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Notiziario Marketpress di
Lunedì 20 Ottobre 2008 |
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CANTI DI MALDOROR, TRATTO DA ISIDORE LUCINE DUCASSE, CONTE DE LAUTRÉAMONT PRESSO LO SPAZIO MIL DI SESTO SAN GIOVANNI
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Milano, 20 ottobre 2008 - “Tutta l’acqua del mare non basterebbe a lavare una macchia di sangue intellettuale. ” Lautréamont, Prefazione a un libro futuro Entrando in sala, il pubblico riceve l’atto di decesso di Isidore Ducasse, morto in una camera d’albergo di Montmartre una notte del 1870. L’ora di spettacolo che segue immagina i frammenti del percorso di una notte di insonnia, scandito da ossessioni, visioni, sogni ad occhi aperti. Al centro della macchina teatrale c´è Maldoror - Isidore Ducasse alias Conte ´impensabile´ de Lautréamont. È una figura accoppiata, un uomo ed un adolescente che dividono lo stesso letto insonne (una branda di ferro). Non siamo da nessuna parte. Oppure siamo dentro lo scheletro di una stanza buia che si affolla di voci, letture, suoni, corpi. Sopra la branda su un cerchio di tessuto leggero, si proietta il fascio luminoso di un vecchio proiettore super8, come una luna piena, entro il cerchio della quale Maldoror proietta le proprie immagini. Fino all´alba, sul bordo d´una impossibile notte: il risveglio, un bicchiere d’acqua portato con gentilezza da un amico, la luce muta, raggiungiamo una lucidità furiosa oltre ogni possibile speranza. Tutta la scena è Maldoror, come un´unica macchina in movimento, in cui non ci sono personaggi né persone, ma solo funzioni di quel movimento: funzione-corpo, funzione-voce, funzione-sguardo, funzione-video, funzione-audio, funzione-luce. La materia della scena trasmigra attraverso queste funzioni e dall’una all’altra. Il movimento di Maldoror è nello stesso istante convergente e divergente rispetto ad un centro immaginario ogni volta preso come ipotesi (l’autonomia?), come il movimento di uno stormo di storni. L’opera è una molteplicità di voci e sguardi dispersi: essa si compone di più movimenti immagino-vocali non consequenziali, ma sovrapposti e intrecciati, che corrispondono alle strofe della prosa poetica di Lautréamont. Note di regia Penso a una lettura polifonica e visiva dell’opera che coniughi parola, voce, corpo e immagine video all’interno di una scena intesa non come luogo deputato alla rappresentazione ma come concatenamento macchinico d’espressione. La scena sarà una macchina, percorsa da cavi, corpi, voci, parole, una camera oscura con una branda di ferro al centro e tutte le attrezzature audio e video orientate in direzione della branda. Per affrontare questa scena scelgo un gruppo di compagni quanto più misto possibile per lingue, esperienze ed età. L’opera è una molteplicità di voci e sguardi dispersi: essa si compone di più movimenti immagino-vocali non consequenziali, ma sovrapposti e intrecciati, che corrispondono alle strofe della prosa poetica di Lautréamont. Www. Tieffeteatro. It . |
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