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Notiziario Marketpress di
Lunedì 20 Ottobre 2008 |
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GIUSTIZIA EUROPEA: DEDUZIONE MUTUI IPOTECARI
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Il 16 ottobre 2008 la sentenza della Corte di giustizia nella causa C- 527/06 (R. H. H. Renneberg / Staatssecretaris van Financiën) afferma che il calcolo del reddito imponibile nello stato membro di occupazione deve prendere in considerazione, in talune circostanze, i redditi negativi relativi ad un’abitazione situata nello stato membro di residenza. E’ quanto avviene nel caso in cui tali redditi negativi, costituiti dalla differenza tra il valore locativo dell’abitazione e gli interessi ipotecari versati, non possono essere presi in considerazione nello Stato di residenza e la parte essenziale dei redditi imponibili del contribuente proviene da un’attività lavorativa dipendente svolta nello Stato di occupazione. Il sig. Renneberg, cittadino olandese, ha trasferito la propria residenza dai Paesi Bassi in Belgio. In quest’ultimo Stato membro egli ha occupato, negli anni 1996 e 1997, un’abitazione di sua proprietà che aveva acquistato nel 1993 e finanziato con prestito ipotecario contratto presso una banca olandese. Nel 1996 e nel 1997, il sig. Renneberg era impiegato presso il comune olandese di Maastricht. In questi due anni, ha conseguito l’integralità dei suoi redditi da lavoro nei Paesi Bassi. Nell’ambito dell’imposizione dei suoi redditi nei Paesi Bassi relativi agli esercizi finanziari 1996 e 1997, il sig. Renneberg ha chiesto, senza successo, la deduzione dei redditi negativi concernenti la sua residenza belga. La domanda di deduzione verteva sulla differenza tra il valore locativo dell’abitazione e gli interessi ipotecari versati. Infatti, a differenza di coloro che lavorano e risiedono nei Paesi Bassi, il sig. Renneberg, che lavora nei Paesi Bassi ma risiede in Belgio, non ha il diritto, secondo la legislazione olandese, di domandare che siano tenuti in considerazione dei redditi negativi collegati al proprio bene immobiliare ubicato in Belgio ai fini della determinazione della base imponibile dei suoi redditi percepiti nei Paesi Bassi. In tale contesto, lo Hoge Raad der Nederlanden, adito in ultima istanza, chiede alla Corte di giustizia se la libera circolazione dei lavoratori osti a che un contribuente non residente nello Stato membro di occupazione in cui percepisca la parte essenziale dei redditi imponibili non possa, ai fini della determinazione della base imponibile, far valere redditi negativi relativi ad un’abitazione situata in un altro Stato membro, mentre ciò è possibile per un residente nello Stato membro di occupazione. Anzitutto, la Corte rigetta l’argomento secondo cui si tratterebbe di una situazione puramente interna. Infatti, ogni cittadino comunitario, indipendentemente dal suo luogo di residenza e dalla sua cittadinanza, che eserciti un’attività lavorativa subordinata in uno Stato membro diverso da quello di residenza, rientra nella sfera di applicazione del diritto comunitario. Peraltro, la Corte richiama la giurisprudenza secondo la quale l’insieme delle disposizioni del Trattato relative alla libera circolazione delle persone è volto a facilitare, ai cittadini comunitari, l’esercizio di attività professionali di qualsivoglia natura sul territorio della Comunità europea e non tollera provvedimenti che potrebbero sfavorirli qualora intendano svolgere un’attività economica sul territorio di un altro Stato membro. Tale giurisprudenza si applica alle misure che potrebbero sfavorire i cittadini comunitari che svolgono un’attività professionale in uno Stato membro diverso da quello di residenza, fra cui in particolare i cittadini comunitari che intendono continuare ad esercitare un’attività economica in un dato Stato membro dopo aver trasferito la residenza in un altro Stato membro. Nella fattispecie, il trattamento riservato ai contribuenti non residenti è meno vantaggioso di quello di cui si avvalgono i contribuenti residenti. Certamente, in forza di una giurisprudenza costante, gli Stati membri, in mancanza di misure di unificazione o di armonizzazione comunitaria, conservano la competenza a determinare i criteri d’imposizione sui redditi e sul patrimonio al fine di eliminare le doppie imposizioni. In tale contesto, gli Stati membri sono liberi, nell’ambito di convenzioni bilaterali dirette ad evitare le doppie imposizioni, di stabilire gli elementi di collegamento per la ripartizione della competenza tributaria. Tuttavia, tale ripartizione della competenza tributaria non consente agli Stati membri di applicare misure contrarie alle libertà di circolazione garantite dal Trattato. La Corte constata che, nella fattispecie, il diniego di deduzione opposto al sig. Renneberg dalle autorità tributarie olandesi non deriva dalla scelta, effettuata nella convenzione diretta ad evitare le doppie imposizioni tra il Belgio e i Paesi Bassi, di attribuire allo Stato membro nel cui territorio è situato l’immobile in questione la competenza a tassare i redditi immobiliari dei contribuenti rientranti nell’ambito di applicazione di detta convenzione, ma dipende, in realtà, dall’esistenza o dalla mancanza in capo ai contribuenti dello status di residenti nei Paesi Bassi. Una persona come il sig. Renneberg che, sebbene residente in uno Stato membro, tragga la parte essenziale dei propri redditi imponibili da un’attività lavorativa subordinata svolta in un altro Stato membro senza conseguire alcun reddito significativo nello Stato membro di residenza, si trova, ai fini della presa in considerazione della sua capacità contributiva, in una situazione obiettivamente paragonabile, rispetto allo Stato membro di occupazione, a quella di un residente di tale ultimo Stato membro che esercita ugualmente un’attività lavorativa subordinata in quest’ultimo. Il diritto comunitario esige dunque, in linea di principio, che, in una situazione come quella del sig. Renneberg, i redditi negativi relativi ad un’abitazione situata nello Stato membro di residenza siano presi in considerazione dalle autorità tributarie dello Stato membro di occupazione ai fini della determinazione del reddito imponibile in quest’ultimo . |
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