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Notiziario Marketpress di
Martedì 25 Novembre 2008 |
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PARLAMENTO EUROPEO: INNALZARE L´ETÀ PENSIONABILE E RIDURRE LE IMPOSTE SUL LAVORO
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Statrsburgo, 25 novembre 2008 - A fronte dell´invecchiamento della popolazione, il Parlamento chiede di ammodernare i sistemi di protezione sociale e i regimi pensionistici per garantirne la sostenibilità nonché di mettere a punto un mercato Ue in questo campo. Occorre inoltre innalzare l´età pensionabile, ricorrere maggiormente a schemi pensionistici complementari e professionali, limitare le imposte sul lavoro e garantire finanze pubbliche sane. Vanno poi riformati i sistemi di assistenza sanitaria. Approvando con 480 voti favorevoli, 44 contrari e 10 astensioni la relazione di Gabriele Stauner (Ppe/de, De), il Parlamento rileva anzitutto che il concetto di previdenza sociale «non è inteso come rapporto costi-benefici», bensì come «contratto sociale da cui derivano diritti e doveri sia per il cittadino sia per lo Stato, e come tale dovrebbe essere trattato». Fermo restando che gli aspetti di bilancio della previdenza sociale «non devono in alcun caso essere trascurati». Anche perché la spesa dell’Ue destinata alla protezione sociale ammonta al 27,2% del Pil (dati del 2008), la cui quota principale serve a finanziare le prestazioni di vecchiaia e le pensioni (46%). Mentre, secondo le proiezioni, il rapporto fra le persone con più di 65 anni e quelle in età lavorativa passerà da 1:4 del 2005 a 1:2 nel 2050. Pertanto, il Parlamento invita gli Stati membri ad ammodernare i sistemi di protezione sociale - segnatamente tramite una maggiore differenziazione nelle formule delle prestazioni e nei meccanismi di finanziamento - nonché a incrementare gli investimenti nel capitale umano promuovendo la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione e mediante un’istruzione e una formazione di miglior livello nel contesto dell’apprendimento permanente per tutti. Nell´ambito delle attuali tendenze demografiche, economiche e sociali, i deputati evidenziano l’importanza di reperire nuovi metodi per una distribuzione efficace ed equa dei costi e dei benefici su una popolazione che sarà composta da un minor numero di persone economicamente attive e da un maggior numero di persone economicamente inattive. Il Parlamento sottolinea quindi la necessità di discutere a livello nazionale un innalzamento dell’età pensionabile prevista dalla legge. A suo parere, infatti, è necessario che i lavoratori «siano incoraggiati a continuare a svolgere la propria attività su base volontaria e finché le condizioni lo permettano, fino all’età legale o anche oltre». Invita quindi gli Stati membri a creare incentivi finanziari e sociali «che stimolino i lavoratori a proseguire volontariamente l’attività lavorativa anche dopo il raggiungimento dell’età pensionabile prevista dalla legge». Le parti sociali, invece, sono esortate a negoziare misure ad hoc per ciascun settore in relazione sia all’invecchiamento dei lavoratori sia a una politica del personale attenta agli aspetti legati all’età. Il Parlamento ritiene che i regimi pensionistici pubblici rafforzano la solidarietà sociale e rientrano nella responsabilità degli Stati membri e che la salvaguardia di questi sistemi pensionistici dovrebbe costituire una priorità politica. Invita tuttavia gli Stati membri a prendere in debita considerazione l’esigenza di procedere a un ripensamento degli schemi pensionistici tradizionali fondati su una valutazione sistematica del rischio. Una loro trasformazione è anche necessaria «per conseguire un mercato del lavoro flessibile». In tale contesto, suggerisce che le pensioni obbligatorie (primo pilastro) siano affiancate da sistemi pensionistici professionali a finanziamento collettivo (secondo pilastro) e da prodotti complementari individuali (terzo pilastro). Per i deputati, d´altra parte, il maggior uso di alternative alle pensioni finanziate dallo Stato, come i regimi pensionistici complementari, «potrebbero costituire un’alternativa attuabile». In tale ambito, rilevano che le pensioni private potrebbero includere regimi pensionistici professionali gestiti dai datori di lavoro o da altre organizzazioni e associazioni collettive, oppure quelli finanziati personalmente dai lavoratori. Tuttavia, osservano che l’esistenza di pensioni private «aumenterebbe la necessità di un’adeguata regolamentazione dei fondi pensionistici privati, della trasferibilità di tali pensioni e della promozione e del continuo ammodernamento (fra cui, più flessibilità) di queste alternative». Rilevano inoltre la necessità di rafforzare i livelli di partecipazione e di contribuzione dei lavoratori ai regimi pensionistici esistenti al fine di assicurare un reddito adeguato agli interessati e sostengono la necessità da parte dei datori di lavoro di continuare a versare contributi sufficienti, in particolare ai regimi pensionistici contributivi. Più in generale, il Parlamento sottolinea l’importanza di mettere a punto un mercato europeo dei sistemi pensionistici e di previdenza sociale «trasparente e flessibile», riducendo le barriere fiscali e gli ostacoli alla trasferibilità dei diritti pensionistici da uno Stato membro all’altro. Invita quindi la Commissione a elaborare un quadro di regolamentazione e vigilanza dei prodotti pensionistici paneuropei che sia «adeguato e fattibile». La esorta inoltre a procedere urgentemente a una revisione della direttiva 2003/41/Ce in modo da creare un solido regime di solvibilità adattato agli enti pensionistici professionali, estendendo ai fondi pensionistici alcuni aspetti della direttiva sull’accesso alle attività di assicurazione e di riassicurazione e al loro esercizio (“Solvibilità Ii”). Rileva peraltro che un mercato interno delle pensioni professionali e complementari «consentirebbe ai cittadini di usufruire della portabilità delle pensioni professionali, stimolerebbe la concorrenza e ridurrebbe il costo del risparmio per la pensione». I deputati ritengono che, a livello europeo e nazionale, si debba mantenere l’equilibrio fra l’attuabilità economica dei sistemi previdenziali e di sicurezza sociale, da un lato, e la copertura dei rischi sociali, dall’altro. Al riguardo, rilevano che la normativa Ue sul lavoro dovrebbe potenziare i contratti di lavoro a tempo indeterminato come forma predominante di occupazione. Ma riconoscono che è anche necessario tutelare i diritti dei lavoratori con altre forme di occupazione. Il Parlamento sottolinea inoltre la necessità per gli Stati membri di mantenere livelli adeguati di finanziamento dei sistemi pensionistici e di protezione sociale, che individuino solide basi imponibili alternative. Enfatizza poi l’importanza di limitare il ricorso alle imposte sul lavoro al fine di aumentare la competitività delle economie degli Stati membri e di offrire ulteriori incentivi al lavoro. Suggerisce pertanto di prendere in considerazione nuovi metodi fiscali e/o alternative per migliorare la sostenibilità finanziaria della spesa sociale, che potrebbero ridurre la pressione fiscale sulle persone con redditi inferiori. Gli Stati membri dovrebbero anche assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche in modo da far fronte alla crescente pressione esercitata dall’invecchiamento della popolazione e includere nei loro bilanci annuali un fondo per il pagamento delle pensioni future. Il Parlamento ritiene peraltro che i migranti possano contribuire a raggiungere un maggiore equilibrio nei regimi di previdenza sociale «purché siano assunti legalmente e contribuiscano pertanto al loro finanziamento». Evidenzia poi la necessità di prendere in esame «un graduale passaggio dai sistemi previdenziali a ripartizione ai sistemi previdenziali a capitalizzazione». Auspica inoltre che il Consiglio rifletta sull’opportunità di apportare ulteriori miglioramenti al Patto di stabilità, permettendo ad esempio che gli investimenti a più lungo termine siano contabilizzati su un periodo di tempo più dilazionato. Il Parlamento fa poi notare che, al fine di garantire condizioni di vita adeguate per le persone disabili ed evitare la "trappola degli aiuti", è necessario introdurre misure compensative per il costo della vita più elevato sostenuto dai disabili a causa della loro condizione e coordinarle con regimi pensionistici e misure politiche di integrazione sociale. Sottolinea inoltre la necessità di prevedere misure compensative per le donne e le persone dedite all’assistenza, «che offrano loro scelte effettive nella decisione di avere figli e di prenderne cura, liberandole dai timori di possibili svantaggi finanziari o di ostacoli nell’avanzamento della carriera». In tale contesto, plaude alle iniziative di taluni Stati membri volte a abbonare il periodo consacrato ai figli o alla famiglia nel regime pensionistico obbligatorio. Al contempo chiede di migliorare i servizi di sostegno e di custodia dei bambini e di assistenza ai familiari non autosufficienti, «così da ridurre il numero delle persone che lavorano a tempo parziale su base volontaria». Il Parlamento insiste poi sull’importanza di preservare i valori e i principi che costituiscono il fondamento della totalità dei sistemi di assistenza sanitaria dell’Ue, ferma restando la necessità di un uso razionale di risorse limitate. Considerato l’aumento dei costi dell’assistenza sanitaria e delle cure continuative di lunga durata, reputa opportuno che gli Stati membri riflettano sui loro modelli di finanziamento. Riconosce poi «la crescente popolarità» sia di soluzioni fondate su criteri di mercato sia della privatizzazione nel finanziamento dei servizi sanitari. Ma rileva che la privatizzazione funzionale dei sistemi sanitari pubblici, l’orientamento al profitto e la concorrenza tra intermediari finanziari «rendono generalmente più onerosa la gestione dei sistemi sanitari», mentre i vantaggi in termini di contenimento dei costi, efficienza e qualità dei servizi di assistenza «restano discutibili». Raccomanda pertanto ai governi degli Stati membri con un sistema a pagatore unico di mantenere tale modello. D´altra parte, il Parlamento esorta gli Stati membri a evitare un approccio puramente finanziario nell’adozione di riforme politiche volte a ridisegnare il quadro giuridico dei rispettivi sistemi sanitari nazionali. In tale ambito, dovrebbero prender in considerazione l’intero spettro delle funzioni e delle politiche di finanziamento del sistema sanitario, «anziché concentrarsi esclusivamente sui meccanismi contributivi». . |
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