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Notiziario Marketpress di Giovedì 23 Ottobre 2008
 
   
  UE, CAMBIAMENTI CLIMATICI: QUANDO "GUAI A NON DECIDERE" DIVENTA L´UNICA PAROLA D´ORDINE!

 
   
  Bruxelles, 23 ottobre 2008 - La Commissione europea ha intrapreso molte iniziative connesse ai cambiamenti climatici a partire dal 1991, quando ha lanciato la prima strategia comune per ridurre le emissioni di Co2 e aumentare l´efficienza energetica. In particolare, ricordiamo la direttiva per favorire lo sviluppo di fonti di energia alternativa, e l´impegno di riduzione delle emissioni del 25% da parte dei produttori di automobili e le proposte sulla tassazione di attività ad alto consumo energetico. Tuttavia, è stata chiara fin da subito la necessità di una forte azione congiunta tra tutti gli Stati membri e l´Unione per riuscire a rispettare il protocollo di Kyoto e ridurre le emissioni di gas serra dell´8% (rispetto ai valori del 1990) nel periodo 2008-2012. Alla fine degli anni ´90 il Consiglio dei ministri ha riconosciuto l´importanza di adottare ulteriori misure a livello comunitario e ha chiesto alla Commissione di presentare una lista di azioni prioritarie e di misure politiche da adottare. La risposta è giunta nel giugno del 2000 con il lancio del Programma europeo sul cambiamento climatico (Eccp), il cui obiettivo è di individuare e di sviluppare tutti gli elementi necessari per una strategia europea di attuazione del protocollo di Kyoto. La prima fase del programma europeo sul cambiamento climatico (2000-2001) è stata caratterizzata in particolare dallo sviluppo di opzioni di riduzione delle emissioni nei tre settori: energia, trasporti e industria. Nel giugno 2001, la Commissione ha pubblicato il primo Rapporto sui cambiamenti climatici, con 42 possibili e ambiziose misure per ridurre le emissioni. D´altro canto, stime a parte, i risultati dipendono dall´attuazione concreta delle misure e dall´integrazione di varie azioni. Nell´ottobre 2001, la Commissione ha presentato un pacchetto costituito da tre azioni principali: la stesura di un piano d´azione europeo per la lotta ai cambiamenti climatici, con la definizione di priorità da attuare tra il 2002 e il 2003; la proposta di ratifica da parte di tutti gli Stati membri e dell´Unione del protocollo di Kyoto entro il 31 maggio 2002; la proposta di una direttiva che desse il via ad un sistema di scambio di emissioni inquinanti (Ets) a partire dal 2005 che aiutasse il settore privato a trovare il rapporto costo-efficacia più vantaggioso nella partecipazione agli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti. La seconda fase del programma europeo sul cambiamento climatico (2002-2003) è stata caratterizzata dal sostegno alla realizzazione delle priorità individuate nella prima fase, dalla analisi di ulteriori misure possibili, dallo sviluppo di fonti di energia rinnovabili e di nuovi studi volti a incrementare la riduzione delle emissioni nonchè il rapporto costo-efficacia delle azioni. Il secondo programma europeo sul cambiamento climatico (Eccp Ii) è stato lanciato il 24 ottobre 2005 come annunciato dalla Commissione nella comunicazione "Vincere la lotta contro i cambiamenti climatici" e riguarda in particolare i 5 sottogruppi: trasporti, domanda e offerta energetica, gas verdi, agricoltura; aviazione; Co2 e auto; cattura e stoccaggio di Co2; adeguamento; revisione del sistema europeo di scambio delle emissioni (Ets). Negli ultimi dieci anni i cambiamenti climatici si sono fatti più evidenti e si sono manifestati sotto forme diverse. La temperatura media è già aumentata a livello globale di 0,7 gradi e in Europa di 0,95 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. Il risultato di questo apparentemente lieve aumento di temperatura è già evidente se si pensa all´innalzamento dei mari, al cambiamento degli schemi di precipitazione, allo scioglimento dei ghiacci, al moltiplicarsi di catastrofi naturali e alla conseguente alterazione dell´ecosistema. Secondo calcoli degli esperti, la temperatura in Europa aumenterà dai 2 ai 6 gradi nei prossimi 100 anni. Nel 2004 l´Agenzia europea dell´ambiente (Eea) ha sintetizzato le importanti ripercussioni economiche e sociali che i cambiamenti climatici in atto produrranno nell´Unione considerandone l´impatto su fattori dei più disparati quali l´acqua, l´agricoltura, la silvicoltura, l´industria, la biodiversità, fino alla vita urbana. Pertanto, oltre a provvedere alla riduzione delle emissioni, si è fatta strada l´urgente necessità di prepararci quanto più possibile a quanto è ormai inevitabile. L´adattamento al cambiamento climatico è una questione complessa: si tratta di considerarne gli effetti sotto diversi aspetti, dai settori produttivi alle persone. Decidere sull´adattamento delle politiche nazionali ed europee oggi significa valutare attentamente rischi, costi e benefici, per rafforzare la capacità di assorbimento di tali eventi da parte dell´Unione europea nel prossimo futuro. Dunque la Commissione europea ha esaminato il suo ruolo a riguardo e la possibilità di una strategia politica europea per sostenere quanto più possibile gli sforzi a livello locale, regionale e nazionale a tale scopo. I risultati presentati il 2 maggio 2006 hanno mostrato la necessità di superare le differenze di attuazione delle misure riscontrate negli Stati membri e di trovare metodologie di valutazione di impatto più precise. A questo scopo la Commissione ha previsto uno studio approfondito sul potenziale di riduzione sia delle emissioni che dei costi economici suddiviso per settori, al fine di individuare il contributo minimo da richiedere ai vari settori dell´Unione a 27 per soddisfare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra nel periodo post-2012 e al fine di individuare un pacchetto di misure valido per tali obiettivi. Il 10 gennaio 2007 la Commissione ha presentato il pacchetto "energia e cambiamenti climatici" con un riesame strategico della politica energetica incentrata sia su aspetti esterni che interni della politica energetica dell´Ue. Il pacchetto di proposte ha obiettivi specifici su: fonti energetiche rinnovabili (20% entro il 2020), biocarburanti (10% nel settore dei trasporti entro il 2020), riduzione delle emissioni di gas serra (20% entro il 2020). Il 9 marzo 2007 il Vertice europeo ha approvato il pacchetto e ha trovato l´accordo su un piano d´azione per lanciare una politica energetica comune. Il 19 settembre 2007 la Commissione ha presentato il terzo pacchetto legislativo per completare la liberalizzazione dei mercati di energia e gas. Il 22 novembre 2007 è stato annunciato il Piano Tecnologico di strategia energetica (piano Set) e il 17 dicembre 2007 si è conclusa a Bali la Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico. Alla fine di una plenaria aggiuntiva, al termine di 12 estenuanti giorni di negoziati più o meno ufficiali, si è raggiunto il cosiddetto Compromesso di Bali e una roadmap che prevede un nuovo piano contro le emissioni di gas serra che superi il Protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2012, il prima possibile e non più tardi del dicembre 2008. Il tutto per arrivare alla prossima Conferenza sul clima di Copenhagen, nel dicembre 2009, a siglare il “Kyoto 2” che entrerà in vigore a fine 2012. Serviva un nuovo patto per colmare le lacune e dimenticanze del Trattato tuttora in vigore e per superarlo in vista dei prossimi decenni in cui il cambiamento climatico sarà già forse incontrovertibile, con le sue conseguenze e gli scenari più reali e tangibili di oggi. Data la gravità della crisi climatica sono già stati fissati nel calendario della roadmap i prossimi cruciali appuntamenti mondiali: la prossima Conferenza si svolgerà a Poznan (Polonia) dal 1° al 12 dicembre 2008; la Conferenza del 2009 si terrà a Copenaghen (Danimarca) dal 31 novembre all´11 dicembre. Saranno appuntamenti ancor più cruciali rispetto alle tre passate edizioni, perché si svolgeranno entrambi nel nostro continente e la Conferenza sul Clima in Danimarca rappresenterà la deadline, ovvero il termine ultimo, per ratificare un trattato globale (Kyoto2) per il post-2012. Intanto, il 23 gennaio 2008 la Commissione ha proposto il sistema europeo di scambio di emissioni (Eu-ets) per il periodo successivo al 2013, la modifica alle norme sugli aiuti di stato in materia ambientale e il sistema di cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs). Riunitosi lo scorso 15 e 16 ottobre, il Consiglio ha inoltre confermato la propria determinazione a tenere fede agli impegni ambiziosi in materia di politica climatica ed energetica convenuti nel marzo 2008 e ha confermato l´obiettivo di decidere entro dicembre 2008 soluzioni appropriate alle sfide che coinvolgano tutti i settori dell´economia europea e tutti gli Stati membri, considerando la situazione specifica di ciascuno, nell´ottica di un rigoroso rapporto costo-efficacia. Il Consiglio ha inoltre ribadito l´importanza della sicurezza dell´approvvigionamento energetico in quanto priorità per l´Unione europea e ha rinnovato, da un lato, l´invito agli Stati membri per una responsabilità e solidarietà condivisa in merito; dall´altro, l´invito alla Commissione a preparare un´analisi strategica della politica energetica entro la fine dell´anno, su cui il Consiglio possa riflettere e adottare le decisioni necessarie in occasione della riunione del marzo 2009. In particolare, la Commissione è invitata: ad avanzare proposte che favoriscano l´effettiva realizzazione di un mercato comune dell´energia cominciata un anno fa grazie all´accordo europeo per l´apertura dei mercati dell´energia; a proseguire con determinazione per favorire la diversificazione delle fonti energetiche e per rafforzare e completare le infrastrutture critiche, in particolare le reti transeuropee di trasporto dell´energia. Sono passati tanti anni da quel 1991 in cui il termine "cambiamenti climatici" faceva capolino nelle carte istituzionali. Sono stati anni fatti di attente ricerche, studi approfonditi, proposte ambiziose, accordi globali e grandi progetti di co-partecipazione nazionale ed europea. Tutto per trovare soluzioni nella lotta ai cambiamenti climatici. Eppure l´unica parola d´ordine in tutto questo tempo è sempre stata "guai a decidere", sul serio si intende. Oggi, quando le ripercussioni del surriscaldamento globale sono talmente evidenti da non poterle più nascondere e trascurare, ecco che "guai a non decidere" diventa obbligatorio. .  
   
 

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