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Notiziario Marketpress di Lunedì 20 Ottobre 2008
 
   
  ASSOGENERICI COMMENTA L’ACCORDO RAGGIUNTO AL TAVOLO DELLA FARMACEUTICA SUL PREZZO DEGLI EQUIVALENTI E CHIEDE CHE TUTTO IL COMPARTO SI FACCIA CARICO DELLE NECESSITÀ DELLE REGIONI

 
   
  Roma, 20 ottobre 2008 - “L’accordo raggiunto ieri sera vede ancora una volta l’industria del generico contribuire significativamente alle necessità di bilancio delle Regioni, così come hanno fatto la distribuzione intermedia e i farmacisti. Questo significa che la parte più debole del comparto farmaceutico ha accettato un sacrificio, resta da vedere se altrettanto faranno le case produttrici di specialità, cioè la parte forte”. Così Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici, commenta l’accordo raggiunto il 15 ottobre tra i rappresentanti di Governo e Regioni, Aifa, farmacisti, distributori e, ovviamente, produttori di generici. L’accordo prevede una riduzione del prezzo al pubblico degli equivalenti in commercio pari al 7%, mentre per recuperare al Servizio Sanitario Nazionale la quota dei cosiddetti extra-sconti stabilisce che lo sconto praticato dalla distribuzione aumenti dell’1,4% per un periodo di 12 mesi su tutti i farmaci in classe A. “Per ora non si è chiesto nulla alle industrie del farmaco branded, anche se al punto 4 dell’accordo si stabilisce che verranno discusse misure ad hoc per incentivare il settore del generico. Ed è qui che inevitabilmente anche Farmindustria sarà chiamata a fare la sua parte”, spiega Giorgio Foresti. “Assogenerici non chiede una misura specifica: blocco dei prezzi dell’originatore nell’imminenza dell’arrivo dell’equivalente, sostituibilità della specialità con l’equivalente o prescrizione per principio attivo sono tutte misure valide che già sono applicate all’estero. Quello che conta è che si attui una politica di lungo periodo e si esca dalla logica della mera contrattazione del prezzo. Come ampiamente dimostrato nel corso del Convegno nazionale di Assogenerici, già oggi le aziende hanno difficoltà a proporre nuovi equivalenti ai prezzi correnti: se si insiste su questa strada, si rischia di non avere più un’industria del generico in Italia”. .  
   
 

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