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Notiziario Marketpress di Lunedì 01 Dicembre 2008
 
   
  VENDOLA: "IL BOND AQP IL VERO SCANDALO DEL GOVERNO FITTO-PALESE E F.DIVELLA"

 
   
   Bari, 1 dicembre 2008 - Il presidente della Regione, Nichi Vendola, il 27 Novembre, ha diffuso la seguente nota: “Cominiciano a venire alla luce i veri scandali che hanno contraddistinto la gestione dei “professionisti” Raffaele Fitto, Rocco Palese e Francesco Divella. Gli esponenti del centrodestra, i quali ogni giorno non perdono occasione per denunciare presunti “scandali rossi” per altrettanto presunti sprechi, favoritismi e sciatterie, dovrebbero leggersi il “Sole 24 ore” di oggi, giornale che non può essere di certo definito in mano ai soliti comunisti, quando in un documentato articolo parla di “obbligazioni pericolose”, di “azzardo dell’Acquedotto Pugliese sui titoli General Motors” e di “Puglia-detroit, connection da brividi”. Le obbligazioni di General Motors, Ford e Chrysler sottoscritte durante la gestione Divella e il governo Fitto-palese, che ogni giorno promuovono il loro professionismo al contrario del dilettantismo dell’attuale governo, sono la vera spada di Damocle sul portafoglio e sul futuro dei pugliesi. In caso di fallimento dei colossi automobilistici americani infatti il cerino, oltre che nelle mani dei sottoscrittori e azionisti di tutto il mondo, resterebbe tra le mani della Regione e dei suoi contribuenti. Tutto nasce nel 2004 quando l’amministratore unico Divella sottoscrive ben 250 milioni di euro di bond per ottenere liquidità e finanziare i lavori di rinnovamento della rete di Acquedotto Pugliese. Soltanto che erano evidentemente gli anni della finanza creativa di tremontiana memoria e il risultato fu un investimento sballato, senza garanzia e ad altissimo rischio. “Un investitore sofisticato – si legge oggi - o ben consigliato, si premunisce definendo un paniere di titoli sicuri e un rigido limite di concentrazione per singolo titolo. Altrimenti il rischio è di rimanere in balia della voracità delle banche. In questo caso Aqp non sembra si sia premunito”. Riepilogare le tappe può essere utile: nel novembre 2000 Merrill Lynch, banca d’affari Usa, si offre di assistere la Regione nella fase di finanziamento sui mercati americani per il collocamento di emissioni obbligazionarie”. La Regione accetta e nel maggio 2004 Divella informa Fitto, azionista Aqp sulle caratteristiche delle obbligazioni sottoscritte. Il consulente di Merrill, Dexia, nel febbraio 2005 (ultimi mesi del governo Fitto) contesta però all’Acquedotto le modalità del prestito ottenuto e chiede che sia ristrutturato il paniere dei titoli ad alto rendimento ma ad alto rischio come Gm, Ford e Chrysler. Appena insediato il nuovo governo, nel giugno 2005, ci si accorge del potenziale rischio e Aqp chiede ufficialmente a Merrill di non investire in titoli a rischio. Il costo della ristrutturazione proposta è però comunque troppo alto e nel marzo di quest’anno Aqp fa causa a Merrill Lynch accusando la banca di violazione degli obblighi di condotta e di consulenza. L’esito della causa potrebbe mettere la Puglia al riparo dallo sciagurato investimento, ma forse qualcuno dovrebbe un poco vergognarsi per il rischio di far pagare i costi di eventuali fallimenti ai cittadini. “Sarebbe però – scrive il Sole 24 ore - anche interessante capire se, a parte Merrill Lynch, qualcun altro abbia tratto vantaggio da questa operazione. E che ruolo può aver giocato”. Sottoscriviamo in pieno questa richiesta. Vogliamo sapere chi ha giocato con i soldi dei pugliesi, che forse finora non hanno saputo cosa li minaccia, per colpa di qualcuno che oggi sa solo gridare allo scandalo, alla truffa e allo spreco su ogni singola, microscopica, delibera assunta dal Governo pugliese. Un Governo che per quanto riguarda l’Acquedotto ha sbloccato la complicatissima questione della ricerca perdite, per limitare l’effetto colabrodo che decenni di incuria lo ha colpito, ha installato il telecontrollo, per monitorare ogni singolo tratto di rete ed evitare che intere città restino a secco per colpa di errate manovre e che ha avviato investimenti per nuove reti, preservando infine il controllo pubblico sulla società che disseta milioni di cittadini”. .  
   
 

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