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Notiziario Marketpress di Mercoledì 04 Febbraio 2009
 
   
  PARLAMENTO EUROPEO: DIBATTITO IN AULA SU GUANTANAMO E CIA

 
   
  Strasburgo, 4 febbraio 2009 - Nel corso del dibattito in Aula, tutti si sono rallegrati per la decisione del Presidente Usa, Obama, di chiudere Guantanamo. Opinioni discordanti si sono invece registrate sull´opportunità o meno di accogliere i detenuti in Europa. Alcuni deputati hanno inoltre chiesto di far luce sul ruolo dei governi europei nelle attività della Cia sul territorio dell´Ue. Il Parlamento adotterà una risoluzione su Guantanamo. Dichiarazione della Presidenza - Alexandr Vondra, dopo aver rilevato le reiterate richieste del Parlamento affinché fosse chiuso Guantanamo, ha accolto con favore la decisione in tal senso assunta dal Presidente Obama. Ha quindi ricordato che il Consiglio ha discusso del modo in cui gli Stati membri possono offrire la loro assistenza agli Usa e, in particolare, della possibilità di accogliere ex detenuti di Guantanamo. Pur concordando sull´opportunità di giungere a una risposta politica comune, ha spiegato, l´eventuale azione europea coordinata solleva una serie di questioni politiche, legali e di sicurezza che richiedono un ulteriore esame e il coinvolgimento dei Ministri Ue della giustizia. Ha quindi assicurato che la Presidenza seguirà da vicino la questione, tenendo informato il Parlamento degli sviluppi. Apprezzando poi gli altri provvedimenti assunti da Obama, come lo stop degli interrogatori "rafforzati", il Ministro ha rilevato che consente un ulteriore rafforzamento della cooperazione tra l´Ue e gli Usa. Riguardo all´attività della Cia in Europa, ha sottolineato che il Consiglio «ha sempre reiterato il suo impegno a combattere il terrorismo ricorrendo a tutti i mezzi legali, poiché questo è una minaccia al nostro sistema di valori fondati sullo Stato di diritto». Ricordando che l´esistenza di prigioni segrete è contraria al diritto internazionale, ha esortato a concentrarsi sul futuro, piuttosto che sul passato, alla luce della nuova Presidenza Usa. Dichiarazione della Commissione - Jacques Barrot ha dichiarato che la Commissione si compiace dei «chiari mutamenti della politica americana», compresa «la maggior attenzione riservata ai diritti umani, in particolare ai sospettati di atti di terrorismo». L´unione europea aveva reiteratamente chiesto la chiusura di Guantanamo, ha aggiunto, e la posta in gioco «non è unicamente il rispetto del diritto internazionale», poiché le detenzioni senza processo «giocano in favore dei gruppi terroristici alla ricerca di nuovi affiliati». Ha quindi ricordato che, il 26 gennaio i Ministri degli affari esteri hanno discusso di Guantanamo per trovare un´azione concordata a livello Ue, rilevando che la questione di trovare «posti sicuri» per i detenuti sarà esaminata, ma si tratta di un «tema delicato». Fino ad ora, ha comunque osservato, gli Stati Uniti non hanno inviato richieste formali agli Stati membri per accogliere i detenuti. Il 26 febbraio il Consiglio giustizia e affari interni cercherà di trovare un approccio concertato a livello Ue ma, ha sottolineato, spetterà agli Stati membri prendere decisioni, caso per caso. Passando poi alla questione delle consegne da parte della Cia, Barrot ha evidenziato la necessità di sconfiggere il terrorismo rispettando i diritti umani, di stabilire la verità e, infine, di prevenire qualsiasi possibilità che tali atti si ripetano. Ha quindi ricordato di aver richiesto informazioni ad alcuni Stati membri, tra i quali la Polonia e la Romania, ma la responsabilità di condurre indagini compete essenzialmente alle autorità nazionali e non all´Ue. Interventi in nome dei gruppi politici - Hartmut Nassauer (Ppe/de, De) ha riconosciuto che «motivi di umanità» nei confronti di persone che sono state torturate, e che «hanno diritto alla nostra compassione», potrebbero giustificare l´accoglienza dei detenuti di Guantanamo in Europa. Tuttavia, ha sottolineato che occorre prendere in considerazione il fatto che molti di questi detenuti sono o sono stati terroristi e che «noi abbiamo l´obbligo di tutelare i cittadini europei da potenziali terroristi». Martin Schulz (Pse, De) ha risposto all´oratore precedente sottolineando che la sicurezza è stata messa in pericolo accettando che l´Amministrazione Bush agisse come ha fatto. Sarebbe quindi un errore «lasciare solo» il nuovo Presidente Usa che vuole cambiare direzione e ciò sarebbe in contraddizione con il ruolo dell´Ue di diffondere i diritti fondamentali e i suoi valori nel mondo. Guantanamo, ha aggiunto, «è un luogo di tortura e di vergogna, un simbolo che non si può accettare». Ricordando poi che la Carta Ue dei diritti fondamentali sancisce l´inviolabilità della dignità umana, ha sottolineato che tale principio «va garantito anche a coloro che violano i nostri principi». E´ solo così, ha concluso, «che possiamo contribuire alla sicurezza». Graham Watson (Alde/adle, Uk) si è compiaciuto per l´elezione del Presidente Obama e delle decisioni prese riguardo a Guantanamo e alle pratiche utilizzate nella lotta al terrorismo. Rallegrandosi inoltre per l´assicurazione che l´America ha disconosciuto le pratiche «squallide» come quella delle consegne straordinarie, ha ricordato che l´Europa non può restarne fuori, in quanto troppi Stati membri ne erano complici. L´atteggiamento individualista del 43° Presidente degli Stati Uniti, ha aggiunto, «ha portato ad un fallimento». Sui prigionieri di Guantanamo ha rilevato la necessità di una posizione coordinata a livello europeo, sottolineando che l´Europa sbaglierebbe a negare l´eventuale richiesta di aiuto americana. Konrad SzymaŃski (Uen, Pl), rilevando che un detenuto rilasciato su nove «è tornato a fare il terrorista», ha affermato che occorre «tirar fuori i nostri cittadini», isolare quelli pericolosi e riformare la Convenzione di Ginevra. Kathalijne Buitenweg (Verdi/ale, Nl) ha apprezzato gli sforzi profusi per avere una risposta congiunta ed ha sottolineato che ci sono altrei carceri, come quelli in Afghanistan, che dovrebbero essere chiuse. In merito alle attività della Cia in Europa, ha sostenuto che «non si devono chiudere gli occhi sul passato» per il solo fatto che è cambiato il Presidente Usa. Gabriele Zimmer (Gue/ngl, De) ha sottolineato che per anni sono stati negati i diritti fondamentali e che ora si cerca di ripristinarli, ma l´Europa esita. Occorre invece che parli con voce univoca e che Guantanamo «serva da trampolino per altre azioni». Nils Lundgren (Ind/dem, Se), lodando Obama per le sue inziative, ha sostenuto che i detenuti non condannati hanno il diritto di non rimanere negli Usa, ma l´Ue non è obbligata ad accoglierli. Interventi dei deputati italiani - Per Claudio Fava (Pse, It), chiudendo Guantanamo «si permette di correggere un vulnus che ha mortificato il diritto internazionale e che soprattutto non è servito alla lotta contro il terrorismo». Ha però aggiunto che, oggi, «non basta cogliere con favore la scelta di Obama» poiché è anche «il tempo delle responsabilità . Che chiamano in causa anche l´Europa e gli Stati membri». Guantanamo, ha spiegato, «è anche il frutto del silenzio dell´Europa ed è la collaborazione di molti nostri governi con il sistema delle renditions». In questi anni, ha aggiunto, «è accaduto che, da una parte, i nostri governi dicevano che Guantanamo andava chiuso e, dall´altra, spedivano laggiù i funzionari di polizia a interrogare i detenuti». Si tratta, ha insistito, «di responsabilità negate quando questo Parlamento ha indagato, ma che sono state ammesse e accertate negli ultimi due anni». In proposito, ha citato le scuse di Blair per i voli Cia, le prove emerse sui sorvoli della Spagna e le ammissioni del governo portoghese sul fatto che il governo dell´allora Primo Ministro Barroso «sapeva e ha messo a disposizione aeroporti e cielo del Portogallo per voli illegali della Cia». Si è quindi chiesto «e il diritto dei cittadini a sapere?». Ha quindi osservato che in questi anni «abbiamo manifestato molta buona volontà e molta ipocrisia, anche nelle parole mancate da parte del Consiglio». Il Parlamento, ha quindi ricordato, «due anni fa ha rivolto 46 raccomandazioni al Consiglio: ci saremmo aspettati che di queste raccomandazioni almeno qualcuna venisse presa nel dovuto esame». Jas Gawronski (Ppe/de, It) si è rallegrato che la risoluzione riconosca l´opportunità per i paesi europei di accettare i prigionieri di Guantanamo, dicendosi d´accordo con i presidenti Schulz e Watson. Osservando poi che nella risoluzione si parla di importanti cambiamenti nella politica americana rispetto alle leggi umanitarie, ha sottolineato di vedere anch´egli «qualche cambiamento, certo di tono, ma anche molta continuità con la politica dell´"odiato" Bush, visto che Obama non ha abbandonato il programma di extraordinary renditions e delle prigioni della Cia in territorio straniero», ponendo ciò all´attenzione della Presidenza ceca «che sembra avere un´idea diversa». In proposito, ha affermato che «gli entusiasti di Obama» potrebbero «presto soffrire qualche delusione». «La propaganda antiamericana, già così attiva nella commissione Cia di due anni fa - ha proseguito - ritorna nell´interrogazione orale sui voli della Cia in Europa». Al riguardo ha evidenziato che in un considerando si denuncia l´esistenza di una struttura segreta della Cia in Polonia. Cosa che, a suo parere, «non dovrebbe scandalizzare», poiché «sarebbe semmai strano il contrario». Ha quindi concluso sostenendo che ai firmatari dell´interrogazione desse fastidio il fatto che tale struttura fosse segreta: «vorrebbero sempre che i servizi segreti agissero senza segretezza, all´aperto, e che gli aerei della Cia portassero "Cia" scritto sulle ali come fosse British Airways o Air France». A suo parere però, «saranno delusi: neanche Obama arriverà a questo». Per Marco Cappato (Alde/adle, It) «gli Stati Uniti hanno creato il problema Guantanamo, un Presidente degli Stati Uniti si prepara a risolverlo, dobbiamo sapere se l´Unione europea avrà una qualsiasi forza e capacità di giocare un ruolo». A suo parere, infatti, «l´Unione europea deve collaborare, i nostri Stati membri devono accogliere i prigionieri, come i prigionieri uiguri ad esempio, senza sottostare alle pressioni della Cina». «Se non facciamo questo», ha ammonito, «rischiamo di essere irrilevanti anche nella fase della chiusura di Guantanamo». Ha poi aggiunto che ciò «può essere l´inizio di un nuovo lavoro per l´emersione della verità, delle responsabilità dei nostri governi nazionali – il governo portoghese, per esempio, quando era presidente Barroso – rispetto al fatto che sia stata lasciata cadere la proposta di esilio a Saddam Hussein, proposta che era l´unica alternativa alla guerra e che i nostri governi, insieme a quello degli Stati Uniti, hanno lasciato cadere». .  
   
 

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