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Notiziario Marketpress di Mercoledì 19 Novembre 2008
 
   
  EURO: DIECI ANNI DI SUCCESSI, MA OCCORRE FARE DI PIÙ

 
   
  Strasburgo, 19 novembre 2008 - Il Parlamento europeo evidenzia i benefici tratti da dieci anni di moneta unica e chiede di continuare a comunicarli ai cittadini. Ma propone una roadmap per sfruttarne tutte le potenzialità inutilizzate: rigoroso rispetto del Patto di stabilità, riducendo anche il debito, migliore spesa pubblica e politica fiscale coordinata. Favorevole a una Bce indipendente, chiede l´integrazione e la vigilanza dei mercati finanziari, l´emissione di titoli europei e una migliore rappresentanza esterna dell´euro. Dieci anni fa, il 1° gennaio 1999, undici Stati membri (Belgio, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo e Finlandia) hanno adottato la moneta unica dell´Unione europea. Due anni dopo, anche la Grecia ha adottato l´euro e, successivamente, la Slovenia (nel 2007), Cipro e Malta (nel 2008). Dall´inizio del prossimo anno, sarà il turno della Slovacchia, portando così l´Eurozona a 16 membri. Approvando con 545 voti favorevoli, 86 contrari e 37 astensioni la relazione di Werner Langen (Ppe/de, De) e Pervenche Berès (Pse, Fr), il Parlamento sottolinea anzitutto che l´Unione economica e monetaria (Uem) «è stata un successo da molti punti di vista». La moneta unica, infatti, oltre a essere diventata un simbolo dell´Europa, ha promosso l´integrazione economica nella zona euro e portato stabilità, anche sui mercati mondiali delle valute. L´ambiente economico globale, inoltre, è stato favorevole alla creazione di posti di lavoro nel primo decennio dell´euro, che si è affermato come valuta internazionale seconda per importanza soltanto al dollaro Usa. Tuttavia, la crescita economica e l´aumento della produttività «sono state deludenti». Per i deputati occorre però fare di più per raccogliere tutti i vantaggi dell´Uem, ad esempio, mettendo gli Stati membri e le regioni con un Pil inferiore alla media in condizione di recuperare lo svantaggio e «rafforzando la comprensione e l´impegno dei cittadini verso la moneta unica». Propongono quindi una roadmap dell´Uem che riguarda la divergenza economica, le riforme strutturali e le finanze pubbliche, la politica monetaria, la comunicazione, l´integrazione e la vigilanza dei mercati finanziari, il ruolo internazionale dell´euro e la sua rappresentanza esterna, gli strumenti economici e la governance. Più in particolare, per attenuare le divergenze economiche e «offrire un notevole contributo alla ripresa», il Parlamento chiede riforme semplificate, più coerenti e multisettoriali, tempestivamente coordinate sulla base degli Orientamenti integrati per la crescita e l´occupazione nonché un policy mix nel quadro della Strategia di Lisbona. Ma occorre anche rafforzare reciprocamente le politiche macroeconomiche orientate alla stabilità e alla crescita, seguendo da vicino i bilanci pubblici attraverso l´efficace gestione della politica fiscale e della spesa e il loro impatto sul lato della domanda. Osserva infatti che il Patto di stabilità e crescita (Psc) riveduto «ha dimostrato la propria validità», ma che occorre attenersi «a un certo rigore nel risanamento dei bilanci». In tale contesto, i deputati criticano pertanto «la mancanza di disciplina» nella lotta contro i disavanzi di bilancio in tempi di crescita economica e sottolineano che gli Stati membri devono operare più efficacemente in direzione di una politica fiscale anticiclica. Sottolineano inoltre la necessità di una strategia a breve termine per ridurre il debito pubblico degli Stati e di una strategia di crescita sana e sostenibile che permetta nel lungo periodo di contenere l´indebitamento entro un limite del 60%. Ritengono infatti che sia la soglia di deficit del 3 % sia la percentuale massima di indebitamento del 60% rispetto al Pil «debbano essere trattati come massimali da non superare» e che il Psc debba essere «rispettato rigorosamente» dagli Stati membri, sotto la vigilanza della Commissione. Quest´ultima, peraltro, è invitata ad esaminare ogni soluzione in grado di rafforzare il "braccio preventivo" del Psc. D´altra parte, approvando un emendamento proposto da Ppe/de e Pse, l´Aula ritiene che le politiche di bilancio «dovrebbero approfittare appieno del grado di flessibilità consentito dal Psc rivisto» e chiede alla Commissione di dare chiare indicazioni su come sfruttare questa flessibilità. Al fine di favorire la crescita e l´occupazione e di affrontare le grandi problematiche come il cambiamento climatico, i deputati ritengono inoltre necessario un miglioramento qualitativo delle finanze pubbliche. Ciò, precisano, comprende l´ulteriore risanamento dei bilanci, un´elevata efficienza della spesa pubblica e la promozione degli investimenti nell´istruzione, nel capitale umano, nella R&s e nelle infrastrutture. Inoltre, le riforme strutturali dovrebbero essere orientate al miglioramento della produttività attraverso una migliore combinazione di politiche economiche e sociali e completate dalla politica della concorrenza da un sostegno alla ristrutturazione dell´economia. Tenuto conto delle sfide poste dalle turbolenze finanziarie e per sostenere la lotta contro il rallentamento economico e l´elevata inflazione, i deputati chiedono - tra le altre cose - misure a sostegno delle Pmi, anche per garantire linee di credito a loro favore da parte del sistema bancario. D´altro canto, mettono in guardia da un approccio basato essenzialmente sulla moderazione salariale quale via per conseguire la stabilità dei prezzi e ribadiscono che per affrontare la riduzione del potere d´acquisto derivato dall´inflazione importata occorre una «più equa distribuzione della ricchezza». Si devono però garantire aumenti retributivi reali «in linea con i livelli di produttività». Inoltre, il coordinamento della politica fiscale deve essere utilizzato in modo selettivo per raggiungere gli obiettivi economici e deve essere intensificata la lotta contro le frodi fiscali riguardanti le imposte dirette e indirette. Inoltre, nel sottolineare la necessità di norme eque per il mercato interno, ritengono che «la corsa al ribasso delle aliquote d´imposta sulle società sia controproducente». In materia di politica monetaria, rammentando il loro «impegno deciso» a favore dell´indipendenza della Bce, i deputati sostengono la richiesta di un dibattito pubblico più incisivo sulle future politiche monetarie e valutarie comuni nella zona euro. Osservano poi che l´obiettivo primario della politica monetaria della Bce è il mantenimento della stabilità dei prezzi ma ricordano che il trattato le affida anche il compito di sostenere le politiche economiche generali della Comunità. A loro parere, inoltre, la Bce dovrebbe puntare a un regime di Direct Inflation Targeting (ossia di reazione a qualsiasi deviazione dell’inflazione riscontrata rispetto all’obiettivo prefissato), in cui il target di inflazione sia accompagnato da una banda di fluttuazione attorno al tasso-obiettivo». Chiedono poi la creazione di un comitato esecutivo della Bce, composto di nove membri, dotato della responsabilità esclusiva di fissare i tassi d´interesse. A tale proposito, il Parlamento rileva che mentre nella zona euro è stato finora mantenuto un livello elevato di stabilità dei prezzi, l´"inflazione percepita" continua a mostrare notevoli divergenze rispetto ai tassi di inflazione effettivi (inferiori) registrati negli Stati membri nell´ultimo decennio. Chiede pertanto che alla popolazione siano dati maggiori informazioni e chiarimenti in merito alla necessità e al funzionamento dell´Uem. A suo parere, infatti, la moneta unica continua ad essere per l´Ue «una priorità in materia di comunicazione». I benefici dell´euro e dell´Uem - stabilità dei prezzi, tassi ipotecari bassi, viaggi più facili, protezione contro le fluttuazioni dei tassi di cambio e gli shock esterni - devono quindi «continuare a essere presentati ed estesamente illustrati ai cittadini» e alle Pmi. Per quanto riguarda l´integrazione e la vigilanza dei mercati finanziari, il Parlamento sottolinea come «molto vada ancora fatto nel campo della compensazione e regolamento delle transazioni transfrontaliere di titoli» e che occorre una maggiore integrazione nel settore dei servizi al dettaglio. A medio termine, inoltre, sono necessarie l´europeizzazione dell´assetto della vigilanza finanziaria, la trasparenza dei mercati, regole di concorrenza efficaci e un´appropriata regolamentazione, per migliorare la gestione delle crisi e la cooperazione. Allo stesso tempo, occorre evitare il cosiddetto gold plating, ossia una regolamentazione che ecceda i requisiti minimi della normativa comunitaria). Invita quindi la Commissione ad avanzare proposte per modificare l´attuale struttura di vigilanza secondo tali principi. Le chiede inoltre di prendere in esame la creazione di obbligazioni europee e di sviluppare una strategia a lungo termine per consentire l´emissione di tali titoli nella zona euro in aggiunta a quelli nazionali. L´ue dovrebbe anche svolgere un ruolo guida a livello internazionale riguardo alla riforma del sistema di regolamentazione dei servizi finanziari A proposito di ruolo internazionale, il Parlamento si rammarica del fatto che i tentativi di migliorare la rappresentanza esterna della zona euro sulle questioni finanziarie e monetarie «non abbiano fatto segnare finora grandi progressi» e sottolinea quindi la necessità di costruire una strategia internazionale commisurata al rango internazionale di questa moneta. A tal fine occorre sviluppare posizioni comuni e consolidare la sua rappresentanza, «ottenendo infine un seggio unico in seno alle competenti sedi e istituzioni finanziarie internazionali». Per tale ragione sostiene l´intento della Commissione di rafforzare l´influenza dell´Uem nelle istituzioni finanziarie internazionali, con una posizione comune dell´Ue espressa da rappresentanti di primo piano, quali il presidente dell´Eurogruppo, la Commissione e il presidente della Bce. Il Parlamento illustra poi una serie di proposte volte a migliorare la governance. Tra le altre cose chiede un rafforzamento dell´assetto istituzionale per il coordinamento della politica economica con, ad esempio, l´organizzazione di riunioni dell´Eurogruppo anche nel settore della competitività/industria, dell´ambiente, dell´occupazione e dell´istruzione. Inoltre, il Comitato di politica economica dovrebbe essere incorporato nel Comitato economico e finanziario per formare un organo preparatorio unico e operativamente coerente per il Consiglio Ecofin e l´Eurogruppo. Un rappresentante del Parlamento, poi, dovrebbe ottenere lo status di osservatore all´interno dell´Eurogruppo e negli incontri informali del Consiglio e si dovrebbero organizzare riunioni fra la Troika, il Parlamento, la Commissione e l´Eurogruppo, se necessario quattro volte l´anno. . .  
   
 

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