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Notiziario Marketpress di Giovedì 11 Dicembre 2008
 
   
  FVG, STRATEGIE DI LOTTA CONTRO IL FUMO

 
   
  Trieste, 11 dicembre 2008 - In Friuli Venezia Giulia i fumatori sono un terzo dell´intera popolazione compresa tra i 18 e i 69 anni. Ma se questo è il dato medio, assolutamente notevoli sono le differenze se si esaminano le diverse fasce d´età. Fuma infatti quasi la metà dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni: per l´esattezza il 47%, senza peraltro eccessive distinzioni tra uomini e donne. Mentre con il passare degli anni si tende a fumare di meno: è infatti un quarto delle persone più anziane ad avere l´abitudine alla sigaretta. Questi dati sono emersi a Trieste (sede del Centro di fisica), nel convegno "Tabagismo: applicazione regionale dei programmi nazionali di prevenzione, cura e controllo", in cui si sono confrontati esperti dell´Agenzia regionale della Sanità, delle sei Aziende per i servizi sanitari, del Ministero competente e delle Regioni Veneto ed Emilia Romagna. La giornata di studio è servita in particolare per riflettere sulle migliori strategie da adottare per "guadagnare salute", ovvero sensibilizzare la cittadinanza al fine di modificare comportamenti inadeguati, evitando stili di vita che possono risultare particolarmente dannosi, fino a condurre troppo spesso alla morte. Come ha ricordato infatti Riccardo Tominz, coordinatore del tavolo regionale sul tabagismo, è attribuibile al fumo attivo il 14% di tutti i decessi che si registrano in un anno in regione (1939 nel 2007, su un totale di 13. 301). Una percentuale giudicata "enorme", che trascina con sé costi sociali elevatissimi, ma che sale addirittura al 22% nelle persone tra i 35 e i 64 anni: 334 morti, sempre nel 2007, in un´età in cui le prospettive di vita dovrebbero essere ben diverse. Da qui la necessità di rafforzare le iniziative di contrasto lungo tre diverse direttrici, peraltro chiaramente indicate a livello internazionale e nazionale. In primo luogo l´educazione alla salute, e quindi la prevenzione, che significa tentare di fare in modo che i più giovani non inizino a fumare; conforta in proposito il fatto che tra i ragazzi che fanno sport la percentuale dei fumatori si dimezza. Quindi dissuefazione, ovvero far conoscere modalità efficaci per smettere di fumare. Infine sorveglianza, per evitare che chi non fuma non sia passivamente esposto a quello di altre persone. Elemento, questo, che continua a dare una certa preoccupazione, in quanto da un sondaggio, illustrato oggi, è emerso come il rispetto del divieto, specie nei luoghi di lavoro, non sia poi così assoluto. Pertanto, con il 2009, anche alla luce di quanto indicato nelle linee di gestione della sanità regionale, le aziende sanitarie accentueranno le proprie azioni di educazione e sensibilizzazione, a tutti i livelli, e che già stanno dando risultati interessanti, ad esempio grazie al coinvolgimento, dei medici di famiglia e dei farmacisti, e con progetti integrati con la scuola e gli enti locali. Inoltre nel confronto odierno è stato espresso l´auspicio che ogni azienda attivi, come già è avvenuto a Trieste, un centro interdipartimentale per la prevenzione e la cura del tabagismo, e si doti (o potenzi se già presente) di un "centro antifumo", con un equipe multiprofessionale, costituita in particolare da un medico delle dipendenze e da uno psicologo psicoterapeuta. E´ infatti attraverso il lavoro di un team adeguatamente preparato che un fumatore può essere indotto a smettere. Al contrario "purtroppo quasi tutti quelli che tentano di smettere ci provano da soli, senza ricorrere all´aiuto di nessuno, per cui ci ricadono con facilità", ha rilevato Tominz, sottolineando che "il fumo non è un semplice vizio, ma un´autentica dipendenza, come quella dall´alcol o dalle droghe. E come tale va trattata, in maniera farmacologica, o con trattamenti di gruppo od individuali". Necessario, infine, che competenze ed esperienze maturate nelle diverse aziende siano messe "in rete", per render possibile il confronto anche con le associazioni del volontariato di settore e le Università. .  
   
 

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