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Notiziario Marketpress di Giovedì 09 Ottobre 2008
 
   
  LA CRISI FINANZIARIA DISCUSSA AL PARLAMENTO EUROPEO

 
   
   Bruxelles, 9 ottobre 2008 - L´ue deve agire in maniera coordinata per affrontare la crisi dei mercati finanziari e gli Stati membri devono evitare decisioni unilaterali che implicano problemi ai loro vicini. E´ quanto ha sostenuto la maggioranza dei deputati nel corso del dibattito in vista del prossimo Vertice europeo. Molti gruppi hanno accolto con favore il progetto di un gruppo di alto livello per studiare le politiche di vigilanza del mercato anche se alcuni si sono lamentati che in passato non si è fatto abbastanza. Dichiarazione della Presidenza - Jean-pierre Jouyet, Ministro per gli affari europei, riferendosi alla crisi finanziaria ha sottolineato che, a livello europeo, si è avuto un coordinamento reale, in quanto le banche, i regolatori e la Commissione europea hanno lavorato insieme. Ricordando che «l´Unione europea non è uno Stato federale come gli Usa», si è compiaciuto dell´annuncio coordinato del taglio di mezzo punto percentuale da parte delle Banche centrali di tutto il mondo e ha sottolineato l´importanza di stabilizzare il mercato interbancario. Ha quindi invitato la Commissione a dar prova di «flessibilità» per quanto concerne gli aiuti di Stato americani e le regole di concorrenza, esortando il Fondo monetario internazionale ad agire come un vero «vigile finanziario». Per quanto riguarda il trattato di Lisbona, ha ricordato che il governo irlandese dovrebbe presentare una roadmap che tutti gli Stati membri potranno sottoscrivere durante il Consiglio europeo di dicembre. Ha quindi concluso ribadendo che «abbiamo più che mai bisogno del trattato». Dichiarazione della Commissione - Per José Manuel Barroso, Presidente della Commissione, l´Europa possiede la normativa necessaria per affrontare la crisi dei mercati finanziari, anche se sarà un test difficile per la sua capacità di coordinarsi efficacemente e rapidamente. Gli interventi pubblici vengono effettuati principalmente a livello nazionale, dove si trovano denaro e competenze. Tuttavia, ha proseguito, gli Stati membri devono agire in base a principi comuni, tenendo in considerazione gli effetti transfrontalieri delle operazioni di salvataggio, in quanto «due terzi degli assetti bancari europei comprendono aspetti transfrontalieri». Ha quindi concluso ricordando che la Commissione sta mettendo a punto un gruppo ad alto livello - che sarà presieduto da Jacques de Larosière, ex Direttore generale del Fondo monetario internazionale - cui parteciperanno Neelie Kroes, commissario alla concorrenza, Joaquin Almunia, commissario per gli affari economici e monetari e Charlie Mccreevy, commissario per il mercato interno. Interventi in nome dei gruppi politici- Joseph Daul (Ppe/de, Fr) ha ricordato che la crisi finanziaria preoccupa l´economia, il mercato del lavoro e milioni di cittadini che lavorando hanno risparmiato per poi constatare che il frutto dei loro sforzi è vulnerabile. L´europa deve fronteggiare la crisi ed imparare da questa lezione, mettendo insieme i propri sforzi al fine di minimizzare l´impatto sulle proprie economie e sulle proprie imprese, in particolare quelle piccole e medie, che necessitano di misure di sostegno. I mercati finanziari, ha proseguito, non stanno funzionando correttamente, le agenzie di rating non sono in grado di pubblicare dati che dimostrano i veri livelli di solvibilità ed è «inaccettabile» che coloro che hanno messo in ginocchio le banche non siano chiamati a renderne conto. Ha poi esortato gli Stati membri che ancora non hanno ratificato il trattato di Lisbona a farlo al più presto, auspicandone l´adozione finale per dicembre. Abbiamo bisogno del trattato per permettere all´Unione di prendere decisioni forti, che riguardino sia la crisi finanziaria che le proprie istituzioni, ha concluso. Per Martin Schulz (Pse, De) la scelta del commissario Almunia come membro del gruppo ad alto livello è stata eccellente. Si è però dichiarato meno entusiasta di quella del commissario Mccreevy, da lui definito «apologeta dell´illimitato capitalismo di mercato». E ciò equivarrebbe a «mettere un piromane a capo dei pompieri», aggiungendo anche che il commissario Kroes «vuole sbarazzarsi delle casse di risparmio pubbliche». «Per anni, ha proseguito, ci siamo sentiti dire che il mercato ce l´avrebbe fatta», ma «il mainstreaming liberale è appena collassato in massa». Bisogna quindi pensare molto a regole idonee per la nuova architettura e ha chiesto di proibire per legge alcune forme di speculazione. Graham Watson (Alde/adle, Uk) ha sottolineato la necessità di una risposta collettiva alla crisi finanziaria, anche perché non è sostenibile una situazione in cui ogni Stato membro sorprende gli altri con decisioni unilaterali che hanno implicazioni multilaterali. Se taluni pensano di «ballare sulla tomba del capitalismo», ha proseguito, «le soluzioni non saranno trovate in mercati chiusi e in economie controllate». Quanto stiamo osservando, ha notato, «non è il fallimento dell´economia di mercato, quanto gli eccessi di mercati non regolati». «L´ingordigia di singoli banchieri, traders e speculatori - ha aggiunto - è certamente da condannare», ma va anche criticato il fallimento dei governi che non hanno garantito la trasparenza e l´onestà dei loro affari. Ha poi rilevato la necessità di rafforzare il coordinamento tra i regolatori nazionali. Infine, ha sottolineato la necessità che il Consiglio europeo porti avanti le discussioni sul trattato di Lisbona. Per Pierre Jonckheer (Verdi/ale, Be) la crisi finanziaria mostra l´inadeguatezza delle regole europee condivise e, pertanto, «abbiamo bisogno di più Europa e non di meno Europa». In merito alle responsabilità, ha affermato che «è fin troppo facile puntare il dito contro la Commissione, visto che taluni commissari hanno fallito con la legislazione». A suo parere, inoltre, la crisi finanziaria non implica che la crisi ecologica sia finita. Brian Crowley (Uen, Ie) ha sottolineato la necessità primaria di garantire le persone comuni. Le banche, a suo parere, hanno avuto queste garanzie alle quali però occorre associare la responsabilità. Non si tratta solo di tagliare le remunerazioni dei manager, ha spiegato, ma di garantire che il ciclo economico ritorni dove dovrebbe essere. Riguardo al trattato di Lisbona, ha rilevato che non bisogna obbligare nessuno a ratificarlo. Si è infine congratulato con il Consiglio per gli sforzi realizzati nei confronti della Russia e della Georgia per trovare una soluzione pacifica. Per Francis Wurtz (Gue/ngl, Fr) i leader europei «si sono sbarazzati della moderazione» e ciò «ha aumentato le disuguaglianze tra i cittadini». «Questo sistema capitalistico è così brutale - e lo è stato per gli ultimi dieci anni - ed i leader europei dovrebbero essere considerati i responsabili di questa brutalità». Ha poi chiesto maggiore onestà e la garanzia che le piccole e medie imprese non perderanno i loro esigui capitali. Fino ad ora, ha aggiunto, siamo stati troppo timorosi, troppo lenti e poco chiari su questo fronte». Ha poi sottolineato l´importanza dell´etica in quanto l´efficienza da sola «non sarà in grado di impedire la magia dell´industria finanziaria di trarre profitti da questa situazione disastrosa». Infine, ha ricordato che ora «vi è la necessità di una politica reattiva ed innovativa utile ai cittadini europei». Per Nigel Farage (Ind/dem, Uk) ha osservato che i sorrisi dei leader europei erano deboli la settimana scorsa, quando hanno parlato di solidarietà perché il piano «in stile Usa» del Presidente Sarkozy era già fallito. Ha poi sottolineato l´ipocrisia della nozione di solidarietà, sostenendo che gli Stati membri stanno agendo per il proprio interesse. A suo parere, quanto successo la settimana scorsa, rappresenta «l´inizio della fine del progetto pazzo e non voluto» di sottrarre il potere ai singoli Stati. Interventi dei deputati italiani - Cristiana Muscardini (Uen, It) si è detta perfettamente d´accordo con quanto dichiarato dal Presidente Sarkozy ad Evian, ossia che solo l´azione coordinata delle banche centrali e dei governi permetterà di contenere il rischio sistemico. Tuttavia, ha aggiunto, ciò non toglie che «abbiamo ancora alcuni inquietanti dubbi sul perché la Banca centrale europea non abbia abbassato prima i tassi rispetto a quanto stava avvenendo sul mercato americano, sul mercato mondiale e sul mercato finanziario anche di alcuni paesi dell´Unione europea». Si è quindi chiesta «perché non ci sia stata una posizione chiara sul problema dei derivati» sapendo che «questo prodotto ha indebitato in maniera esponenziale alcuni importanti istituti pubblici e amministrazioni pubbliche italiane ed europee». Ma si è interrogata anche sul motivo per cui «si è continuato in una politica di accorpamento degli istituti bancari, creando in molte occasioni colossi d´argilla senza tenere conto del reale sistema» nei diversi Stati membri. Ha poi chiesto perché «il credito al consumo non sia stato controllato, creando perciò un indebitamento esponenziale sia da parte dei privati che, a catena, degli istituti bancari». Ha quindi sollecitato l´Europa ad avere «il coraggio di rivedere il Patto di stabilità che appartiene ormai al secolo scorso». Di fronte a crisi nuove ed esponenziali, ha aggiunto, occorrono decisioni che siano rapide e certe. E occorre «che il Consiglio dica chiaramente che la Commissione ha il dovere di abbassare in maniera più evidente il costo del carburante». Per Mario Borghezio (Uen, It) l´Europa «non ha difeso i popoli dalla speculazione finanziaria». Ha poi sottolineato che perfino sul New York Times si legge «il verso profetico del poeta Pound: "Con usura nessuno ha una solida casa"». Oggi la Fed e il Tesoro americano, ha aggiunto, «vogliono curare il crack ribassando i tassi: una medicina – il credito facile – che ha provocato le bolle speculative». Nel 1933, ha poi ricordato, un gruppo di economisti di Chicago propose un piano: «restituire allo Stato il monopolio esclusivo dell´emissione di moneta, vietando alle banche la creazione di denaro fasullo con obbligo di riserva per le banche al 100%». Ciò, a suo parere, renderebbe impossibile «la truffa del credito frazionale, i giochi finanziari che mandano in rovina la povera gente, i risparmiatori, l´economia reale». Il Premio Nobel Maurice Allais, ha poi sottolineato, «tuona da tempo contro la finanza innovativa, cartolarizzazioni, derivati e hedge fund, che piacciono tanto a una certa Europa finanziaria, dei gnomi della finanza» e «chiede giustamente il divieto per legge dei derivati». Nell´esortare l´adozione del piano di Chicago, ha quindi concluso esclamando: «Basta con un´Europa incerta sul da farsi, giustamente ammonita dal Papa, il denaro non è tutto, è niente!». .  
   
 

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