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Notiziario Marketpress di Lunedì 24 Novembre 2008
 
   
  RENDERE LA PARTNERSHIP ECONOMICA TRA ITALIA E ISRAELE SEMPRE PIÙ STRUTTURATA È L’OBIETTIVO DELLA GRANDE MISSIONE ISTITUZIONALE ED IMPRENDITORIALE ITALIANA CHE SBARCHERÀ A TEL AVIV IL 26-27 NOVEMBRE 2008

 
   
  Roma, 24 novembre 2008 - Nel 2007 l’Italia risulta quinto fornitore con una quota pari al 4,7% del totale delle importazioni israeliane, per un valore di oltre 3,5 milioni di euro, e un incremento netto del 48% rispetto al 2004; gli investimenti, inoltre, in crescita costante, si attestano a circa 12,3 milioni di euro a fronte dei 10,9 milioni dello scorso anno. "La visita in Israele della delegazione italiana, che vedrà la partecipazione di oltre 300 rappresentanti di istituzioni, banche, associazioni e imprese, rappresenta un segnale molto forte per la collaborazione tra Italia e Israele – afferma il Presidente della Camera di Commercio Israelo-italiana, Ronni Benatoff – Permangono infatti potenzialità ancora inesplorate, soprattutto se si considera la complementarità tra le due economie: quella israeliana, che punta su risorse intangibili come lo sviluppo tecnologico, e quella italiana che ha fatto dell’industria manifatturiera la colonna portante del proprio assetto produttivo. Non a caso, sono circa 60 le imprese italiane interessate a instaurare una partnership con controparti israeliane nei settori delle biotecnologie, Ict, chimico-farmaceutico e agroindustriale”. Allo scopo di promuovere il flusso di capitali incoming, il Governo Israeliano non solo ha abbassato il numero di restrizioni presenti sul mercato, ma ha lanciato un piano di generosi incentivi per le imprese straniere i cui investimenti rispondano a particolari requisiti legati alla localizzazione e al settore coinvolto. In particolare, le “approved enterprises” situate in zone prioritarie (attualmente nord del Paese e Gerusalemme) possono richiedere una sovvenzione statale pari al 24% del progetto approvato; in altri casi si tratta di “tax holidays” per un periodo che va dai 2 ai 10 anni. Inoltre, nel caso di progetti high-tech, il sussidio può raggiungere il 66%, mentre i Piani di Sviluppo Regionali guardano con interesse a investimenti nell’industria farmaceutica e nelle biotecnologie, nel settore Ict, chimico e nell’agroindustria, puntando con decisione a migliorare il sistema di controllo e desalinizzazione delle acque. Il settore delle Life Sciences israeliano, caratterizzato da un tasso di natalità annuo elevatissimo, pari a 50-60 aziende, conta attualmente circa 900 compagnie di cui il 41% istituite negli ultimi 5 anni. I dati testimoniano di un settore di recente sviluppo e dalle rilevanti opportunità di investimento, che oltre ad essere incentivato da sussidi statali è continuamente alimentato, dal punto di vista delle risorse umane, da un sistema universitario e di ricerca altamente qualificato. Altrettanto innovativo e sviluppatosi per esigenze di difesa militare e civile, è l’Information & Communication Technology, un settore che costituisce l’8% delle esportazioni totali israeliane e che nel 2007 ha visto la creazione di circa 1000 imprese, ossia il 50% dello starting up totale. L’alta apertura del mercato israeliano agli investimenti esteri in Ict, premiata dall’Imd Yearbook 2007, permette al Paese di posizionarsi al secondo posto nel ranking mondiale con il 21% del venture capital investito. L’industria chimico-farmaceutica israeliana rappresenta un asset portante dell’economia del Paese: il settore chimico nel 2008 ha registrato un incremento del fatturato pari a 25 bilioni di dollari, dovuto all’aumento della domanda internazionale e dei prezzi di petrolio e raffinati, mentre l’industria farmaceutica da sola esporta per un valore di oltre 4,5 bilioni di dollari. La scarsità di risorse naturali, come quelle idriche, hanno spinto Israele a puntare sull’ottimizzazione del loro utilizzo e sulla formazione del capitale umano in tutti i settori di produzione. L’agroindustria è il settore che più di ogni altro ha saputo fare tesoro della fusione tra i due elementi, arrivando a costituire un modello di sviluppo mutuato a livello internazionale. I 90 milioni di dollari investiti in R&d, di cui circa 2/3 finanziati dal Governo, sono un chiaro segnale della fiducia riposta nella crescita del settore. .  
   
 

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