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Notiziario Marketpress di
Martedì 09 Dicembre 2008 |
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PRIMA ASSOLUTA AL TEATRO STREHLER VENERDÌ 12 DICEMBRE 2008 NELL’AMBITO DELLA RASSEGNA MILANO PER GIORGIO GABER . “IO QUELLA VOLTA LÌ AVEVO 25 ANNI”, INEDITO DI GABER-LUPORINI CLAUDIO BISIO RACCONTA SEI DECENNI DI STORIA D’ITALIA
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Milano, 9 dicembre 2008 - Serata speciale, venerdì 12 dicembre, al Piccolo Teatro Strehler: nell’ambito della rassegna Milano per Giorgio Gaber 2008 Claudio Bisio presenta Io quella volta lì avevo 25 anni, testo inedito di Giorgio Gaber e Sandro Luporini scritto fra il 1999 e il 2000. Prima assoluta nazionale, la lettura scenica diretta da Giorgio Gallione e promossa dalla Fondazione Giorgio Gaber e dal Teatro dell’Archivolto, sarà in replica sabato 13 dicembre al Teatro dell’Archivolto di Genova. Inizialmente pensato per la stagione 2000/2001, Io quella volta lì avevo 25 anni avrebbe significato un ritorno, dopo nove anni di Teatro Canzone, alla forma del Teatro d’Evocazione inaugurata a metà degli anni ´80 con Parlami d´amore Mariù. Un teatro nel quale gli autori riprendevano l´indagine sui sentimenti che si era interrotta nel ´93 con Il Dio Bambino. Per questo testo Gaber aveva pensato anche ad una rappresentazione radiofonica, progetto che però rimase incompiuto. Come nella migliore tradizione del ‘Teatro d’Evocazione’, anche questo testo prevede un unico attore narrante sulla scena. Il protagonista, già avanti negli anni, racconta storie di un passato immaginario che vanno dal dopoguerra a oggi. Sei racconti - in cui l’attore si immagina perennemente venticinquenne - ciascuno riferito a un decennio del secolo scorso a partire dagli anni ’40. Scorre così davanti ai nostri occhi una storia a stazioni che si arresta al 2000 e già dai titoli dei diversi capitoli - ‘Bella Ciao’ (anni ‘40), ‘Garden Manila’ (anni ’50), ‘Attento al tram’ (anni ’60), ‘Il filosofo’ (anni ’70), ‘L’amico’ (anni ’80), ‘Il creativo’ (anni ’90) - racconta una personale, dolorosa e sarcastica storia d’Italia, reinterpretata dal talento acre e umanissimo di Gaber e Luporini e narrata da un Signor G qualunque in perenne, precario equilibrio tra speranza e disillusione. “Non è per stravaganza, né per giovanilismo - scrivevano gli autori - che l’attore dichiara di avere in ogni epoca sempre venticinque anni. Questa scelta ha un duplice scopo. Innanzi tutto offre la possibilità di dar vita ad un individuo sempre nel pieno delle sue facoltà di fronte ai cambiamenti della nostra storia. Inoltre all’attore piace immaginare sé stesso e i suoi comportamenti proprio come se queste storie le avesse realmente vissute a quell’età”. Spiega Claudio Bisio: “Gaber immaginava di intervallare i sei monologhi con canzoni e così faremo. Tra queste, a epilogo, Bella gente, che mi è sembrata perfetta, quasi il riassunto dello spettacolo”. Www. Piccoloteatro. Org . |
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