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Notiziario Marketpress di Lunedì 03 Novembre 2008
 
   
  CRISI FINANZIARIA E DELL’ECONOMIA: LE SCELTE STRATEGICHE DELLA PROVINCIA DI TRENTO L’OBIETTIVO È NON SOLO DIFENDERSI DALLA CONGIUNTURA NEGATIVA MA PREPARARSI AD AFFRONTARE LA FASE DI RIPRESA PARTENDO DA POSIZIONI DI MAGGIORE FORZA

 
   
  Trento, 2008 - Il Trentino si sta attrezzando sia per contenere gli effetti della crisi economica mondiale, sia per prepararsi a sfruttare nel migliore dei modi la fase della ripresa, che non arriverà prima della fine del 2009 se non nel corso del 2010. Sarà fondamentale infatti ripartire con slancio, utilizzando tutte le potenzialità della piattaforma produttiva provinciale, resa nel frattempo più “robusta” e più competitiva. Questo in sintesi il significato del documento programmatico adottato il 31 ottobre dalla Giunta provinciale, contenente le azioni della Provincia relative sia alla fase dell’emergenza (sostanzialmente le iniziative già poste in essere per sostenere il reddito delle famiglie, per favorire un corretto accesso al credito da parte delle imprese e per accrescere la liquidità del sistema economico provinciale), sia soprattutto alla fase della ripresa (iniziative tese a rafforzare la dimensione e la patrimonializzazione delle imprese e misure anticongiunturali facenti perno sulla spesa per investimento). La Provincia, insomma, non intende giocare solo “in difesa”, ma affrontare questa fase negativa in maniera costruttiva, utilizzando tempestivamente e in forma coordinata l’ampia gamma di strumenti già disponibili, adottando politiche espansive, e valorizzando i punti di forza del sistema. Fra le nuove misure di “rafforzamento” della nostra economia spiccano in particolare due strumenti: la costituzione di specifici fondi presso gli enti di garanzia per il capitale di rischio delle imprese e l’utilizzo di fondi di private equity. Di seguito, il documento integrale predisposto dai servizi provinciali competenti e approvato quest’oggi dalla Giunta. Crisi Finanziaria E Dell’economia: Il Ruolo Della Provincia - L’economia mondiale è entrata da tempo in una fase discendente del ciclo economico. I ripetuti shock che hanno investito i mercati nell’ultimo anno (crisi dei mutui subprime, bolla inflazionista dei beni energetici ed alimentari, crollo delle borse) stanno originando pesanti impatti sull’economia reale e contribuiscono a deprimere ulteriormente il ciclo economico in atto rendendo più lontane nel tempo le prospettive di una ripresa dello sviluppo, dell’occupazione e dei redditi personali. In particolare, con riferimento alle economie occidentali, si può pensare che trascorrerà tutto il 2009 e parte del 2010 prima che si registrino effetti positivi. I governi e le autorità monetarie hanno sinora messo in atto una serie di misure coordinate che dovrebbero arginare le conseguenze della crisi finanziaria. Mancano ancora organici interventi di sostegno alla domanda e agli investimenti che dovrebbero essere realizzati sotto forma di riduzione delle imposte e di mobilitazione di spesa pubblica con effetti di stimolo allo sviluppo economico. Risulta invece difficile ipotizzare che a breve termine possano riprendere a funzionare in modo adeguato gli strumenti di accesso al credito, determinanti per il finanziamento degli investimenti. Le preoccupazioni non concernono solo il rapido innalzamento dei costi per l’indebitamento delle imprese, ma soprattutto il prevedibile peggioramento e restrizione dei criteri per l’accesso e l’erogazione del credito. La crisi finanziaria rende altresì problematico l’utilizzo degli strumenti di finanziamento diretto delle imprese, in particolare quelli preordinati alla capitalizzazione delle imprese in forma di partecipazione diretta degli investitori al capitale di rischio, soprattutto con riferimento alle piccole realtà produttive. Tutto ciò porta a ritenere che la crisi si assocerà ad una “ripulitura” del mercato con la selezione delle imprese marginali. Diventa peraltro strategico per le imprese prepararsi alla successiva fase di rilancio dell’economia, dove quelle che sapranno rafforzarsi e consolidarsi potranno giocare un ruolo importante e cogliere le opportunità più favorevoli. Il rischio per l’Occidente è che da questa situazione possano trarre ulteriore vantaggio le economie emergenti dell’Asia. In Italia lo Stato faticherà a sostenere la domanda con politiche espansive, anche a causa del debito pubblico esistente. Rispetto a questo quadro generale il Trentino: subirà, in relazione alle peculiarità del proprio ciclo economico, la crisi probabilmente con un certo ritardo; beneficia di un mix produttivo settorialmente ampio e diversificato (meno concentrazione dei rischi); ha un settore pubblico, a differenza di molte altre realtà, con una buona capacità di spesa ed efficaci strumenti di intervento per contrastare la congiuntura negativa; il settore del credito appare mediamente più sano, solido, adeguatamente liquido e “sotto controllo”. Tutto ciò porta a ritenere che il Trentino possa affrontare questa fase negativa dell’economia secondo una logica costruttiva e non meramente difensiva: utilizzando tempestivamente e in forma coordinata l’ampia gamma di strumenti approntati negli ultimi anni dalla Provincia e già pienamente operativi, in modo da contrastare e attenuare gli impatti negativi della crisi per le imprese, per i lavoratori e per le famiglie; adottando politiche espansive per rafforzare i suoi settori produttivi; accrescendo le capacità di coordinamento e sinergia del sistema locale; preparandosi ad affrontare le future fasi da una posizione di maggiore forza. Le Azioni Della Provincia - In relazione all’eccezionalità della crisi e al rischio di impatti finanziari e recessivi la Provincia ha ritenuto necessaria un’organica risposta articolata in due distinte fasi, la prima legata all’emergenza, la seconda volta ad accompagnare e contrastare la fase di rallentamento secondo la richiamata “logica costruttiva”. La Fase Dell’emergenza - Nella fase acuta della crisi la Giunta ha avviato preliminarmente un monitoraggio e un tavolo di confronto con gli attori del sistema locale per valutare le possibili ricadute ed individuare le opportune azioni correttive. E’ stata infatti ritenuta essenziale una risposta condivisa e di sistema alla crisi finanziaria. La strategia in tale fase si è poi concretizzata in importanti iniziative per il sostegno delle famiglie sulle quali pesa il macigno dei mutui a tasso variabile e della crescita dei costi energetici, nonché delle imprese penalizzate dalle difficoltà di accesso al credito e dalla crescita esponenziale degli oneri finanziari. Per le famiglie l’obiettivo è stato il sostegno del potere d’acquisto, concorrendo a contenere gli oneri per i consumi energetici e per i mutui a tasso variabile per la prima casa, stabilizzando le rette a carico delle famiglie nelle case di riposo e favorendo una significativa riduzione delle rette degli asili nido. Attraverso tali misure è possibile sostenere i consumi delle famiglie e in tal modo contrastare l’attuale profilo congiunturale e gli impulsi recessivi dell’economia derivanti da una marcata contrazione dei consumi familiari. Per le imprese l’obiettivo perseguito è stato quello di favorire soprattutto per le aziende di piccole e medie dimensioni un corretto accesso al credito, assicurando la regolare provvista di liquidità e il finanziamento dei programmi di investimento con costi fortemente attenuati rispetto ai proibitivi livelli attualmente praticati dal mercato. A tal fine, con un’azione coordinata, la Giunta provinciale, gli Enti di garanzia e le banche, hanno messo a disposizione delle imprese un plafond di 125 milioni di finanziamenti a medio/lungo termine con un abbattimento di almeno il 50% dei costi finanziari a carico dell’impresa. Ulteriori iniziative per fronteggiare l’emergenza finanziaria e il rapido peggioramento della congiuntura hanno poi riguardato l’utilizzo di appropriati strumenti per accrescere la liquidità del sistema economico provinciale. La leva per sostenere la liquidità del sistema è stata individuata soprattutto nella messa a disposizione del settore pubblico di un volume straordinario di risorse liquide di circa 240 milioni di euro per accelerare i pagamenti da parte degli Enti pubblici in favore delle imprese e delle famiglie. Come noto il patto di stabilità limita fortemente i volumi di pagamento a carico del bilancio della Provincia con conseguenti difficoltà a garantire la regolarità dei pagamenti dovuti a fine anno e necessità di differimento degli stessi all’inizio dell’anno successivo. Tale modalità origina ricadute negative nella gestione finanziaria delle imprese e famiglie che intrattengono rapporti con il settore pubblico soprattutto nell’attuale congiuntura dei mercati finanziari. Al fine di rimuovere tali criticità la Giunta ha previsto un utilizzo straordinario degli strumenti di sistema, in particolare: per la Provincia è stata messo a disposizione da parte di Cassa del Trentino un plafond di risorse pari a 50 milioni di euro; per gli enti collegati alla finanza provinciale (enti funzionali, agenzie, fondazioni, società controllate dalla Provincia) sono state autorizzate linee di credito pari a 91 milioni di euro, oltre a risorse aggiuntive da parte di Cassa del Trentino per 50 milioni di euro; per gli enti locali sono garantite da parte di Cassa del Trentino erogazioni aggiuntive, rispetto all’anno precedente superiori a 50 milioni di euro. In relazione a tale ampliamento dei mezzi di pagamento i flussi di risorse apportati dalla Provincia al sistema territoriale trentino, nonostante i vincoli posti dal Patto di stabilità interno, sono destinati a crescere quest’anno del 7,9% rispetto al 2007 Ulteriore importante azione per la liquidità del sistema afferisce al sostegno della provvista del Mediocredito Trentino Alto Adige che attualmente risulta gravemente penalizzato nell’utilizzo degli ordinari strumenti di raccolta sui mercati internazionali. A tal fine, Cassa del Trentino, forte del suo rating e dei rapporti “privilegiati” con importanti istituzioni finanziarie, assicura iniezioni di liquidità a tassi vantaggiosi per un volume di risorse nell’ordine di 50 milioni di euro. L’intervento pubblico provinciale trova ragion d’essere nell’impiego di tali risorse da parte di Mediocredito in azioni di sostegno alle imprese operanti nel territorio provinciale che non dovrebbero pertanto risentire dell’attuale situazione dei mercati finanziari. Complessivamente gli interventi a favore del mondo produttivo e delle famiglie varati dalla Provincia in queste ultime settimane per fronteggiare la crisi finanziaria valgono complessivamente circa 400 milioni di euro. Le Azioni Anticongiunturali Per Il Sostegno Dell’economia - La fase discendente del ciclo economico che sta caratterizzando l’economia mondiale richiede al Governo provinciale, una volta riassorbiti e attenuati anche con l’aiuto degli interventi in precedenza indicati gli impatti della crisi dei mercati finanziari, una strategia di medio periodo mirata a contrastare il rallentamento del ciclo economico in una logica non meramente difensiva. L’obiettivo è di utilizzare questo periodo per rimuovere le criticità e valorizzare per contro quelli che sono gli elementi di forza del nostro sistema per prepararlo ad affrontare le future fasi di ripresa da una posizione di vantaggio e di maggiore competitività. In relazione alle precedenti finalità possono essere promosse specifiche azioni per: il sostegno della congiuntura economica; il rafforzamento dimensionale e patrimoniale delle imprese; la ricerca. 1. Il sostegno della congiuntura economica Per contrastare la fase declinante della congiuntura economica la Giunta provinciale può attivare con rapidità ed incisività importanti leve e strumenti già pienamente operativi; il riferimento è: alle politiche tariffarie e fiscali per sostenere i redditi delle famiglie e le imprese; all’utilizzo della spesa di investimento in funzione anticongiunturale; agli interventi per le politiche del lavoro e gli ammortizzatori sociali. A) Le politiche tariffarie e fiscali Nell’attuale situazione di accresciuta difficoltà la Giunta provinciale ha previsto il congelamento delle politiche tariffarie e fiscali per tutto l’anno 2009, ritenendo tale decisione essenziale per sostenere il reddito delle famiglie, come pure gli oneri gestionali delle imprese. In tale aspetto con la Legge finanziaria approvata nel settembre scorso (art. 18 L. P. 12/09/2008, n. 16) sono state confermate le agevolazioni fiscali già decise in precedenza che utilizzano tutti gli spazi possibili di intervento in riduzione concessi al potere legislativo della Provincia. In particolare le agevolazioni Irap per il 2009 sono valutabili in oltre 65 milioni di euro. Relativamente alle tariffe, ai canoni e ai diritti di competenza provinciale la Giunta provinciale ha pure adottato la scelta di confermare tutte le agevolazioni e le riduzioni già previste, evitando qualsiasi aggravio di costi a carico delle famiglie o degli utenti, con conseguente accollo a carico del bilancio provinciale della crescita della spesa per l’erogazione dei servizi. B) L’utilizzo della spesa di investimento in funzione anticongiunturale Come noto la spesa per investimenti ed in particolare quella diretta alla realizzazione di opere pubbliche, che ne costituisce la componente più rilevante, esercita un forte effetto propulsivo sulla domanda globale, generando un impatto positivo sullo sviluppo locale (effetto moltiplicatore). Anche in relazione a tale ruolo la politica degli investimenti pubblici assume un ruolo centrale nelle strategie finanziarie provinciali sia in termini quantitativi che nei profili qualitativi, tenuto inoltre conto che la dotazione di infrastrutture risulta decisiva per innalzare la produttività del sistema e corrispondere alle esigenze di modernizzazione e sviluppo. Nell’aspetto quantitativo va rilevato il livello straordinariamente elevato degli investimenti che caratterizza la finanza provinciale e che questo Governo ha inteso salvaguardare e addirittura potenziare. La spesa di investimento (1. 860 milioni nel 2008) presenta un’incidenza sul Pil pari all’11,5%, tasso significativamente più elevato rispetto al corrispondente indicatore rilevato a livello nazionale (4,1%). Anche in valori pro-capite la spesa di investimento della Provincia è oltre tre volte il corrispondente valore pro-capite nazionale. L’elevato livello della spesa di investimento rispetto al Pil provinciale consente di utilizzare tale spesa quale leva strategica per le politiche anticongiunturali al fine di contrastare le dinamiche recessive dell’economia provinciale. Presupposto per conseguire tale obiettivo è la capacità di preservare adeguati livelli di efficienza delle politiche di investimento, cioè di trasformare la spesa pubblica in effettivo stock di capitale, in definitiva in concrete realizzazioni. Ciò in quanto solo con l’effettiva spendibilità delle risorse possono originarsi gli impulsi di stimolo attesi sul sistema economico. Conseguentemente per contrastare il rallentamento dell’economia dovranno essere varate specifiche misure per promuovere un utilizzo in funzione anticongiunturale della spesa di investimento. Gli interventi a sostegno della domanda devono considerare attentamente le ricadute economiche sul territorio (rottamare auto non crea localmente reddito, costruire case sì). Da questo punto di vista il comparto delle costruzioni può avere un ruolo importante, anche perché la domanda pubblica potrebbe aiutare un settore tendenzialmente in difficoltà per la crisi del mercato immobiliare. Al riguardo è fondamentale: selezionare la spesa di investimento assicurando assoluta priorità agli interventi caratterizzati da un effetto moltiplicatore più elevato, cioè agli interventi che maggiormente sono in grado di produrre un impatto propulsivo sulla economia locale. Il riferimento è soprattutto alla spesa di investimento nel campo della casa (piano straordinario dell’edilizia abitativa, piano straordinario di nuovi alloggi di edilizia pubblica e a canone moderato), agli investimenti programmati nei piani delle imprese, agli interventi di manutenzione del patrimonio pubblico, agli investimenti ambientali, agli investimenti per il risparmio energetico, ecc. Occorre inoltre considerare che l’impatto della spesa pubblica risulta diverso a seconda dell’ambito di operatività nel territorio provinciale o al di fuori dello stesso dell’impresa incaricata della realizzazione dell’intervento. E’ evidente infatti che se i redditi generati vengono spesi in provincia e quindi “trasferiti” al sistema produttivo locale, l’impatto potrà essere maggiore. In specifico, se l’impresa che realizza l’intervento opera stabilmente sul territorio, l’impatto in termini di valore aggiunto aumenta di oltre il 30%. Conseguentemente l’allocazione della spesa di investimento nell’esercizio 2009 dovrà essere attentamente riprogrammata, sia per assicurare priorità e centralità agli interventi sopra indicati, sia per rafforzare la posizione competitiva delle imprese del territorio nella partecipazione alle gare per l’aggiudicazione di lavori e commesse pubbliche. Accelerare le procedure amministrative per la concreta realizzazione delle opere e degli interventi programmati, riducendo drasticamente i tempi che separano la decisione politica e la pianificazione dalla effettiva realizzazione e dalla spendibilità delle risorse. Attualmente il tempo necessario per lo svolgimento dell’iter di approvazione delle opere è mediamente di 2-3 volte maggiore del tempo necessario per la fase di realizzazione; ciò è origine di rilevanti criticità: aumento del costo a carico degli enti rispetto alla spesa inizialmente preventivata, ripetute modificazioni e perizie di variante da parte degli enti, incertezza e impossibilità di programmazione dell’attività aziendale da parte degli operatori sul mercato, ritardata risposta rispetto alle attese della comunità. Per la rimozione delle predette criticità possono essere promosse specifiche azioni, in particolare: la costituzione di uno sportello unico di riferimento per tutti gli enti pubblici coinvolti nell’iter realizzativo dell’opera che attraverso lo strumento della conferenza di servizi garantisca certezza dei tempi di approvazione. Lo sportello unico dovrà raccogliere tutti i pareri in un tempo massimo di 60 giorni per le procedure ordinarie e 90 giorni per le procedure che richiedono valutazioni di natura ambientale. Al termine della conferenza di servizi, qualora non sia stata raggiunta l’unanimità dei consensi, la Giunta provinciale potrà comunque adottare la decisione finale. Il provvedimento della conferenza di servizi dovrà inoltre ricomprendere tutte le autorizzazioni necessarie al soggetto richiedente per la realizzazione dell’opera superando l’attuale molteplicità di atti amministrativi; la costituzione dell’agenzia unica per tutto il settore pubblico provinciale incaricata della gestione, quale centrale unica di committenza, di tutte le fasi relative all’appalto delle opere; l’utilizzo di nuove modalità realizzative volte a valorizzare la specificità e la specializzazione delle imprese del territorio; il riferimento è al modello realizzativo attraverso una pluralità di appalti sequenziali. Ciò consentirà di utilizzare più imprese specialistiche coordinate dall’ente pubblico, valorizzando la filiera corta e la specializzazione delle imprese del territorio sia nel campo delle materie prime, che nell’impiego della manodopera. Rafforzare le imprese del territorio che sono oggettivamente in difficoltà nell’accesso agli appalti pubblici anche a causa delle loro ridotte dimensioni. Occorre modificare l’attuale situazione attraverso due linee di azione: prevedere in sede di gara tipologie costruttive e materiali più consoni al quadro locale, ovvero metodologie di erogazione dei servizi collegate con situazioni logistiche di carattere locale (ad esempio presenza di magazzini entro una certa distanza, presenza di sportelli sul territorio, tempi di risposta alle richieste di manutenzione, ecc. ) al fine di valorizzare la produzione locale come elemento di riferimento per la formulazione del prezzo base. Parimenti le gare potrebbero sperimentare forme di responsabilizzazione per l’affidamento alle imprese aggiudicatarie pure dei lavori relativi agli interventi di manutenzione e gestione delle opere realizzate; monitorare e coordinare progetti e realizzazioni dei vari enti (Provincia, comuni, ecc. ) in modo da consentire una prevedibilità a medio termine dei lavori che verranno assegnati, nonché delle tipologie degli stessi, in modo che le imprese locali possano programmare la loro attività e il relativo dimensionamento occupazionale. C) Le politiche del lavoro Al fine di fronteggiare possibili situazioni di sofferenza del sistema produttivo conseguenti alla crisi della finanza e dell’economia reale, la Provincia sta dispiegando tutte le potenzialità degli strumenti disponibili che possono ritenersi congrui e rispondenti ad affrontare sia le situazioni di disagio occupazionale già in atto, sia quelle che potrebbero manifestarsi nel prossimo periodo. Il riferimento è: al sistema partecipato di monitoraggio delle situazioni di difficoltà aziendale, istituito d’intesa con le parti sociali e imprenditoriali; al sistema di supporto offerto dall’Agenzia del Lavoro in caso di esuberi, sia per la ricollocazione dei lavoratori in mobilità o per il loro accompagnamento alla pensione (in caso di lavoratori anziani), sia per la ricerca di personale idoneo alle nuove attività; alla conferma dello strumento dell’indennità di mobilità provinciale che incrementa i trattamenti di disoccupazione previsti dallo Stato e il suo recente innalzamento; infine al rafforzamento delle azioni formative rivolte alla riqualificazione della forza lavoro coinvolta in processi di riorganizzazione aziendale per le quali la Giunta, in relazione alla intensità e al prevedibile impatto della crisi sull’economia, ritiene necessario uno straordinario investimento di risorse. 2. Rafforzamento dimensionale e patrimoniale delle imprese Le imprese locali sono piccole e non sempre adeguatamente capitalizzate. La crisi indebolirà ulteriormente il sistema. Le azioni per rafforzare le imprese dovrebbero orientarsi verso i seguenti obiettivi: a) riorientamento della politica dei contributi, mirandola alla crescita dimensionale, agli strumenti di aggregazione e cooperazione tra le imprese, all’innovazione, all’internazionalizzazione, agli investimenti per la ricerca e per le politiche di contesto; b) rivalutazione, in senso sussidiario, del rapporto del pubblico con i privati, chiamando gli stessi a compiti che vanno oltre la semplice fornitura di beni e servizi elementari: ad esempio la manutenzione degli edifici anziché la semplice pulizia dei locali, la gestione di un tratto di strada anziché la fornitura dell’asfalto, la progettazione di un software anziché l’offerta di mere prestazioni professionali. In particolare il pubblico può sostenere la nascita di competenze in contesti più robusti e autonomi del comparto privato. L’obiettivo è di favorire lo sviluppo di competenze e know how da parte delle imprese locali da utilizzare per lo sviluppo del business anche al di fuori del territorio provinciale; c) sostegno agli investimenti nel capitale di rischio delle imprese. La disponibilità di capitale di rischio è una leva essenziale per le strategie di sviluppo delle imprese e per poter elaborare piani aziendali solidi in grado di trovare le risorse necessarie per il finanziamento degli stessi. La mancanza o l’insufficiente dotazione di mezzi propri associata alla scarsità di garanzie sono fattori fortemente limitanti per l’accesso al credito anche da parte delle imprese che dispongono di un modello aziendale valido e di buone prospettive di crescita. La crisi dei mercati finanziari sta originando inoltre un forte peggioramento con una marcata restrizione dei criteri per l’accesso e l’erogazione del credito. La gestione finanziaria delle imprese è diventata non solo più onerosa, ma pure penalizzata negli strumenti e nelle condizioni di provvista, soprattutto nei confronti di quelle imprese che presentano squilibri nella struttura delle fonti pur disponendo di buone prospettive. Per tali aziende la crisi può addirittura pregiudicare la continuità aziendale. Di qui l’esigenza di specifiche azioni per accrescere e favorire un aumento netto delle disponibilità di capitale di rischio per le piccole-medie imprese, sia attraverso apporti diretti della proprietà, sia incoraggiando gli investimenti da parte degli investitori privati. Gli interventi opportuni dovrebbero promuovere due distinti strumenti: la costituzione di specifici fondi presso gli enti di garanzia per il capitale di rischio delle imprese; l’utilizzo di fondi di private equity. La costituzione di fondi ad alimentazione mista pubblico – privato presso i Confidi per promuovere il capitale di rischio delle imprese è stata prevista dalla legge finanziaria concernente l’assestamento di bilancio 2008 e il bilancio 2009 recentemente approvata dal Consiglio provinciale (artt. 26 e 27 L. P. 12/09/2008, n. 16). Il tavolo congiunto Provincia-banche-confidi costituito per affrontare la crisi finanziaria, attuati i primi provvedimenti legati all’emergenza, ha già riconosciuto l’importanza del tema e nella prossima settimana è stato programmato l’avvio dei lavori per definire la proposta tecnico-operativa. Se correttamente mirati i predetti fondi possono costituire una leva importante per ovviare ai limiti spesso anche pesanti che incidono sulla messa a disposizione dei capitali di rischio soprattutto per le aziende in fase di start up e per le nuove piccole e medie imprese innovative. Il secondo strumento, concernente i fondi di private equity, può essere utilizzato per la capitalizzazione di società finalizzate: allo sviluppo e agli investimenti; alla soluzione dei problemi di cessione delle attività da parte di titolari non più interessati e subentro da parte di altri soggetti (eredi, managers, altre società, ecc. ) alla ristrutturazione/riconversione di imprese. L’approccio attraverso fondi di private equity offre vantaggi rispetto ad altre soluzioni perché: è una operazione a medio termine 3/5 anni, chiusa la quale di norma la titolarità (ri)passa nelle mani della proprietà, ovvero ad un altro fondo o investitore, anche in base ad accordi raggiunti con la proprietà stessa; comporta una partecipazione diretta al capitale di rischio e non accresce l’indebitamento, con evidenti implicazioni sulla redditività; mantiene il ruolo chiave dell’imprenditore, anche nei casi di transizione; inoltre lo sostiene attraverso apporto di managerialità e competenze in materia finanziaria, che attenuano l’impianto tradizionalmente familiare dell’impresa; inserisce l’azienda in un network più ampio, rappresentato dalle realtà con cui il fondo ha rapporti diretti e indiretti; impone un metodo di lavoro che garantisce monitoraggio e trasparenza; aiuta l’imprenditore ad affrontare innovazioni significative e rischi più elevati di quelli che avrebbe intrapreso, grazie al sostegno che il nuovo investitore può offrire. E’ importante prevedere che il fondo non sia di origine bancaria, anche per evitare evidenti conflitti di interesse rispetto ad operazioni in conto debito. Sul piano operativo si potrebbe individuare un team di gestione a cui affidare il compito di valutare le opportunità di investimento, l’investimento stesso e l’affiancamento dell’imprenditore nella gestione. Per le ristrutturazioni/riconversioni occorre individuare un diverso team, anche per le competenze specifiche che questi interventi richiedono. Tecnicamente andrebbe valutata l’ipotesi di costituire un fondo di investimento dedicato – prevalentemente – ad interventi sul territorio provinciale. 3. La ricerca per lo sviluppo La crisi economica e i tagli alla ricerca rendono possibile il reperimento di persone qualificate su scala nazionale e internazionale. Il Trentino potrebbe trarre vantaggio da una operazione di reclutamento mirata per ambiti e coordinata tra fondazioni e università. Occorre promuovere un piano che individui aree di ricerca e spazi di collaborazione, avendo soprattutto a cuore le possibilità di spin-off locali e di ricadute sul territorio sia nel comparto dei servizi che industriale. Temi possibili: energia, ambiente, edilizia, biotecnologie, trasporti, informatica per la Pubblica Amministrazione e la finanza. Gli accordi di programma tra la Provincia e, rispettivamente, la Fondazione Mach, la Fondazione Kessler e l’Università, nonché le direttive della Provincia a Trentino Sviluppo Spa ed alle altre strutture operative, dovranno perciò prevedere obbiettivi conseguenti, specificatamente orientati alla crescita del tessuto imprenditoriale locale. .  
   
 

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