Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Venerdì 31 Ottobre 2008
 
   
  SESSANT’ANNI D’ITALIA LETTI ATTRAVERSO L’EVOLUZIONE DEL PRANZO DELLA DOMENICA

 
   
  Un rito della nostra tradizione grazie al quale si può ripercorrere la storia e il costume gastronomico nazionale. Da quando la carne era un lusso e si mangiava solo la domenica fino ai primi pic-nic all’italiana. Dalla polenta versata sul paiolo fino ai primi pranzi in trattoria, espressione di un inedito benessere economico. Senza dimenticare la crisi della famiglia, le influenze della nouvelle cuisine fino al recupero odierno del rapporto degli italiani con la tradizione culinaria locale. In un periodo di paventata globalizzazione, oggi il pranzo della domenica rappresenta il grande laboratorio della cucina italiana Forse oggi è sempre più difficile trovare famiglie “allargate”. Magari a tavola dominano il vino in bottiglia e i tovaglioli di carta. E di “stracciatella”, neanche a parlarne… Ma domenica è sempre domenica, come recitava una famosa canzone degli anni cinquanta. E il pranzo della domenica - ancora oggi - rappresenta molto di più di un semplice pasto: è il palcoscenico che vede protagonista indiscussa la famiglia italiana. “Impegnarsi in difesa di questa tradizione - afferma Giovanni Ballarini, Presidente dell’Accademia Italiana della Cucina - significa un po’ anche lottare per l’unità della famiglia. In un periodo storico in cui tutto è sempre messo in discussione il pranzo della domenica rappresenta l’ultimo baluardo della socializzazione, un’occasione unica di confronto e di dialogo tra i membri della famiglia. Un appuntamento che conserva anche un eccezionale valore di presidio gastronomico: sapori, profumi, ricette e piatti del nostro patrimonio regionale capaci di parlare al cuore dei commensali. Un grande laboratorio dove confluiscono con attenzione e cautela anche le nuove conoscenze gastronomiche apprese fuori casa nel corso della settimana o dai media. ” Dalla Celebre “Stracciatella” Ai Pranzi Della Domenica Fuori Porta Un rito specchio dei tempi, il simbolo di una nazione che cambia, rimanendo però uguale a se stessa. Attraverso il pranzo della domenica si può spiegare l’evoluzione del costume gastronomico e culturale degli italiani. Negli anni 50 e 60 domina la figura della donna casalinga, intenta a lavorare in cucina tra pentole e fornelli, ma il menu spesso segue decisamente i gusti dell’uomo. Tra i piatti è la pasta a dominare nei festosi pranzi della domenica: fettuccine, gnocchi e lasagne. Proprio quella pasta asciutta che si avvia a diventare il cibo identificativo di un intero paese. Si tratta di una cucina molto “povera” che annovera tra le sue fila anche pietanze oggi quasi scomparse come la stracciatella o il pancotto. La carne era quasi un lusso ed è per questo che si mangiava solo di domenica; in particolare il pollo arrosto, piatto simbolo del pasto festivo. Una tantum toccava anche a involtini, fegatini, polpette e fettine. L’orto aveva un ruolo fondamentale nell’alimentazione: patate, fagiolini, pomodori, zucchine e barbabietole trionfavano nelle tavole domenicali. Il tutto annaffiato da vino esclusivamente sfuso: il celebre vino del contadino che solo il caso metanolo riuscirà a mandare in soffitta. Rarissimi i dolci, tranne quello simbolo di quegli anni: la creme caramel. I menu del tempo seguivano i ritmi delle stagioni. Se le fredde domeniche fanno da cornice a enormi paioli di polenta, nella bella stagione sono gli spaghetti alle vongole il piatto preferito dagli Italiani. Sono anni caratterizzati anche dalle prime gite fuori porta. A rompere gli schemi del classico pranzo domenicale ci pensano i primi pic-nic estivi. Dalle città partono lunghe carovane cariche di piatti, stoviglie, radioline e soprattutto di cibi cucinati. Tra i più amati la frittata con le cipolle e il panino con la cotoletta. Mentre nel decennio successivo sarà la volta delle trattorie e ristoranti che - grazie al sopraggiunto boom economico - diventeranno la meta più ambita per il pranzo della domenica degli italiani. Dalle Mode Esterofile Al Ritorno Della Cucina Tradizionale Durante i turbolenti anni 70 il costume gastronomico italiano si arricchisce di nuovi capitoli. Le generazioni giovanili proiettano anche sul cibo e i suoi riti e simboli le loro ansie di ribellione e lo spirito antiborghese. Si mangia di meno con la famiglia riunita e alcuni piatti tradizionali diventano l’espressione di un conformismo da combattere. Ma non solo. I giovani cominciano ad interessarsi alle nuove mode alimentari. Arriva in Italia la nouvelle cuisine: le porzioni diventano più misurate (léggi: striminzite) , mentre i piatti diventano più grandi. Questa rottura con gli schemi tradizionali è confermata dalla presenza sulle tavole domenicali dei frutti esotici (in primis la banana) e di un nuovo ingrediente, la panna. Fra le preparazioni che segnano quest’epoca c’è sicuramente il tiramisù, dolce che ancora oggi rappresenta in Italia e nel mondo il fine pasto più rappresentativo. La crisi della famiglia e più in generale della società creano in campo culinario un vuoto dove si inseriscono nuove tendenze alimentari. A partire dagli anni 80, infatti, si affermano le cucine etniche, gli alimenti surgelati, i congelati e i precotti. Ed è proprio nel periodo in cui l’abbondanza è divenuta oramai una regola che si profila all’orizzonte la cultura della dieta, specie tra i giovani. Gli Italiani si appassionano sempre di più alla cultura gastronomica: aumenta l’acquisto di libri e di riviste di cucina. Sono anche gli anni in cui si iniziano a sperimentare cibi innovativi: il pranzo della domenica diventa una fucina gastronomica per stupire i propri ospiti. Il piatto cult in Italia è la pasta al salmone. In contrasto con le tendenze innovative emergenti, la cucina degli anni 90 risente del desiderio da parte del consumatore di una rivalutazione attenta e profonda della cultura gastronomica. Tornano di moda sapori poveri e umili che sembravano dimenticati. La dieta mediterranea diventa un must che ha nel pranzo della domenica il suo punto di riferimento. Si celebra la rinascita della pasta fresca, anche grazie alla capacità dell’Industria alimentare di portare sul mercato prodotti in linea con la tradizione. Il cibo e la cucina diventano una seria attività mediatica. Diventa sempre più efficace l’azione delle associazioni che lavorano in difesa del made in Italy alimentare e della cultura gastronomica nazionale. Una tendenza viva più che mai ancora nel nuovo millennio. Come dimostra la ricerca dell’Accademia Italiana della cucina, il pranzo della domenica oggi è vivo e presenta un menu simile a quello di cinquant’anni fa: affettati, lasagne, arrosto, patate, insalata, tiramisù. L’italia della domenica tutela e promuove la ricchezza della cucina tradizionale con la sua intensità e ricchezza di valori. “Oggi gli italiani pur non disdegnando i ristoranti e tutte le innovazioni nella distribuzione dei pasti ed i nuovi luoghi del mangiare - afferma Giovanni Ballarini, Presidente dell’Accademia Italiana della Cucina - mantengono il punto fisso famigliare e quindi identitario del pranzo della domenica. Un appuntamento gastronomico nel quale rimane costante la ricerca del buongusto, dell’equilibrio, dell’eleganza e soprattutto di uno stile peculiare ed inimitabile. ” .  
   
 

<<BACK