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Notiziario Marketpress di Mercoledì 08 Ottobre 2008
 
   
  IN TRENTINO NON SI REGISTRA UNA STRETTA CREDITIZIA DA PARTE DEL SISTEMA BANCARIO. ALLO STUDIO MISURE DI RISTRUTTURAZIONE FINANZIARIA ATTRAVERSO GLI ENTI DI GARANZIA.

 
   
  Trento, 8 ottobre 2008 – In Trentino non esiste al momento un problema di liquidità relativamente all’accesso al credito da parte delle imprese, anche se la stretta creditizia può acuire gli squilibri presenti nella struttura finanziaria delle stesse e aggravare notevolmente gli oneri che devono sostenere. Ma se la crisi internazionale dovesse durare a lungo, potrebbero esserci significativi contraccolpi anche a livello locale; la Provincia autonoma di Trento e il sistema bancario, assieme a Confidi, cioè agli enti di garanzia creati dalle imprese per favorirne l’accesso al credito, si impegnano perciò fin da ora a prendere in esame alcune nuove misure di intervento. Queste misure dovranno favorire, ove necessario le opportune operazioni di ristrutturazione finanziaria delle imprese, per ridefinire la qualità del credito e consentire un corretto accesso agli strumenti di provvista finanziaria. Questo in sintesi quanto emerso ieri nel corso del primo incontro del Tavolo congiunto Provincia-istituti bancari, costituito lo scorso venerdì. Presenti all’incontro – coordinato dal dirigente generale del Dipartimento Affari finanziari Ivano Dalmonego, coadiuvati dai dirigenti generali dell’Industria, artigianato e miniere Paolo Spagni e del Turismo, commercio e promozione Paolo Nicoletti – i rappresentanti dei tre enti di garanzia indicati comunemente con la sigla Confidi, ovvero Confidimpresa trentino (industria e terziario), Cooperativa artigiana di garanzia (artigianato) e Cooperfidi (cooperazione e imprese agricole), ed inoltre degli istituti bancari Unicredit, Btb e Cassa centrale delle Casse rurali. Al centro dell’attenzione, l’impatto della crisi finanziaria mondiale sulle imprese trentine che – come ricordato da Dalmonego – rappresentano un elemento di fondamentale importanza della “piattaforma produttiva” trentina, per il bagaglio di competenze e di capacità imprenditoriali che racchiudono, per le migliaia di lavoratori occupati e non da ultimo perché con i loro versamenti contribuiscono a finanziare l’Autonomia speciale per oltre il 55% delle risorse a disposizione della Provincia. Dalla disamina della situazione locale proposta dagli attori del sistema creditizio emerge innanzitutto un dato positivo: nel nostro territorio – a differenza che altrove – al momento non esiste una stretta creditizia che preclude alle imprese la normale provvista finanziaria. Questo significa che le imprese che si rivolgono alle banche per ottenere dei finanziamenti sul breve e o sul medio-lungo periodo li trovano, subordinatamente alla verifica delle condizioni del merito. E’ altresì ritenuta idonea l’ampiezza degli attuali fondi di rischio a disposizione degli enti per la concessione di garanzie alle imprese associate per accedere agli ordinari canali di finanziamento. Dove risiedono allora gli eventuali motivi di preoccupazione? Innanzitutto, nella durata della crisi: è evidente che se essa si prolungasse nel tempo, i suoi effetti potrebbero farsi sentire anche in Trentino. C’è poi un secondo ordine di criticità che è acuito dalla crisi finanziaria mondiale ed attiene alla struttura delle fonti di finanziamento di taluni segmenti di imprese locali, soprattutto di piccole dimensioni. Parliamo di alcune questioni già note agli addetti ai lavori, in sintesi: un eccesso di esposizione delle imprese sul breve termine (attraverso il tipico strumento dell’indebitamento a breve, cioè i fidi), rispetto al medio-lungo termine (mutui per investimenti), una certa frantumazione del panorama del credito nonché la crescente difficoltà che le imprese incontrano nella riscossione dei crediti nell’attuale congiuntura finanziaria. Queste problematiche non hanno una diretta attinenza con ciò di cui si parla in questi giorni, ovvero con la crisi innescata dal crollo dei mutui negli Usa; tuttavia in una situazione di generale “debolezza” del sistema tendono ad originare rilevanti impatti negativi sia sulla struttura finanziaria delle imprese sia sull’equilibrio economico della gestione, in relazione alla crescita esponenziale degli oneri finanziari. Il pericolo quindi è che anche imprese “sane” e con prospettive di sviluppo possano essere coinvolte dalla crisi finanziaria con pregiudizio per la stessa continuità gestionale. L’ipotesi presa in esame stamani, e condivisa da tutti i presenti, è quella di valutare la possibilità di creare, con il sostegno della Provincia autonoma, fondi rischi speciali da collocare presso i Confidi, da utilizzarsi essenzialmente per due scopi: favorire processi di ristrutturazione finanziaria da parte delle imprese (al fine di riequilibrare la struttura delle fonti da breve a medio-lungo periodo) ed eventualmente abbattere di qualche punto i tassi di interesse, specie se essi dovessero attestarsi nel prossimo futuro su livelli molti alti. L’attivazione di fondi rischi speciali può costituire uno strumento importante di intervento da parte degli enti di garanzia per accompagnare il difficile momento congiunturale ed essere in grado di adottare gli interventi più appropriati in caso di ulteriore aggravamento delle condizioni del mercato finanziario. Il tavolo tornerà a riunirsi nei prossimi giorni per riesaminare nel dettaglio le proposte emerse stamani, valutando anche una eventuale tempistica per la loro applicazione. .  
   
 

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