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Notiziario Marketpress di Martedì 12 Settembre 2006
 
   
  LA GIUNTA VENETA NON DÀ ASSENSO PER RICERCA IDROCARBURI NEI TERRITORI PADOVANO E POLESANO

 
   
   Venezia, 12 settembre 2006 - La Giunta regionale del Veneto, su proposta dell’assessore Renato Chisso, ha deciso di non dare il proprio assenso al Ministero delle Attività Produttive sulla istanza di permesso per la ricerca di idrocarburi “Sabbioni” nel territorio delle province di Padova e Rovigo, avanzata da due società di settore. “Le motivazioni per le quali abbiamo negato l’assenso, senza il quale il permesso non può essere concesso – ha spiegato Chisso – si rifanno ad una serie di considerazioni di carattere ambientale”. Tra l’altro mancano indicazioni relative alla esatta località dove andranno effettuati i rilievi sismici e la perforazione del pozzo esplorativo, cosa che non permette di valutare la compatibilità ambientale con l’area dove l’operazione sarebbe effettuata. In particolare, l’esecuzione di ricerche utilizzando il rilievo sismico con microesplosioni comporta la perforazione di pozzetti di qualche decina di metri di profondità, cosa che può formare degli scavernamenti con ripercussioni fino alla superficie e, in vicinanza di corsi d’acqua, anche la possibilità di innescare fontanazzi che possono indebolire le arginature. La ricerca di metano in depositi clastici porosi che risultano a poca profondità (1000 metri) potrebbe inoltre determinare perturbazioni in superficie e nel sottosuolo per i sistemi acquiferi (ad es. Favorendo l’intrusione salina) con la compromissione di delicati equilibri naturali, assestamenti dei sedimenti, interconnessione di falde acquifere sotterranee a diversa salinità, separate in origine da setti impermeabili, con rischio grave di modifiche dell´assetto naturale. “A questo si aggiunga che l’area del permesso – ha detto ancora Chisso – ricade in zone particolarmente fragili dal punto di vista ambientale, in buona parte bonificate e a quote molto basse rispetto al livello marino (ci sono vaste aree attorno al metro di quota, ma anche ad di sotto del livello del mare), con falda freatica prossima al piano campagna, con possibile presenza di acque metanifere, soggette al fenomeno della subsidenza naturale, nel passato anche per estrazioni dal sottosuolo, per le quali la Regione ribadisce la ferma contrarietà alle perforazioni per la ricerca e la coltivazione di idrocarburi”. “Risulterebbe un grave rischio – ha aggiunto l’assessore – svolgere attività di ricerca nel sottosuolo mediante perforazioni dirette sia per il rilievo sismico con microesplosivi, sia attraverso pozzi esplorativi, che potrebbero determinare la venuta spontanea a giorno dell’acqua spinta dal metano in essa miscelato per la possibilità di intercettare sacche in pressione, un tempo sfruttate per le estrazioni superficiali. Si tratta di fenomeni che possono diventare incontrollati con rischio sia nell’immediato, per incendi ed esplosioni, che persistente nel tempo con possibilità di scavernamenti nel sottosuolo e fenomeni circoscritti di subsidenza che possono coinvolgere le strutture limitrofe. In ogni caso l’area individuata dalla richiesta di permesso è vicina alla Zona di Protezione Speciale “Bacino Val Grande – Lavacci” ed è prossima ai Siti di Interesse Comunitario “Delta del Po: tratto terminale e Delta Veneto” e “Fiume Adige fra Verona est e Badia Polesine”. “Va infine sottolineato – conclude Chisso – che l’esigenza di salvaguardia delle aree costiere dell’Alto Adriatico e le conseguenti valutazioni di compatibilità ambientale condotte dal Ministero dell’Ambiente hanno determinato il divieto assoluto di prospezione, di ricerca e di coltivazione di idrocarburi nel tratto di mare compreso tra il parallelo passante per la foce del fiume Tagliamento e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po. Di conseguenza, l’impedire precauzionalmente le attività di ricerca e di coltivazione anche sulla terraferma è motivato dalla possibilità che si possano creare variazioni dell’assetto altimetrico del territorio, tali da determinare impedimenti allo sgrondo delle acque che avviene meccanicamente, con possibili allagamenti delle aree, risalite del cuneo salino lungo i corsi d’acqua, con compromissione delle colture, deposizione di sedimenti lungo i fiumi già pensili, modifiche della linea di costa per variazioni di apporto dei sedimenti. Non da ultimo va posta in evidenza la generale e comprensibile avversità della popolazione nei riguardi di tali attività di ricerca di idrocarburi nel territorio Polesano, dove c’è una salda memoria storica delle conseguenze disastrose derivate dalle estrazioni di acque metanifere in queste aree fragili”. La Giunta veneta aveva già negato l’assenso alla ricerca in questione nel 2003 e il Ministero nel 2004 aveva rigettato l’istanza, ma le società interessate avevano impugnato i relativi provvedimenti avanti al Tar del Lazio, che ha accolto il ricorso, e avevano rinnovato la richiesta. .  
   
 

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