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Notiziario Marketpress di Martedì 16 Dicembre 2008
 
   
  EFFETTI DEI FARMACI SULLE DONNE: IL PARERE DEL COMITATO PER LA BIOETICA

 
   
   Roma, 16 dicembre 2008 - Effetti collaterali e indesiderati: questa voce nei foglietti inseriti all’interno di ogni medicinale – i cosiddetti ”bugiardini” – riporta quali possono essere le reazioni collaterali all´assunzione di un farmaco. Ma su quali soggetti si studiano gli effetti di un medicinale? In altre parole, come procede la sperimentazione della medicina, e dunque l´informazione, sui danni collaterali di un farmaco? Il Comitato nazionale per la Bioetica (Cnb) ha recentemente espresso un parere sulla questione nel documento "La sperimentazione farmacologica sulle donne", in cui si evince che il “campione” di riferimento è sostanzialmente di sesso maschile. Più precisamente, la sperimentazione della medicina ha sviluppato un approccio "neutrale" e "in-differente" rispetto alla differenza sessuale. "Molti ricercatori e medici in taluni capitoli della patologia umana non hanno tenuto adeguatamente in considerazione le differenze tra i sessi per quanto riguarda lo studio della sintomatologia, l´accertamento della diagnosi e l´efficacia dei trattamenti", si legge nella premessa del documento. Cosa vuol dire questo? E’ una cosa che si sa poco e a cui si pensa ancor meno, eppure gli effetti di un medicinale su una donna o su un uomo non sono gli stessi, perché donna e uomo sono diversi. Eppure, a parte i medicinali che curano patologie specificamente femminili (pensate alle patologie del seno, ad esempio), lo studio degli effetti dei medicinali “per tutti” non sono differenziati, se non in misura minima. Vale a dire, gli effetti collaterali e/o indesiderati studiati prima che un farmaco sia messo in vendita dicono poco su cosa è possibile che succeda alle donne. Nel parere del Comitato per la Bioetica si legge che sebbene il consumo dei farmaci da parte delle donne sia in aumento rispetto agli uomini, risulta che "le donne sono maggiormente esposte a possibili reazioni avverse al momento dell´assunzione di farmaci dopo l´immissione in commercio e si riscontra una minore efficacia nell´uso di farmaci, con effetti collaterali e indesiderati più frequenti e più gravi rispetto agli uomini". Il documento analizza le principali ragioni di questa carenza, ne discute le problematiche etiche emergenti e analizza le normative internazionali e nazionali sull’argomento, sottolineando l´aspetto che lega la sperimentazione farmacologica all´età fertile della donna. Le conclusioni del Comitato nazionale per la Bioetica sottolineano la pericolosità di una farmacologia “neutrale” rispetto alle differenze sessuali: “la donna non può essere assimilata all’uomo, come una mera variabile, ma ha una specificità che la sperimentazione è chiamata a tenere in considerazione per promuovere una medicina che riconosca adeguatamente le pari opportunità uomo/donna”. Dunque il Comitato propone di sensibilizzare le autorità sanitarie e di incentivare le aziende farmaceutiche a sostenere la sperimentazione distinta per sesso, anche se poco redditizia. La bassa redditività della sperimentazione "di genere" per le case produttrici di farmaci potrebbe diventare, viceversa, una forma di investimento mirato e con effetti di ampio respiro, dato che sono proprio le donne ad essere le maggiori consumatrici di farmaci. In un contesto culturale in cui l’approccio consapevole alla cura di sé comincia a prendere sempre più le misure al significato autentico di salute, proprio le donne sembrano essere particolarmente sensibili al tema in questione. Di seguito, alcune delle indicazioni espresse dal Comitato nazionale per le Bioetica nel documento: Promuovere la partecipazione ai trials clinici delle donne con un’adeguata informazione sull’importanza sociale della sperimentazione femminile; garantire una maggiore presenza delle donne come sperimentatrici e come componenti dei Comitati etici; sollecitare una formazione sanitaria attenta alla dimensione femminile nell’ambito della sperimentazione farmacologica, oltre che della ricerca e della cura; incrementare una cooperazione internazionale, oltre che nazionale e locale, con attenzione alla condizione femminile nell’ambito della sperimentazione clinica. .  
   
 

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