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Notiziario Marketpress di
Martedì 19 Settembre 2006 |
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IL COMUNICATTIVO: RADIO 1 RAI: COSTANZO, LEONE E CARELLI SUL FUTURO DELLA TV AL COMUNICATTIVO DI RIGHETTI
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Roma, 19 settembre 2006 - Ecco un estratto del talk-show che verrà trasmesso oggi alle 15. 35 Maurizio Costanzo: “Su ‘Altrove’ c’è stato un errore di comunicazione iniziale: non è un reality dal carcere, ma un documentario e partirà a fine ottobre su Italia 1. Miro a far conoscere sia la vita dei detenuti sia quella delle guardie carcerarie, che sono dei detenuti senza condanna”; “Il futuro della tv è il pluripiattaforma: un programma, un talk che può andare bene in radio, in banda larga, in digitale e che può funzionare anche in satellitare”. Giancarlo Leone: “Il vero problema è che il digitale non è ancora percepito come una televisione o una piattaforma in grado di dare un’offerta competitiva, ma il futuro dei contenuti e dei programmi sarà proprio sul digitale”; In attesa del passaggio dall’analogico al digitale fissato al 2012 avremo un’offerta generalista per tutti e un’offerta sempre più tematica, sempre più vicina ai bisogni del pubblico per le necessità specifiche”; “La creatività è a rischio da parecchi anni. La televisione sarà sempre più crossmediale, prenderà sempre di più il nostro tempo. Ma, ahimé, per fornire tutti questi contenuti manca il tempo e la mancanza di tempo va a discapito della qualità e della creatività. Allora, il vero problema che oggi ha la televisione, salvo l’informazione che ha suoi tempi specifici, è proprio la difficoltà di approfondire, di lavorare a lungo sui programmi perché la creatività e l’autorialità escano molto”; “Il cinema italiano sta finalmente vivendo un bellissimo periodo di ripresa così come il cinema di qualità. In questo senso la creatività che era in crisi per la televisione è, viceversa, in grande ripresa sul cinema. Speriamo che il cinema possa contaminare la televisione”. Emilio Carelli: “La tv sta cambiando per il pubblico perché sta diventando, proprio per mezzo del digitale, attiva e interattiva”; “L’altra grande novità che introduce il digitale è che la televisione, gradualmente, non sarà più solo visibile sull’apparecchio televisivo. Già ora è visibile sui telefonini, sui videofonini di nuova generazione, su Internet, dove con la banda larga è sempre più possibile vedere prodotti video”; “Penso che l’infotainment avrà sempre più successo ed è un genere che sta andando molto forte. Però, bisogna salvaguardare anche proprio l’informazione delle breaking news, l’informazione della notizia dell’ultima ora trattata nella maniera più classica possibile”; “Il futuro del mercato televisivo lo vedo sempre più ricco di opportunità, sia di crescita per gli attuali protagonisti, cioè per le attuali piattaforme, sia per tanti giovani che magari sono tagliati fuori dai canali ufficiali di Rai e Mediaset, di entrare, lavorare e trovare nuovi sbocchi dal punto di vista anche professionale”. Domani (19 settembre) alle 15. 35 su Radio 1 Rai al Comunicattivo del massmediologo Igor Righetti si discuterà di “Digitale, satellitare o analogico: quale futuro per la nostra tv?” con il vicedirettore generale della Rai e amministratore delegato di Rai Cinema Giancarlo Leone, Maurizio Costanzo e il direttore di Skytg24 Emilio Carelli. Come si sta preparando la Rai per confrontarsi con il digitale terrestre? Giancarlo Leone. Il digitale terrestre è, di per sé, una prova che può fare paura e può anche, talvolta, allontanare il pubblico. È qualcosa ancora di poco percepibile. È un sistema di trasmissione che consente, attraverso la compressione digitale del segnale, di ricevere un numero ampio di canali mediante l’antenna televisiva e un decoder. Come ogni strumento se non ha contenuti non serve a niente. La Rai si sta preparando a dare contenuti a quello che oggi è un sistema televisivo che in proiezione diventerà fondamentale, ma siamo soltanto agli inizi. Con il passaggio al digitale, che cosa cambierà per Sky? Emilio Carelli. Per Sky non cambia molto perché siamo già digitale satellitare. Lo siamo fin dall’inizio e pensiamo che siano due modi molto diversi di fare televisione. Nel senso che, l’offerta di Sky, che supera i 150 canali televisivi, di sola piattaforma su cui va anche Sky Tg24, che invece è un canale all news, nel senso che trasmette un telegiornale ogni mezz’ora, sette giorni alla settimana. L’offerta è così ampia che non mi sembra che il digitale terrestre possa, in qualche modo, concorrere o essere concorrente. Tanto è vero che dalla nascita del digitale terrestre, che risale a più di un anno fa, non abbiamo avuto nessun tipo di contraccolpo. Sono due tipi di pubblico diverso, che cercano cose diverse. Intervento di Maurizio Costanzo. Sei stato il precursore delle piattaforme tecnologiche radio-televisive. Quale futuro vedi per la televisione italiana? La televisione analogica generalista non finirà mai. Sarà un po’ diversa, presumo un po’ più stretta e penso ci sarà via via la crescita delle altre televisioni, con un digitale a 360 gradi che riguarda tutto, i cellulari, la banda larga, i satellitari eccetera. Questo porterà anche a un approfondimento maggiore dei target d’ascolto e quindi si potrà fare “televisione per”. Il futuro è il pluripiattaforma: un programma, un talk che può andare bene in radio, in banda larga, in digitale e che può funzionare anche in satellitare. Sei stato nominato dal ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, consigliere per i nuovi linguaggi televisivi, in particolare per il digitale. Ma le nuove tecnologie in Italia non hanno vita difficile da parte del grande pubblico, specie quello più anziano, poco avvezzo alla digitazione? Certo che hanno vita difficile. Bisogna insistere e lavorare in tal senso. Bisogna anche augurarsi che le nuove tecnologie e gli ingegneri che studiano queste cose semplifichino l’accesso tramite un box unico. Anche l’analogica, secondo me, allungandosi la vita media, dovrà preoccuparsi di tecnologie semplici, per un pubblico meno giovane. Le nuove tecnologie come possono aiutare a migliorare la qualità dei programmi? E poi, ma davvero il pubblico vuole una qualità migliore dei palinsesti televisivi o preferisce adagiarsi negli spensierati reality? Penso che il pubblico, se gliele dai le cose, sa capire e sa apprendere. Credo che i reality stiano per arrivare a un punto di svolta. Stai per partire su Italia 1 con un nuovo programma dal titolo “Altrove”. Lo hanno definito un reality show ambientato in carcere. È così che lo hai pensato? Partirà a fine ottobre e non è assolutamente un reality. C’è stato un errore di comunicazione iniziale, non è un reality, ma un documentario. Quale aspetto emergerà di più, quello sociale o quello informativo? Ambedue. È molto complicato a farsi. Stiamo espletando ancora prassi paraburocratiche, però la gran parte è stata fatta. Miro a far conoscere sia la vita dei detenuti sia quella delle guardie carcerarie, che sono dei detenuti senza condanna. L’indulto non ti ha fatto privare di tanti protagonisti? Un po’ sì. Però, meno male che c’è stato. Ci mancherebbe altro. Condividete il pensiero di Maurizio Costanzo? Giancarlo Leone. Il vero problema è che il digitale non è ancora percepito come una televisione o una piattaforma in grado di dare un’offerta competitiva. Quando Carelli dice che a Sky non si sono ancora accorti della competizione con il digitale, ha ragione, al punto tale che il loro ascolto è aumentato, così come i loro abbonamenti. Mi ricorda un po’ quando noi della Rai, sette-otto anni fa, dicevamo la stessa cosa di Sky, anzi di Telepiù, allora, e di Stream. Non ce ne eravamo accorti e in verità poi piano piano è arrivata. Credo che tra qualche anno anche il digitale, da questo punto di vista, diventerà una realtà molto importante e significativa. Oggi ancora non è percepita, ma il futuro dei contenuti e dei programmi sarà proprio lì. Emilio Carelli. Penso che in futuro ci sarà spazio per tutti. Forse dovremmo anche capire quali saranno i vantaggi per il pubblico con l’introduzione del digitale, perché la televisione sta cambiando molto in questi anni. Abbiamo avuto, per i primi decenni, una tv sempre uguale, l’unica novità era stata il colore. Negli ultimi cinque-sei anni la televisione è cambiata tantissimo. Sta cambiando per il pubblico, perché sta diventando, proprio per mezzo del digitale, una televisione attiva e interattiva. E a Sky già lo è. Attiva perché il telespettatore può scegliere, premendo il tasto del telecomando, in un mosaico di sei offerte, che cosa andare a vedere, costruirsi il telegiornale che vuole. Se vuol vedere le ultime notizie, l’argomento del giorno, la notizia più importante magari approfondita, notizie di sport, o quelle di spettacolo. Oppure preferisce la diretta di un grande evento e se, per ragioni di spazio, non trova collocazione sul canale in onda in quel momento ma la può vedere. Quindi, la possibilità di intervenire attivamente. Questa è una grande novità che sarà sempre più diffusa in futuro. Dobbiamo parlare anche di questo. Giancarlo Leone. Il ministro Gentiloni ha frenato sul digitale e ha fissato la data per lo switch-off, il passaggio dall’analogico al digitale, al 2012, termine ultimo deciso dall’Unione europea. Che cosa avverrà in questo lungo periodo di transizione? Quello che noi immaginiamo è un’offerta generalista, quindi Rai, Mediaset, La7, Mtv, i canali free, cioè che non sono a pagamento, continueranno sulla strada dell’offerta popolare, ovviamente variegata e avranno, come ricordava Costanzo, una fetta predominante di ascolto. Oggi, l’offerta generalista free, cioè Rai, Mediaset e gli altri canali principali, hanno un ascolto medio dell’85 per cento, rispetto a un 6 per cento di Sky e, ovviamente, a un 10 per cento di altre televisioni. Successivamente, in questi anni, l’offerta delle tv a pagamento, di Sky e del digitale, crescerà a discapito anche dell’offerta generalista ma, soprattutto, si tematizzerà e da questo punto di vista sarà sempre più rivolta ai bisogni specifici dello spettatore. Quindi, avremo un’offerta generalista per tutti e un’offerta sempre più tematica, sempre più vicina ai bisogni del pubblico per le necessità specifiche. Emilio Carelli. Che cosa ne pensa di programmi crossmediali, cioè di trasmissioni, come per esempio “Il Comunicattivo”, che utilizzano vari media, come radio, tv, Internet e carta stampata. La crossmedialità aumenta l’efficacia e l’autorevolezza del messaggio? L’altra grande novità che introduce il digitale, a mio parere, è che la televisione, gradualmente, non sarà più solo visibile sull’apparecchio televisivo. La televisione, già da ora, è visibile sui telefonini, sui videofonini di nuova generazione, su Internet, dove con la banda larga è sempre più possibile vedere prodotti video. Tanti canali tv sono già sbarcati su Internet. Ci sarà la Ip television, cioè l’Internet protocol television, che permetterà di vedere ancora più televisione di grande qualità anche attraverso Internet. Quindi, l’altra grande novità è proprio questa, la convergenza multimediale del messaggio televisivo, che è sempre audio e video, che non sarà più solo visibile sull’apparecchio nel salotto di casa, ma ce la porteremo appresso, in ufficio, sul computer, in auto, alla stazione, all’aeroporto, sul telefonino. Giancarlo Leone. Lei in Rai ha anche la delega sul palinsesto, il marketing, la fiction e diritti sportivi, quindi è in contatto continuo con la creatività. Ma si può ancora parlare di creatività in Italia, visto che acquistiamo sempre più programmi dall’estero? La creatività è a rischio da parecchi anni. La televisione sarà sempre più crossmediale, prenderà sempre di più il nostro tempo. Ma, ahimé, per fornire tutti questi contenuti manca il tempo e la mancanza di tempo va a discapito della qualità e della creatività. Allora, il vero problema che oggi ha la televisione, salvo l’informazione che ha suoi tempi specifici, è proprio la difficoltà di approfondire, di lavorare a lungo sui programmi perché la creatività e l’autorialità escano molto. Allora, il vero nemico della televisione è il tempo. Se la televisione riuscirà a riappropriarsi del tempo per poter produrre e ritrovare creatività sarà vincente, altrimenti saranno dolori. Emilio Carelli. Sono un fautore del genere infotainment, cioè fare informazione e cultura utilizzando un linguaggio chiaro, ironico e creativo per coinvolgere tutti verso argomenti spesso ostici. Però in Italia l’infotainment è poco praticato. È perché nel nostro Paese abbiamo ottimi giornalisti che però si prendono troppo sul serio per trasformarsi in anchormen? Questa potrebbe essere una piacevole provocazione. Penso che l’infotainment avrà sempre più successo ed è un genere che sta andando molto forte. Però, bisogna salvaguardare anche proprio l’informazione, quella che io chiamo seria, l’informazione vera, l’informazione delle breaking news, l’informazione della notizia dell’ultima ora che arriva, importante, che va cavalcata, che va trattata però non sottoforma di infotainment, ma nella maniera più classica possibile, se è permesso usare questo termine. Per cui, collegandoci con il luogo dove è avvenuta la notizia, cercando di approfondirla con gli esperti, con chi conosce quella notizia, cercando di avere le testimonianza di chi ha vissuto in primo luogo quella notizia. Credo che anche questo filone del giornalismo televisivo classico, un po’ anglosassone, sicuramente continuerà a esistere e a resistere perché la gente vuole anche questo tipo di informazione. Giancarlo Leone. Lei è anche amministratore delegato di Rai Cinema. Quali novità per il cinema made in Rai? Le novità, quelle recenti di cui si è sentito anche molto parlare dai giornali, sono alcuni film che abbiamo presentato a Venezia, con molto successo. “La stella che non c’è” di Gianni Amelio, interpretato splendidamente da Sergio Castellitto e “Nuovo mondo”, il film di Crialese che racconta la vera odissea degli immigrati in America. Due grandi film. Ma ce ne sono altri. Abbiamo da Bellocchio ad Avati fino a Marco Tullio Giordana, tutti gli autori ai quali noi ci affianchiamo. Il cinema italiano sta finalmente vivendo un bellissimo periodo di ripresa così come il cinema di qualità. Avremo anche, tra pochi mesi, il sequel di una commedia che ha avuto molto successo, “Notte prima degli esami”. C’è una bella vitalità. In questo senso la creatività che era in crisi per la televisione è, viceversa, in grande ripresa sul cinema. Speriamo che il cinema possa contaminare la televisione. Emilio Carelli, come vede il futuro del mercato televisivo? Lo vedo sempre più ricco di opportunità, sia di crescita per gli attuali protagonisti, cioè per le attuali piattaforme, sia per tanti giovani. Sky ha dato tante possibilità sia dal punto di vista dell’informazione, sia dal punto di vista dei nuovi canali televisivi, come quelli di Fox, di sperimentare e dare l’opportunità a tanti giovani, che magari sono tagliati fuori dai canali ufficiali di Rai e Mediaset, di entrare, lavorare e trovare nuovi sbocchi dal punto di vista anche professionale. . |
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