Padova, 1 dicembre 2008 - “La famiglia dà risposte anche quando lo Stato non c’è, è il primo ammortizzatore sociale, primo educatore, primo soggetto di relazioni e di sussidiarietà: è un capitale pubblico, un valore economico per la società. Mettere a disposizione finanziamenti per sostenerla non è una spesa ma un investimento”. Lo ha ribadito l’assessore alle politiche sociali del Veneto Stefano Valdegamberi, aprendo il 27 novembre al Centro Papa Luciani di Padova il meeting durante il quale sono stati presentati i risultati di una ricerca che analizza come sono cambiate le famiglie del Veneto. L’indagine, dal titolo “Famiglie, bisogni, strategie di fronteggiamento: social survey su due coorti di donne venete”, è stata finanziata dalla Regione e realizzata dalla società Synergia di Milano.
“Questo lavoro – ha spiegato Valdegamberi – si inserisce nel quadro di obiettivi di politica sociale della Regione del Veneto, che riconosce le funzioni fondamentali svolte dalla famiglia per la promozione del benessere delle persone e della comunità”. La ricerca è stata svolta a sedici anni di distanza dalla prima Survey sui bisogni socio – assistenziali delle famiglie venete, in un contesto nel frattempo decisamente cambiato, e si propone come supporto alle scelte politiche per il welfare. Per quanto riguarda l’azione regionale nel settore, tra gli interventi più recenti Valdegamberi ha ricordato il progetto sperimentale “Nido Famiglia”, per un sostegno alla primissima infanzia dai 0 ai 3 anni, svolto da mamme o persone professionalmente preparate che accudiscono in casa fino ad un massimo di sei bimbi contemporaneamente. A questi si aggiunge il “Marchio famiglia”, che riconosce enti, istituzioni e privati che operano con azioni concrete di appoggio nei confronti dei nuclei familiari.
“Investire sulla famiglia significa investire sullo sviluppo della società – ha detto ancora l’assessore – laddove lo stato e le altre istituzioni non riuscirebbero a svolgere con la stessa efficacia funzioni sostitutive anche se investissero risorse ben più consistenti. Per questo abbiamo chiesto che gli investimenti sulla famiglia non rientrassero nel patto di stabilità e, per lo stesso motivo, le Regioni, delle quali il Veneto è coordinatore nazionale di comparto, si sono espresse contro la cosiddetta “social card” – ha concluso Valdegamberi – che rappresenta una risposta di tipo pauperistico e dirigistico, rispetto alla necessità di far nascere dal basso e in maniera sussidiaria le politiche sociali. Tale iniziativa, inoltre, viene finanziata sottraendo di fatto 300 milioni di euro alle politiche sociali locali, portando ad un miliardo di euro il taglio operato dallo Stato in due anni nei confronti delle regioni in questo settore”.
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