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Notiziario Marketpress di Lunedì 01 Dicembre 2008
 
   
  LA MOSTRA DI JAVIER MARÍN « DE 3 EN 3 » ALLA ROTONDA DI VIA BESANA, IN PIAZZETTA REALE, SUL SCALONE DI PALAZZO REALE, IN PIAZZA DELLA SCALA

 
   
  Milano, 1 dicembre 2008 - L’uomo ed il suo difficile cammino, tra forza e fragilità, conquiste e sconfitte. Una profonda ricerca quella compiuta dal giovane artista messicano Javier Marín, protagonista della mostra “De 3 en 3” promossa dal Comune di Milano-cultura con la collaborazione della Galleria Barbara Paci e con il sostegno di Terreno Baldio Arte (Messico), Ersel – Gestione Patrimoni, Gobbetto e M&c Studio Architetti Associati. Con un percorso che coniuga efficacemente forme e fonti europee e caratteri propri della sua terra d’origine, Marín, già noto in Italia per la sua significativa partecipazione nel 2003 alla Biennale di Venezia e reduce dal grande successo della mostra realizzata nell’estate 2008 a Pietrasanta, interpreta alcuni dei luoghi simbolo di Milano. Un suggestivo ed articolato percorso tra la Rotonda di via Besana, Piazzetta Reale, Scalone di Palazzo Reale e Piazza della Scala, racconterà, attraverso la scultura, i simboli e le tematiche care alla cultura pre-ispanica tipica dell’area mesoamericana: dalla civiltà olmeca fino a quella atzeca, vera radice dell’odierno popolo messicano. Javier Marín, che si ferma ad indagare le complesse dinamiche della vicenda umana, guardando retrospettivamente per una conoscenza del presente attraverso la storia, ha fatto tesoro della lezione dei grandi maestri italiani e francesi del Cinquecento – in particolare Pontormo, Rosso Fiorentino e Michelangelo - legandola ad immagini e soggetti propri della cultura messicana. Ecco dunque prendere forma corpi solidi e scattanti, ritratti dallo sguardo sensuale, colori caldi che ben si mescolano a sensibilità barocche. Per le sue sculture l’artista privilegia la resina, in quanto materiale duttile, estremamente contemporaneo, che mescola con semi di amaranto, carne secca, petali di fiori, foglie di tabacco, creando colorazioni e sfumature originali, dove la trasparenza della resina si fonde ai colori della natura e della cultura del Messico. Marmi e bronzi completano l’itinerario creativo. Lo spazio espositivo all’interno della Rotonda di via Besana sarà dominato da una grande “ruota” (di cinque metri di diametro) composta di decine di frammenti di corpi umani in resina color carne. L’imponente ruota è il simbolo universale di tutte le inutili guerre combattute dall’uomo: vortici di corpi distrutti, smembrati e senza possibilità di fuga. A questo si unisce la simbologia del cerchio di corpi tanto cara alla cultura azteca, considerata da Marín il suo reale e genuino background culturale. La scultura, dal titolo Chalchihuite, reca un potente messaggio di appartenenza alla cultura e all’arte pre-ispanica. Javier Marín intende riproporre tali radici storiche per affermarne valore e dignità attraverso il ricomporsi di precise e dirette simbologie. Semplicemente primordiale, invece, è il corpo umano, protagonista del resto dell’esposizione con sculture di medie e piccole dimensioni, realizzate in marmo, bronzo e resina. Una fisicità composta, talvolta, di pezzi e di frantumi legati insieme, un ammasso assemblato appositamente a posteriori con risultati volontariamente imperfetti, che restituiscono a questo “uomo plurimo” una sorta di unicità ricomposta. L’uomo è ancora quello rinascimentale, padrone della prospettiva che tutto ordina, anche se, evolvendo, sa usare il passato per potersi definire “contemporaneo”. Un uomo segnato dal tempo, perciò, dalla negatività e dalla positività della vita, che si ferma a pensare, a riflettere, non senza una vena di autentica autocritica. In Piazzetta Reale saranno collocate nove opere, un vero e proprio corteo di cavalli e cavalieri sorretti da alti piedistalli. Per l’artista è fondamentale trasmettere il doppio messaggio di potere e perdono: potrebbero essere i conquistadores che attendono, frementi, di partire per la battaglia oppure i coraggiosi difensori di una città inerme. L’impianto espositivo si completa, in Piazza della Scala, con due sculture monumentali raffiguranti volti umani. L’artista li pone rotolanti e monumentali sul terreno: rappresentano il naturale ed inevitabile crollo delle ideologie. Questi volti, divisi dal robusto corpo che li sorreggeva, acquistano finalmente una natura mortale e non più ostile. .  
   
 

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