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Notiziario Marketpress di Mercoledì 08 Ottobre 2008
 
   
  DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA: L´EUROPA IN MANO AI CITTADINI

 
   
  Bruxelles, 8 ottobre 2008 - La cura al gap democratico emerso dapprima nel No olandese e francese alla costituzione europea, poi dal rifiuto irlandese al Trattato di Lisbona, ha un nome e cognome: democrazia partecipativa. Per la prima volta nella storia europea, il nuovo trattato, in stallo dopo l´impasse irlandese, includerebbe infatti se adottato un diritto di iniziativa appannaggio dei cittadini europei. Basterà infatti un milione di firme per chiedere alla Commissione europea di legiferare in una determinata sfera. Un modo nuovo per affermare una democrazia partecipativa e responsabile, rafforzando il legame democratico proprio dell´Ue. Un nuovo potere - Quante firme basteranno? Come dovranno essere raccolte e in quanto tempo? Quanti Stati membri dovranno essere coinvolti? Sono state queste le questioni più ricorrenti emerse nel dibattito del 18 settembre in commissione parlamentare affari costituzionali, in vista della relazione d´iniziativa affidata all´eurodeputata tedesca Sylvia-yvonne Kaufmann del gruppo confederale della sinistra unitaria europea (Gue/ngl). Per il tedesco Jo Leinen (Pse), presidente della commissione parlamentare e già membro della Convenzione sul futuro dell´Europa, è un passaggio cruciale che sposta l´attenzione da "un´Europa di Stati a un´Europa dei cittadini", garantendo un maggior coinvolgimento della gente. "É uno strumento legale, gli fa eco la relatrice tedesca, per favorire una democrazia partecipativa sopranazionale. Un apertura alla democrazia diretta e alla partecipazione attiva dei cittadini". Un milione di firme - Questo strumento era emerso durante i lavori della Convenzione europea, in preparazione di un Trattato che ridefinisse competenze e modus operandi dell´Ue. Un lavoro a cui partecipò il professore tedesco Jürgen Meyer in qualità di membro del Bundestag. Grazie a questa possibilità la società civile "viene messa sulla stessa stregua del Parlamento europeo", dichiara. Per Meyer basterebbero al massimo "un milione di firme raccolte in sei paesi entro due anni al più", e la Commissione europea dovrebbe giustificare in maniera esaustiva ogni rifiuto all´azione". I rappresentanti delle Ong presenti al dibattito hanno sottolineato la necessità di dare valore legale a tale strumento, incluso la possibilità di fare ricorso in caso di inammissibilità e permettere la partecipazione di tutti i residenti nell´Ue. I leader europei affronteranno l´argomento in occasione del summit europeo del prossimo 15-16 ottobre a Bruxelles. .  
   
 

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