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Notiziario Marketpress di Mercoledì 18 Febbraio 2009
 
   
  L’INVESTMENT BANKING: UN’INDUSTRIA ANCORA UTILE MA GLI ISTITUTI DOVRANNO DIMOSTRARE DI MIRARE ALL’INDIVIDUAZIONE E SOLUZIONE DI REALI NECESSITÀ DELLE IMPRESE

 
   
  Milano, 18 febbraio 2009 - I prodotti e i servizi offerti dall’investment banking alle imprese sono ancora utili in questo momento caratterizzato da recessione dell’economia reale, volatilità dei mercati dei capitali, instabilità dei sistemi finanziari e fragilità sistemica delle banche di tutto il mondo? A rendere più interessante l’interrogativo è una certa tendenza riscontrata ultimamente a esprimere perplessità sull’investment banking, a motivo di alcuni recenti avvenimenti verificatisi nel settore degli intermediari finanziari, che hanno avuto come epicentro il fallimento della storica banca d’affari Lehman Brothers, ma includono anche il precedente fallimento di Bear Sterns e la crisi di Société Générale, nonché le operazioni di concentrazione societaria di altre grandi investment bank di stampo anglosassone che per decenni hanno dominato questo ramo dell’attività di intermediazione finanziaria. Recentemente, poi, con l’assoggettamento di Morgan Stanley e Goldman Sachs alla disciplina di vigilanza prevista per le commercial bank, c’è stato chi ha decretato la morte dell’investment banking. Ma è proprio così? Sono finiti l’utilità e il valore che questo mondo può procurare alle imprese? Vale forse la pena cominciare facendo chiarezza su cosa sia il settore dell’investment banking. Col termine si fa solitamente riferimento a un insieme di prodotti e servizi finalizzati al soddisfacimento di un’ampia gamma di esigenze finanziarie complesse, diverse rispetto alle ordinarie esigenze di finanziamento strumentali allo svolgimento dell’attività operativa delle imprese. La necessità di intraprendere sentieri di crescita caratterizzati da accentuata discontinuità rispetto al passato, l’accesso al mercato dei capitali, la gestione del ricambio generazionale, l’ottimizzazione della struttura del passivo, la riconfigurazione del core business, l’adozione di un piano di ristrutturazione dell’assetto proprietario o l’apertura del capitale a investitori finanziari, sono tutti esempi di bisogni cui l’area dei servizi di investment banking può offrire soluzioni concrete. Tali servizi servono a soddisfare bisogni espressi, seppur con intensità diversa e declinazione diversa, da tutte le imprese, a prescindere dalla forma giuridica, dalla dimensione, dal settore di attività economica, dalla fase attraversata del ciclo di sviluppo, dall’assetto proprietario o dal modello di governance. Alla complessità dei bisogni soddisfatti, peraltro, corrisponde una altrettanto elevata complessità delle soluzioni prospettate dagli intermediari, in termini di know how, processi produttivi, profili tecnico-contrattuali e modelli di economicità. Per tale ragione è ormai acquisito il fatto che il modo più razionale per accostarsi al settore dei servizi di investment banking sia costituito dal riferimento a un approccio disaggregato, tale da prendere separatamente in considerazione le sue diverse aree di business (capital markets, corporate finance, merchant banking, project finance, asset management, risk management). Aree di business che non necessariamente devono o possono trovare un’efficace realizzazione nell’ambito di un singolo intermediario finanziario. Insomma, l’investment banking non è un modello di business, o un archetipo strategico o un assetto strutturale-organizzativo, bensì un’industria la cui ragion d’essere consiste nel servire i bisogni della clientela corporate e che, come tale, è fondamentale ai fini dello sviluppo di interi sistemi imprenditoriali e realtà socio-economiche. C’è da chiedersi, semmai, quanto molte banche e investment bank si siano poste negli ultimi anni di fronte alle imprese clienti con l’appena richiamato spirito di servizio, o quanto alcuni prodotti finanziari commercializzati siano veramente stati confezionati ed erogati a valle di una corretta e trasparente interazione, finalizzata in primo luogo alla individuazione e risoluzione di importanti ed effettivi bisogni delle imprese. Se così non è stato, significa che simili istituzioni, per quanto comunemente definite e riconosciute come investment bank, già da tempo hanno abdicato alla loro missione. .  
   
 

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