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Notiziario Marketpress di Giovedì 15 Gennaio 2009
 
   
  SALUTE MENTALE: IL MODELLO TRENTINO IN CINA PRESENTATO IL PROGETTO CHE COINVOLGE LA PROVINCIA E L´APSS

 
   
   Trento, 15 gennaio 2009 – I servizi per la salute mentale sviluppati in Trentino come modello per la Cina, che si avvia a superare la tradizionale impostazione basata unicamente sull´ospedale psichiatrico in favore di strutture territoriali decentrate e aperte all´apporto della società civile: questo in sintesi il significato del progetto avviato dalla Provincia autonoma di Trento-assessorato alla solidarietà internazionale, in collaborazione con l´Azienda provinciale per i servizi sanitari ed alcune realtà dell´associazionismo, assieme all´Istituto universitario di salute mentale di Pechino e al Centro nazionale cinese di salute mentale. Il progetto vedrà la nascita a Pechino, del distretto di Haidian, di un centro di salute mentale e di un day hospital sul modello di quelli presenti a Trento. Sarà aperta anche una "casa del fare assieme", un luogo di ‘forte’ tra utenti, familiari, operatori, cittadini, che aiuterà a superare l´idea che la malattia mentale vada confinata fra le mura di un ospedale (conformemente allo spirito della famosa legge Basaglia del 1978). In Trentino verranno realizate attività di formazione che coinvolgeranno nel 2009 una quarantina di cinesi, fra operatori, utenti e familiari. Il progetto è stato presentato stamani nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato l´assessore provinciale alla solidarietà internazionale e convivenza Lia Beltrami - che ha portato anche i saluti dell´assessore alla sanità Ugo Rossi - il direttore dell’Apss Franco Debiasi, il responsabile del Servizio salute mentale di Trento Renzo De Stefani, il responsabile della Ong (organizzazione non-governativa) "Solidarietà e servizio" Pierluigi Cecchi e per l´associazione di Trento "la Panchina" Roberto Cuni e Claudia Maistrelli, che hanno illustrato la figure degli Ufe (Utenti e e familiari esperti), una delle caratteristiche del modello trentino. Presenti alla conferenza stampa anche alcuni funzionari cinesi con i quali il progetto - dal costo di circa 115. 000 euro, per il 70% di parte provinciale - verrà implementato, nei prossimi mesi. "Il fatto che la Cina abbia manifestato interesse per il modello trentino, basato sull´idea del ´fare assieme´, è una conferma importante della qualità dei servizi che offriamo alle persone che soffronto per una malattia mentale e ai loro familiari - ha detto l´assessore Beltrami - e rappresenta un aiuto ulteriore anche per le nostre situazioni di disagio, invitandole ad aprirsi, a confrontarsi ancora di più con la realtà esterna. " La popolazione che soffre di disagi psichici "gravi" costituisce, nel mondo, l´1% del totale. In Cina si stimano grosso modo 18 milioni di utenti; in Trentino le persone assistite dal centro di salute mentale sono circa 7. 000. Numeri molto diversi, insomma, ma non importa, perché, come spiegato da Pierluigi Cecchi, medico con molti anni di Cina all´attivo, "se i cinesi vedono che una cosa funziona l´adottano senza tante storie. In realtà il modello trentino, comprese alcune sue peculiarità come gli Ufe, è stato accolto con favore in un tempo brevissimo; il progetto è stato messo in peidi in un anno e se funzionerà nel distretto di Haidan verrà esteso a tutta Pechino. L´obiettivo ultimo è che diventi un riferimento per l´intero paese. " Ma - eccellenza a parte - quale è stata la "moilla" che ha spinto le autorità di Pechino ad interessarsi della realtà trentina? Come spiegato dal dottor De Stefani, è stato il viaggio in treno da Venezia a Pechino compiuto nell’agosto 2007 da un gruppo di 208 persone tutte appartenenti al mondo della salute mentale (utenti, familiari, operatori, cittadini attivi), promosso dal movimento "Le Parole ritrovate", nato a Trento 10 anni fa. Nel corso del viaggio vi sono stati incontri ufficiali nelle diverse capitali attraversate, con i rappresentanti della psichiatria di quei paesi. L’incontro svoltosi a Pechino è stato di particolare significato, dando origine ad una fitta serie di incontri e di scambi. Da questi è scaturito il forte interesse cinese a sperimentare un modello come quello trentino, basato su due punti di forza: la centralità territoriale da noi realizzata in termini di risposte a tutte le tipologie di disagio, con una presenza ospedaliera del tutto minoritaria; il coinvolgimento attivo di utenti, familiari e cittadini nei percorsi di cura. Si è quindi arrivati alla sottoscrizione, nel giugno 2007, di un accordo di collaborazione fra Apss e strutture sanitarie cinesi. Il contributo trentino riguarderà essenzialmente la formazione del personale cinese (compresi, come abbiamo detto, anche familiari e utenti dei servizi), il lavoro di sensibilizzazione in loco, insomma l´ "accompagnamento" del progetto, con personale messo a disposizione dell´Azienda sanitaria, in ogni sua fase. Uno dei punti che ha destato maggiore interesse presso le autorità cinesi è quello rappresentato dagli Ufe, utenti e i familiari che, coinvolti nelle varie iniziative del fareassieme, hanno messo ‘radici’ nel Servizio di Trento, venendo progressivamente coinvolti in un numero sempre maggiore di attività solitamente riservate agli operatori. Oggi gli Ufe in Trentino sono una quarantina: sono formalmente riconosciuti dall’Azienda sanitaria di Trento e vengono retribuiti per le loro prestazioni. Le aree in cui sono presenti sono le seguenti: centro salute mentale: prima accoglienza al front office e call center; accompagnamento nelle situazioni di crisi; abitare: presenza amicale notturna e diurna nella struttura residenziale ‘Casa del Sole’ (da 8 anni; durante la notte l´Ufe è il solo soggetto esterno presente nella struttura); accompagnamento nel caso di situazioni abitative difficili; èquipe territoriali: presenza quotidiana; reparto psichiatrico: presenza quotidiana; famiglie: facilitazione nei cicli di incontro. Il primo nucleo di 20 cinesi arriverà a Trento per l´attività di formazione a marzo. .  
   
 

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