capolavori anche grazie al sangue, al sudore e allo stallatico degli attori che gli danno vita, passando da vertici filosofici alle contaminazioni più basse e sordide proprio come nella vita. Ecco perché”, conclude, “ritengo per me doveroso affrontare questo Bernhard generazionale dove Ritter, Dene e Voss, i tre fratelli-attori, in un gioco al massacro dissacrante e lucido, prenderanno vita grazie alle voci e ai corpi di tre fra i migliori attori della mia generazione: Maria Paiato, Manuela Mandracchia e Massimo Popolizio, alla ricerca costante di quello stesso sangue sudore e stallatico che, con rigore, gli attori che li hanno preceduti hanno saputo trovare”. . |
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