Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Martedì 14 Ottobre 2008
 
   
  PARLAMENTO EUROPEO, LAVORO NERO: SANZIONI E INCENTIVI PER FAVORIRE L´EMERSIONE

 
   
  Bruxelles, 14 ottobre 2008 - Il Parlamento auspica una strategia europea per lottare contro il lavoro nero e promuoverne l´emersione. Chiede anche incentivi quali l´aumento dell´aliquota di reddito non imponibile e la riduzione dei costi non salariali e degli oneri amministrativi che gravano sulle Pmi. Invitando gli Stati membri ad esaminare la possibilità di introdurre salari minimi, sollecita delle sanzioni severe per i datori di lavoro che occupano manodopera in nero e la tutela dei lavoratori migranti. Approvando con 479 voti favorevoli, 50 contrari e 47 astensioni la relazione di Pier Antonio Panzeri (Pse, It), il Parlamento sottolinea anzitutto che il lavoro sommerso è un fenomeno complesso - in aumento in vari Stati membri, dove può raggiungere punte pari o superiori al 20% del Pil - che «danneggia l´economia, non tutela i lavoratori, pregiudica i consumatori, riduce il gettito fiscale e genera concorrenza sleale tra le imprese» e tra i lavoratori. I settori più colpiti dal lavoro sommerso, è rilevato, sono quelli a forte intensità di manodopera, come l´agricoltura, l´edilizia, i servizi domestici, di alloggio e ristorazione, «caratterizzati da precarietà occupazionale e condizioni salariali disagiate». Una strategia europea contro il lavoro nero - I deputati accolgono quindi con favore l´approccio adottato dalla Commissione che pone il lavoro sommerso tra le priorità politiche dell´Unione e che richiede importanti interventi a livello comunitario e nazionale. Sostengono inoltre che la lotta al lavoro nero vada affrontata predisponendo una strategia complessiva che imprima una maggiore operatività ed incisività dell´azione comunitaria. Anche per far sì che la modernizzazione del diritto del lavoro in Europa «non rimanga pura enunciazione teorica ma si traduca in effettive politiche di qualità». La strategia, è precisato, dovrebbe essere basata su un coordinamento e una cooperazione amministrativa forti ed efficaci fra le istanze amministrative di controllo a livello nazionale, gli ispettorati del lavoro e le parti sociali, gli enti previdenziali e le autorità fiscali. A tal fine andrebbe rivista la direttiva 96/71/Ce. La Commissione dovrebbe considerare la creazione di una banca dati sui differenti approcci e metodologie utilizzati per misurare il lavoro sommerso al fine di promuovere lo scambio di buone prassi e il trasferimento di conoscenze e di valutare la fattibilità e la trasferibilità delle misure attuate. Gli Stati membri, d´altro canto, sono chiamati a applicare meglio la legislazione e gli standard del lavoro vigenti. Osservando che le linee politiche della Comunità in materia di lavoro sommerso «stentano a tradursi in strumenti giuridico-istituzionali ben definiti», il Parlamento sollecita poi una definizione comune di lavoro sommerso per eliminare le incertezze legate al rilevamento statistico di questo fenomeno. Forti incentivi per trasformare il lavoro sommerso in economia formale - Il Parlamento chiede agli Stati membri di prevedere «forti incentivi» per chi si impegna a trasformare il lavoro sommerso in economia formale, inclusi «l´aumento dell´aliquota di reddito non imponibile e . La riduzione dei costi non salariali associati all´occupazione legale». Li incoraggia poi a continuare sulla strada delle riforme dei sistemi fiscali e di sicurezza sociale, «riducendo in tal modo l´onere dell´imposizione per i lavoratori dipendenti». Dovrebbero inoltre rendere i rispettivi sistemi di tassazione e di protezione sociale quanto più possibile semplici, trasparenti e accessibili con politiche efficienti per creare posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità. In tale contesto rileva che i contratti atipici «possano svolgere un ruolo per contribuire da un lato a far emergere i lavoratori dal lavoro in nero e dall´altro ad aumentare la stabilità del lavoro». Notando il ruolo importante che i partner sociali di molti Stati membri hanno svolto per lottare contro il lavoro sommerso, i deputati invitano la Commissione europea e gli Stati membri a dare maggiore sostegno e incoraggiamento alle organizzazioni imprenditoriali e sindacali in questa lotta. Ritengono inoltre che una semplificazione o la riduzione degli oneri amministrativi, e delle procedure, soprattutto per le piccole e medie imprese, ridurrebbe il ricorso al lavoro sommerso e promuoverebbe l´attività economica nell´Unione. I deputati chiedono poi una maggiore applicazione della legislazione vigente sui salari minimi in tutti gli Stati membri e sollecitano quelli che attualmente non lo prevedono a esaminare la possibilità di introdurlo, negoziando con i partner sociali secondo le prassi nazionali. Ritengono inoltre che la regolarizzazione dei rapporti di lavoro in nero debba sempre comprendere anche l´obbligo del versamento contributivo, «a condizione che gli Stati membri possano adottare misure per facilitare i necessari pagamenti da parte dei datori di lavoro». In proposito, richiamano l´attenzione sulla formula degli assegni-servizi praticata in Belgio, Germania e Francia, che permette alle famiglie di acquistare servizi per la casa a prezzi più bassi, garantendo il pagamento per mezzo dello stesso assegno-servizi dei contributi alla sicurezza sociale e delle tasse. E sanzioni severe - Il Parlamento chiede poi agli Stati membri di prevedere «sanzioni severe» per i datori di lavoro che, nonostante gli incentivi loro offerti, continuano a far uso del lavoro sommerso. Tuttavia, ricorda che una politica esclusivamente repressiva, se non seguita da un miglior coordinamento tra Stati membri «potrebbe concentrare il lavoro sommerso negli Stati meno strutturati e nelle economie meno regolate». Raccomanda quindi la conclusione di "accordi" a livello regionale, nazionale e locale per fornire una risposta graduale e settoriale al fenomeno del lavoro illegale e per promuovere misure che forniscano soluzioni efficaci. In proposito, invita la Commissione a proporre agli Stati membri ed ai soggetti sociali ed economici coinvolti nella lotta al lavoro non dichiarato, un "patto per l´emersione dal sommerso", volto a permettere l´emersione graduale delle attività non dichiarate. Tale patto dovrebbe coprire un periodo transitorio limitato senza il ricorso a sanzioni, allo scadere del quale si dovranno però prevedere meccanismi di inasprimento del regime sanzionatorio. Tutelare maggiormente i migranti - Il Parlamento accoglie con favore gli sforzi profusi dalla Commissione al fine di prevedere sanzioni per i datori di lavoro di cittadini di paesi terzi soggiornanti clandestinamente, anche se lamenta la mancanza di misure volte a combattere lo sfruttamento dei cittadini dei paesi terzi che risiedono regolarmente nell´Unione. Inoltre, esprime preoccupazione per il fatto che si stiano approntando misure repressive prima ancora di aver definito un quadro comune di norme e politiche che disciplinino l´accesso regolare al mercato del lavoro. Sostiene infatti che il problema dell´occupazione degli immigrati in situazione illegale «non può essere risolto solo limitandosi a sanzionare i datori di lavoro», ma richiede anche misure trasversali ad ampio raggio, sulla scorta degli orientamenti dell´Oil. Occorre quindi un approccio globale che tenga conto della necessità di salvaguardare e promuovere i diritti dei lavoratori immigrati, regolari o clandestini, che sono sfruttati dai datori di lavoro. Ma è anche necessario aprire canali d´immigrazione legale, allo scopo di garantire all´Unione la manodopera proveniente dai paesi terzi di cui essa necessita, a prescindere dal livello delle qualifiche dei lavoratori. I deputati ritengono inoltre che una lotta contro lo sfruttamento dei lavoratori immigrati clandestini si possa basare, oltre che su una politica di rimpatrio, anche su strumenti e meccanismi di prevenzione e di lotta, contemplando il riconoscimento ed il rispetto dei dritti fondamentali dell´uomo. Invitano poi gli Stati membri a definire o rafforzare le misure legislative per incoraggiare gli immigrati vittime dello sfruttamento a denunciare la loro condizione. Promuovere la libera circolazione dei lavoratori - Il Parlamento chiede a quegli Stati membri che hanno applicato regimi transitori alla libera circolazione dei lavoratori nell´Unione di aprire il proprio mercato del lavoro per tutti i lavoratori provenienti dai nuovi Stati membri, poiché tali limitazioni fanno aumentare il ricorso al lavoro sommerso e determinano squilibri territoriali. Nel caso dei lavoratori che beneficiano della libertà di circolazione, invece, gli Stati membri dovrebbero attuare campagne di informazione al fine di sensibilizzare a questo tema sia i lavoratori, sia i datori di lavoro. .  
   
 

<<BACK