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Notiziario Marketpress di Giovedì 21 Settembre 2006
 
   
  "LA COSTRUZIONE EUROPEA: COME UN ROMANZO D´APPENDICE" FESTIVALETTERATURA DI MANTOVA, 8 SETTEMBRE 2006

 
   
   Mantova, 21 settembre 2006 - Nella splendida cornice del Festival della letteratura di Mantova, i direttori delle Rappresentanze in Italia della Commissione europea, Pier Virgilio Dastoli e Roberto Santaniello, si sono confrontati sul tema: "La costruzione europea: come un romanzo d´appendice". Nello stand congiunto Europe Direct e Commissione europea, nella bellissima piazza Canossa, i due direttori hanno dato vita ad un vivace dibattito, stimolati dalle domande di Carlo Corazza, responsabile dell´ufficio stampa della Rappresentanza in Italia. Entrambi i relatori non hanno voluto rinunciare alle metafore letterarie, quasi d´obbligo nel contesto del Festival. Così, lungo il filo conduttore dell´immagine: "Se l´Europa fosse un libro. ", Dastoli ha ricordato il Don Chisciotte, ma soprattutto ha evocato la storia della torre di Babele, offrendo un´interpretazione in chiave ottimistica per descrivere l´attuale fase d´integrazione culturale europea, animata da una crescente moltitudine di linguaggi e dalla volontà di comprendersi senza rinunciare alla propria identità. Roberto Santaniello ha ricordato le tappe più importanti che dal Dopoguerra a oggi hanno segnato il percorso verso l´Europa unita, ma non ci si poteva non soffermare sui risultati referendari in Francia e Olanda. In questo senso il direttore della Rappresentanza a Milano ha citato il Deserto dei Tartari, metafora di un obiettivo simbolico di grande importanza che non si raggiunge mai. Un libro giallo, potrebbe essere, quello dell´Unione europea: "Chi ha ucciso l´Ue?" è stato chiesto ai direttori. "È importante scoprire l´assassino, ma forse alcune responsabilità vanno ricercate anche nelle vittime", ha risposto Dastoli, che pure si è detto contrario all´idea che la vicenda europea possa essere rappresentata dalla letteratura "gialla" e dalla caccia al colpevole. L´atmosfera internazionale che si respirava a Mantova è giunta anche nello stand del dibattito. Tra il pubblico, una signora inglese - che ha tenuto a dire di non ritenere importante la precisazione "inglese" o "britannica" - ha difeso appassionatamente le scelte filo-americane di Tony Blair in politica estera, ricordando ai presenti quanto siano forti le divergenze di vedute tra Uk e Ue e quanto complesso sia il processo di unificazione europeo. Nella sua replica, Dastoli si è richiamato ai fatti: "Con quelle scelte ora il mondo è meno sicuro, dagli attacchi del terrorismo internazionale, mentre gli ultimi avvenimenti in Medioriente testimoniano che la strategia politica, perseguita da un Europa unita, è assai più proficua delle opzioni belliche dei Paesi anglo-sassoni". Il direttore della Rappresentanza in Italia ha dedicato le fasi conclusive della conferenza al ricordo delle figure dei padri dell´Ue, Altiero Spinelli e Jean Monnet. Proprio partendo da una frase apocrifa attribuita a quest´ultimo, ma in realtà di Jack Lang - "Se si dovesse rifare l´Europa bisognerebbe cominciare dalla cultura" -, Dastoli ha poi spiegato una proposta per garantire una maggiore integrazione culturale e non solo economica. Il multiculturalismo che caratterizza, e probabilmente sempre più caratterizzerà la società europea, può essere difeso rinunciando alle pretese di imporre la propria lingua (= cultura) negli incontri ufficiali: occorre che ciascuno parli (e pensi) nella lingua degli altri, non importa quale sia, anglo-sassone, neolatina, slava, ecc. Una sfida, questa, che potrebbe aiutare l´integrazione culturale, dopo l´enfasi posta su quella economica e quella politica. .  
   
 

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