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Notiziario Marketpress di Lunedì 01 Dicembre 2008
 
   
  UN AMLETO CONTEMPORANEO CON ALESSANDRO PREZIOSI AL TEATRO NUOVO DI MILANO

 
   
  Milano, 1 dicembre 2008 - “Ho udito che delle persone colpevoli, assistendo ad una rappresentazione, a causa dello stesso artificio messo in scena, furono così turbate fin dal profondo dell’anima da confessare pubblicamente e senza indugio i loro crimini. La rappresentazione del dramma sarà la cosa con cui coglierò in trappola la coscienza del re” (W. Shakespeare, Amleto, Ii,2) . Lo spettacolo “Amleto” in tournée nelle principali città italiane con Alessandro Preziosi diretto da Armando Pugliese . Lo scorso luglio, l’occasione per la messa in scena dell’Amleto è stata la ricorrenza del 60° anniversario del Festival Teatrale Shakespeariano di Verona. Dopo il successo e i consensi di pubblico ottenuti nelle repliche estive e nella nuova tournée invernale, lo spettacolo, nel mese di marzo, si accinge a toccare due tra le maggiori città italiane: Torino e Milano. All’interprete principale Alessandro Preziosi, Khora. Teatro ha voluto affiancare Armando Pugliese per la regia e una compagnia di giovani e meno giovani attori di talento. Mettere in scena Amleto è un tentativo di raccontare con parole potenti come sono quelle di Shakespeare qualcosa che ci riguarda e che riguarda il tempo che stiamo vivendo, il nostro tempo. Contro il malcostume del nostro tempo il principe di Danimarca ci mostra il suo lato più debole, aggirare la realtà, rifugiarsi nella sua fragilità, ma consegna allo spettatore una chiave che deve aprire porte rispetto alle quali lo stesso Amleto rimane nascosto. Forza e debolezza, impulsività e calcolo, sensibilità e riflessione: tutto é estremo in lui, che con il suo idealismo si pone sulla scena a testimoniare, assieme a un dramma personale, i conflitti e le aspirazioni di ogni giovane contemporaneo che abbia una concezione dell’esistenza e intanto debba sperimentarne la corruttibilità. La tragedia classica riscopre la sua forza e la sua attualità, nella non banale coincidenza con la ricorrenza del quarantennale del’68, sottolineando il tema dell’atavico conflitto tra “padri” usurpatori e figli: i primi che non accettano il cambiamento e impongono ai giovani una società ormai superata, e le nuove generazioni, che tentano di non farsi sopraffare da aspettative esagerate e ambizioni irraggiungibili. Quale contributo può una regia che non sia meramente esecutiva dare all´approfondimento di questo testo shakespeariano, cercando di evitare le giacche e le cravatte come paravento di un’ipotetica modernità? Noi ci proviamo cercando di evidenziare il “gap culturale” che separa Amleto e i suoi colleghi di studio (Orazio, Rosencranz, Guildestern) a Vittemberg da una corte danese tacciata da crapule e bagordi, ed ancora di sottolineare che “il dubbio Amletico” non è tanto un ondeggiamento dell’animo, quanto piuttosto la necessità di far corrispondere la vendetta alla certezza della giustizia, e che il motore che spinge l’evolversi della tragedia è una strenua ed affascinante lotta per il potere, negato al protagonista non tanto dall’uccisione del padre quanto dall’aver impalmato da parte dell’assassino, lo zio Claudio, la legittima detentrice di quello stesso potere, sua madre. Parallelamente evidenziando in Polonio e nella sua famiglia la sostanza di una cortigianeria anch’essa alle prese con le sue ambizioni e le sue mosse strategiche, far sì che i personaggi non si presentino come stereotipi incorniciati da funzioni ormai consuete nell’immaginario collettivo, ma presentino qualche curiosità comportamentale che , se da una parte li rende meno “eroici” , da quell’altra ce li fa conoscere sotto un altro aspetto e più partecipi di una dialettica generale, senza la quale la tragedia non può esistere. .  
   
 

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