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Notiziario Marketpress di Lunedì 01 Dicembre 2008
 
   
  AL TEATRO DELL’ELFO IL GIARDINO DEI CILIEGI DI ANTON CECHOV UNO SPETTACOLO DI FERDINANDO BRUNI

 
   
  Milano, 1 dicembre 2008 - Un’enorme tenuta che va alla malora, un frutteto che una volta all’anno, nel mese di maggio, si copre di fiori bianchi e diventa “giardino”, simbolo di rimpianti, speranze e sogni. Ogni anno il ciclo delle stagioni si compie, e ogni anno il giardino ritorna giovane, ricomincia la sua vita. A contemplare questo miracolo per l’ultima volta, riuniti nella grande casa dell’infanzia, i personaggi della commedia non possono che scorgere su di sé, ognuno nell’altro, i segni del tempo che passa, il miracolo che su di loro non si compie, l’approssimarsi di una resa dei conti col proprio destino. Il cast comprende, in questa edizione, tutti i nomi storici dell’Elfo: Ida Marinelli nel ruolo protagonista, Elio De Capitani in quello di suo fratello Gaev e Ferdinando Bruni nel ruolo del mercante Lopachin, oltre a Corinna Agustoni, Cristina Crippa, Luca Toracca e la socia più giovane Elena Russo Arman. Accanto a loro due volti ormai di casa nella compagnia – Cristian Maria Giammarini e Fabiano Fantini - e i giovani Angelica Leo, Edoardo Ribatto, e Nicola Stravalaci. Dodici attori, sotto l’attenta direzione di Bruni, mettono in gioco la coralità, la sensibilità e la maturità di un gruppo e delle sue singole personalità, nell’allestimento di questa commedia rarefatta, buffa e disperata che ha per protagonista il tempo e il suo trascorrere nella vita degli individui e del mondo. La regia colloca i quattro atti del Giardino dei ciliegi in una specie di limbo, l’antica stanza dei bambini, che è simbolicamente punto di ritrovo per la famiglia di Ljuba, fra oggetti concreti, ma carichi di valenze evocative: la lavagna con l’alfabeto cirillico-europeo, i tabelloni illustrati per imparare il francese (la lingua dell’aristocrazia, la lingua dell’esilio), gli uccelli impagliati, prigionieri di una vita artificiale, oggetti che piano piano andranno sparendo, recidendo legami col passato, fragili e malati, lasciando spazio alla durezza impietosa del presente o alle utopie luminose del futuro. Dalla Rassegna Stampa: In scena tutti i «soci» storici dell´Elfo. Insomma si potrebbe definire quasi una «lettura di famiglia» del capolavoro cechoviano dentro quel salone chiuso di una casa in decadenza, destinata a implodere e venire distrutta come il Giardino del titolo, per far posto a lottizzazioni di villette a schiera, per le nuove classi emergenti (. ) E davanti al disastro ineluttabile, i personaggi di Cechov (belli, ricchi di anima e di sentimenti) sembrano già soli con se stessi, senza più una direzione cui rivolgersi. (. ) Chi trova echi inconsueti (grazie anche all’interpretazione di Bruni) è il parvenu Lopachin, di solito un insopportabile volgarone arricchito, che grazie all’amministrazione poco limpida della tenuta, si può permettere di riacquistarla all’asta. Qui ha la coscienza amara di essersi inutilmente preparato a dar vita alla nuova classe dirigente: quella che dovrebbe prendere in mano la situazione, tanto da essere aggiornato e colto in economia, dei nuovi bisogni e di prossime organizzazioni sociali. Gianfranco Capitta, Manifesto 27 aprile 08 Attraverso Il Giardino dei ciliegi di Cechov ogni regista ha sempre raccontato un po’ della sua storia. È stato così fin da quando questo testo è stato scritto: da Stanislavskij fino a Visconti e Strehler ma anche Brook, Stein e Dodin. (. ) ed ecco, guidato da Ferdinando Bruni, un gruppo molto affiatato di attori. (. ) Un Giardino che si confronta con la stolida nullità di molti personaggi cechoviani, con l’incapacità di vivere fino in fondo i propri sentimenti. (. ) Bruni ha lavorato su questo, scarnificando e riducendo il testo, ribaltando le atmosfere in un gioco di rimandi e di suggestioni, mostrandoci dei personaggi normali perfino laidi e anche sciocchi, talvolta. (. ) Tutto e niente, la vita insomma. Maria Grazia Gregori, l’Unità, 15 novembre ’06. L´ascolto della voce di Cechov è possibile fino allo spasimo, fino a cogliere, nei suoi silenzi, il respiro, e, di essi, il ritmo. Come accade tutto ciò? È Cechov a offrirne l´evenienza non con un trucco ma, ancora una volta, con l´ascolto (della vita) (. ) Davvero mirabile l´interpretazione di Ida Marinelli, un´attrice piuttosto sottovalutata. Ma è svagato, bravissimo anche Elio De Capitani e, con lui, ricordo Elena Russo Arman, Angelica Leo, Fabiano Fantini (. ) e Corinna Agustoni. Franco Cordelli, Corriere della Sera, 26 novembre ’06 Una compagnia della seconda generazione come quella di Teatridithalia ci sforna un’edizione del Giardino dei ciliegi del tutto degna degli antichi livelli ma capace di leggere nel grande testo un’atmosfera non di riporto. (. ) I giorni passano nell’antica stanza dei bambini percorsa da personaggi nostalgici e irresoluti, in preda ai loro tic di bislacchi che la regia passionale e rigorosa di Ferdinando Bruni sa rendere ritmicamente espressiva di un frastagliato accumulo di stati d’animo. (. ) Degna delle storiche primedonne la splendida prova di Ida Marinelli accanto al maniacale fratello Elio De Capitani e alla sensitiva Elena Russo Arman nella ricca collezione di caratteri di un grande emozionante spettacolo. Franco Quadri, la Repubblica, 27 novembre ’06 info@elfo. Org, www. Elfo. Org .  
   
 

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