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Notiziario Marketpress di Lunedì 16 Febbraio 2009
 
   
  PRESENTATO PROGETTO "UMBRIA STEMI" PER INTERVENTO-CURA INFARTO

 
   
  Perugia, 16 febbraio 2009 - Migliorare la qualità dell’assistenza ai pazienti colpiti da infarto acuto del miocardio è l’obiettivo del Progetto “Umbria-stemi” (St-elevation Myocardial Infarction) i cui risultati sono stati presentati, il 13 frebbraio, nel corso di un convegno a Perugia. Per 18 mesi consecutivi (dal 14 ottobre 2006 ed al 14 aprile 2008) è stato monitorato nell’ambito del progetto il percorso clinico, il tipo di trattamento e l’esito degli infarti registrati in Umbria, seguendoli dal momento della chiamata al 118 o dall’arrivo in Pronto Soccorso, fino alla dimissione ospedaliera. Il progetto, che si è avvalso del Patrocinio dell’Assessorato regionale alla sanità e dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, ha consentito di costruire il primo Registro in Italia basato su una nuova metodologia. Esperienze simili (condotte in Veneto, Piemonte e Sardegna) avevano infatti analizzato i pazienti per periodi molto più brevi (3-6 mesi), limitando l’analisi ai ricoveri nei reparti di cardiologia. I pazienti inclusi nel Registro umbro sono stati 868, di cui 263 donne, con una risultante incidenza di infarto nella popolazione pari a 681 casi per milione di abitanti all’anno. Seicentottantasei pazienti sul totale sono stati sottoposti a “riperfusione coronaria” in acuto (256 mediante farmaci fibrinolitici e 430 mediante angioplastica), con un tempo medio di attesa tra l’inizio dei sintomi di infarto e l’arrivo del 118 a domicilio del paziente di 110 minuti. L’intervallo medio tra il primo contatto del paziente con un medico e la riapertura dell’arteria coronaria (primo gonfiaggio del pallone) è stato di 156 minuti. L’infarto acuto del cuore dovuto ad occlusione improvvisa e completa di un’arteria coronarica – è stato ricordato durante il convegno - colpisce in Italia circa 200 mila persone l’anno e solo una persona su due ha la fortuna di arrivare in ospedale (gli altri muoiono prima o hanno un infarto ‘asintomatico’). Per quelli che giungono in ospedale è fondamentale riaprire (‘ricanalizzare’) l’arteria coronaria nel minor tempo possibile così da limitare al massimo i danni al muscolo cardiaco. Per questo – è stato sottolineato – c’è stata una collaborazione in rete, 24 ore su 24, tra i vari operatori coinvolti: Ospedali della rete dell’emergenza e non, e in particolare i medici del Servizio 118, i medici di guardia nelle varie Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (Utic) e i medici dei Servizi di Emodinamica. Una lavoro in sincronia – è stato detto – per ridurre i tempi tra l’inizio dei sintomi d’infarto e la riapertura dell’arteria ostruita meccanicamente (attraverso angioplastica coronaria) e/o con l’utilizzo di farmaci fibrinolitici in grado di sciogliere i trombi. “Il Progetto Umbria-stemi – ha detto Claudio Cavallini, Direttore della Struttura Complessa di Cardiologia dell’Ospedale S. Maria della Misericordia di Perugia e coordinatore del Progetto - è un mezzo formidabile per aumentare le nostre conoscenze e per migliorare la qualità dell’assistenza di questi pazienti nell’immediato futuro. L’analisi accurata dei dati – ha proseguito ci permetterà di capire dove, e in che modo, possiamo migliorare per accorciare ulteriormente i tempi tra l’inizio dei sintomi e la riapertura dell’arteria occlusa”. “I risultati del progetto – ha affermato Paolo Di Loreto, Direttore della Direzione Regionale Sanità e Servizi Sociali della Regione Umbria – testimoniano la relazione tra buona sanità e ricerca clinica finalizzata e sono ora oggetto di approfondimento scientifico all’interno della comunità medica. La loro valutazione sarà anche utile ai fini delle implicazioni operative in ambito di pianificazione sanitaria”. .  
   
 

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