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Notiziario Marketpress di Mercoledì 08 Ottobre 2008
 
   
  TRENTO: BARRIERE ARCHITETTONICHE, UN PROBLEMA DI TUTTI UN SEMINARIO PER 150 TECNICI COMUNALI

 
   
  Trento, 8 ottobre 2008 – “Suona il campanello che vengo a prenderti”. Per molti disabili l’appuntamento con le scale di casa, l’ascensore o l’ingresso di un edificio pubblico è fatto di telefonate, richieste, attese di qualcuno che venga in aiuto per superare un gradino (o gradone), spingere una carrozzina, aprire una porta. Si chiamano “barriere architettoniche” ed il nome già indica chi le ha create: progettisti, architetti, urbanisti che pensano, progettano e costruiscono edifici, spazi e percorsi per cittadini adulti e sani, meglio se atletici e non troppo robusti, dimenticando che i primi ad esprimere un bisogno di vivibilità urbana sono soprattutto disabili, anziani e bambini e dimenticando anche che ognuno di noi è potenzialmente disabile. Considerazioni, queste, che fanno da premessa al seminario “Evoluzione delle norme di attuazione sull’eliminazione delle barriere architettoniche” che si è aperto stamane alla Sala Rosa della Regione. A promuovere il seminario - specificamente rivolto ai tecnici comunali e che, visto l’alto numero di partecipanti (oltre 150 gli iscritti), sarà ripetuto anche domani e dopodomani - è il Servizio Politiche sociali e abitative della Provincia autonoma di Trento in collaborazione con il Consorzio dei Comuni trentini. Le opere pubbliche, le costruzioni private, le diverse strutture e tutti gli spazi accessibili alle persone vanno pensati, progettati e realizzati in funzione di una piena e generale fruibilità, senza distinzione alcuna. Individuare percorsi, accessi, servizi igienici, ascensori ad uso esclusivo del disabile è concettualmente sbagliato: spazi, edifici, servizi devono infatti essere accessibili a tutti, comprese anche le persone disabili. Tutti noi, infatti, possiamo incappare nell’arco della vita in un evento che ci rende temporaneamente “invalidi”: basta una malattia, un trauma, un infortunio sul lavoro o un incidente stradale, senza contare che la maggior parte di noi è destinato ad invecchiare, con tutto ciò che questo significa in termini di ridotta capacità di movimento. Purtroppo però, oggi si progetta per i “normali”, e solo successivamente si adatta un edificio per i disabili. Ma servoscala, maniglioni e percorsi “protetti” riservati ai disabili non fanno altro che confermare la regola, e rendere semmai ancora più diversi e marginalizzati i disabili stessi. “Progettare bene – afferma Renato Dellai del Servizio politiche sociali e abitative, uno dei relatori al seminario – deve diventare non uno slogan ma soprattutto un concetto di qualità. Gli spazi, i servizi e l’utilizzo di innovazioni nel settore impiantistico sono da ritenersi patrimonio di tutti. Il superamento delle barriere architettoniche nel suo complesso può giocare un ruolo concreto e trainante per la modernizzazione del sistema casa-paese-città”. Dopo un inquadramento storico della normativa in materia (Tamara Gasperi, Servizio Politiche sociali e abitative) e le anticipazioni sulle modifiche alla normativa nazionale (Lidia Borghini, responsabile della disciplina per il superamento delle barriere architettoniche della Regione Piemonte e membro della Commissione ministeriale permanente), il seminario ha affrontato i casi concreti, quelli con i quali i tecnici comunali si misurano ogni giorno. .  
   
 

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